Intesa, il futuro dell’identità digitale tra wallet e metaverso

Intesa e Kaleyra stringono una partnership per offrire una “Omnichannel Sales Assistance Platform”
Giuseppe Mariani direttore generale di Intesa

Norme e tecnologie vanno di pari passo quando l’obiettivo è semplificare la vita a cittadini e imprese europee

Oramai è un dato di fatto che nell’era del Covid, un ruolo determinante è stato svolto da quelle aziende che forniscono servizi fiduciari, in grado di remotizzare molte delle attività che prima venivano svolte principalmente di persona. Tra queste c’è Intesa, a Kyndryl Company, che circa un anno e mezzo fa nominava Giuseppe Mariani quale nuovo direttore generale. A distanza di diciotto mesi, abbiamo l’occasione di fare il punto sulle strategie dell’azienda, anche in ottica futura. «Il nostro lavoro si è concentrato in questi mesi nel consolidare l’offerta seguendo due filoni, quello normativo e quello tecnologico. Si tratta di due elementi cardine di tutto il panorama europeo, dove vari regolamenti tendono a standardizzare l’attuazione di innovazioni volte a far evolvere i sistemi nazionali, sia pubblici che privati». Il riferimento va, ad esempio, al nuovo regolamento eIDAS, che mira a istituire un quadro unico per un’identità digitale europea, o e-wallet, così da superare l’eterogeneità delle soluzioni in vigore nei singoli paesi.

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«Nel quadro di ciò che sarà la digital identity europea» ci dice Mariani «il nuovo regolamento eIDAS segna il passo su ciò che saranno i servizi fiduciari del futuro, come i wallet digitali che avranno al loro interno tutti i dati ed attributi di un cittadino». Si passa dall’identità “federata”, in stile Spid e CIE, ad una in cui l’utente ritorna al centro, in possesso dei suoi dati, favorendo uno standard comune, lo stesso standard che si sta cercando di tracciare anche con l’integrazione di ulteriori servizi fiduciari all’interno dello stesso regolamento (registri elettronici, archiviazione elettronica e gestione di dispositivi per la creazione remota di firme e sigilli elettronici).

Tutto questo in un momento in cui l’Italia recupera, secondo il rapporto DESI 2022, posizioni nella digital economy europea, salendo al 18esimo posto sui 27 stati membri. Il nostro Paese pecca ancora in alcune aree, come la disponibilità e la formazione di capitale umano e la messa a disposizione di servizi digitali da parte della PA. Oggi ci sono in Italia più di 32 milioni di credenziali Spid e 31 milioni di carte di identità elettroniche: «Per questo, l’impegno di Intesa è anche quello di focalizzarsi su nuovi modelli di digital onboarding che migliorino la user experience». Tra le soluzioni di punta di Intesa troviamo Intesa Sign, per la gestione di transazioni digitali a valore legale, che integrata senza soluzione di continuità con il riconoscimento Spid e CIE consente di avere un processo veloce per riconoscere e firmare. Altra soluzione è poi il Digital Onboarding, una piattaforma sviluppata a micro-servizi che consente di accedere ad una serie di feature per il riconoscimento dell’utente (OCR avanzato con antifrode basato su AI, Liveness e Facematching biometrico, etc…).

In che modo Intesa sviluppa le soluzioni per il mercato? «Puntiamo molto su Intesa Lab, uno spazio, agile come una startup, in cui le competenze presenti permettono di sviluppare idee prima che diventino piattaforme per i clienti. Si tratta di una sorta di incubatore che sperimenta i progetti in fase di pre-lancio». Ma la dinamicità di Intesa è tale da guardare in maniera decisa e concreta verso la nuova era del web: il metaverso. Sebbene la piattaforma sembri più legata all’intrattenimento e al gaming, al suo interno sono molti gli sbocchi per il business, anche se con le dovute precisazioni. «Bisogna pensare a quei mondi come a spazi in cui non esiste ancora un modo per certificare l’identità delle persone. E quindi aziende come la nostra, prestatori di servizi fiduciari, possono svolgere un ruolo definitivo per portare all’interno delle piattaforme modalità innovative di autenticazione e riconoscimento per far evolvere i servizi verso qualcosa di davvero utile, al di là di ogni futuristica previsione».

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