Software AG e il valore dell’integrazione dei dati

Software AG e il valore dell’integrazione dei dati
Francesco Paladini, country manager di Software AG Italia

Soluzioni low-code e un ecosistema di oltre 400 partner aiutano i clienti del provider tedesco a innovare i processi partendo dal tassello fondamentale della data integration

Un obiettivo cardine per i provider tecnologici software è oggi quello di offrire soluzioni che permettano di trasformare i dati in valore. Il che non è semplice da realizzare, soprattutto quando le imprese generano dati eterogenei di ogni tipo, racchiusi nei silos delle applicazioni che li producono e non correlati tra di loro, per cui privi di quella “intelligenza” di fondo che li rende traducibili in valore concreto.

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Software AG si colloca tra le imprese del settore tecnologico più impegnate nella ricerca di soluzioni che massimizzano il valore reale che si nasconde dietro il dato “grezzo”, quello che si ottiene dal campo, dalle macchine industriali, dai sensori, dalle infrastrutture presenti in fabbrica, il cosiddetto IIoT. «Una mole di dati non strutturati in input che possono essere normalizzati, elaborati da soluzioni di data analytics e convertiti in valore affinché il management possa attuare una trasformazione dei modelli di business aziendali» – afferma Francesco Paladini, country manager di Software AG Italia.

PARTNER COMMUNITY AL SERVIZIO DEL CLIENTE

La società, fondata nel 1969 con sede in Germania, collabora attualmente con oltre 400 partner a livello mondiale che insieme formano una vera community di sviluppatori al servizio di aziende di tutti i settori. «L’idea è quella di offrire un servizio a 360 gradi che permetta al nostro cliente di affidarsi a un unico interlocutore per mettere in campo un progetto anche quando questo necessita di incrociare informazioni differenti che ricadono in ambiti diversi, dal tecnologico al legal» – sottolinea Enrico Manzoni, partner account manager di Software AG Italia. «Accompagnare un’azienda in un percorso di customer experience, ad esempio, significa inserirla all’interno di un circolo virtuoso che la porti a conoscere e comprendere i dati che crea, sapere quali e come di essi gestisce e quali informazioni servono nei processi, a loro volta sconosciuti e spesso slegati».

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Non di rado, le aziende si affidano a provider diversi per gestire singole attività. Uno scenario che crea colli di bottiglia e ostacola la visione olistica del business journey. «L’integrazione è un abilitatore di innovazione perché consente di semplificare la messa in opera di un progetto senza tralasciare alcun aspetto legato all’organizzazione aziendale» – continua Paladini. «Per questo motivo, quando forniamo a un cliente una soluzione per un aspetto specifico diventa interessante per lui proseguire con tutto il resto, così da risolvere le necessità contingenti ma anche anticipare quelle future».

Enrico Manzoni, partner account manager di Software AG Italia

UN VADEMECUM PER L’INNOVAZIONE

Con la pandemia, l’innovazione tecnologica è diventata ancora più importante per le aziende di tutti i settori. La vera innovazione però non va d’accordo con una precipitosa corsa alla digitalizzazione. È possibile individuare un vademecum delle cose corrette da fare? Secondo Paladini sì. «Il primo passo per noi è think big e in sostanza significa che, prima di pensare alle soluzioni da adottare, il management deve mettere a fuoco l’obiettivo finale e il tipo di trasformazione da attuare. Poi viene start small, ossia cominciare da un numero contenuto di casi per poter capire anche gli errori da evitare. Infine, c’è grow fast, perché compiuti correttamente i primi due passi il progetto può crescere velocemente. Nel mezzo di tutto questo, però, fa capolino un punto chiave: se i decisori non hanno le idee chiare non c’è tecnologia che possa portare vera innovazione nei processi e beneficio per il business».

L’adozione di soluzioni low-code e no-code permette di approcciare velocemente il cambiamento. «La pandemia ci ha dimostrato che la trasformazione è possibile e necessaria per svecchiare metodi e modelli e avere una visione più ampia del business» – aggiunge Manzoni. «Un ecosistema ben organizzato di partner permette al cliente di avere a disposizione l’intera gamma delle tecnologie in ogni momento, con le competenze necessarie per sfruttarle al meglio». Tutto questo mentre i fondi del PNRR danno grande rilevanza all’innovazione tecnologica. «Con l’aiuto dell’Unione Europea, le opportunità si ampliano per tutte le aziende e anche per la Pubblica amministrazione, che possono utilizzare al meglio la tecnologia per puntare al futuro» – conclude Manzoni.

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