Tutti i dettagli della nuova piattaforma destinata a partner e system integrator. In dirittura d’arrivo le nuove region di Madrid e Berlino
Aperto, multipiattaforma e distribuito. Si muove lungo queste linee di sviluppo il cloud immaginato e costruito da Oracle per supportare aziende e organizzazioni alla ricerca del difficile equilibrio tra strategia cloud, unicità del business, organizzazione e governance tecnologica. Una strategia rilanciata a OCW2022 con una serie di annunci, preludio all’arrivo di nuove tecnologie e servizi sempre di più nell’ottica di portare il cloud “dove serve al cliente” come ha efficacemente sintetizzato Alessandro Ippolito, VP & Country Manager di Oracle Italia. Ambizione declinata lungo tre direttrici principali: «La prima – illustra Andrea Sinopoli, VP & Country Leader Cloud Tech – verso un cloud tecnologico aperto e distribuito. Parliamo di Oracle Cloud Infrastructure (OCI) e di tutta la suite di servizi, più di cento (105), sulle componenti IAAS e PAAS, ribattezzato dal nostro CTO e fondatore Ellison “internet of clouds”».
Cloud distribuito
Due gli annunci principali in tema di distributed cloud. Il primo, Oracle Alloy, una nuova piattaforma indirizzata alla galassia di partner per offrire servizi cloud di ultima generazione. «Di fatto Alloy rappresenta l’impegno di Oracle di realizzare una nuova modalità di servizio, che permetta a service provider, system integrator e terze parti, di poter brandizzare con il loro nome i servizi cloud Oracle» spiega Sinopoli. La possibilità cioè di ideare e pacchettizzare nuovi servizi, fissandone prezzi e condizioni, stabilendo sia i livelli di servizio che le strutture di supporto, documentazione e comunicazione con i clienti compresa. «Un disaccoppiamento totale tra la tecnologia fornita da Oracle cloud e il suo posizionamento sul mercato» spiega Sinopoli. Il nuovo tassello che nei piani di Oracle completa quanto sin qui realizzato sul fronte della disintermediazione e della ricerca di nuove opportunità commerciali. «Alloy renderà più agevole entrare su quei mercati in cui vigono regolamentazioni particolarmente stringenti, oppure dove sono presenti importanti barriere all’ingresso».
Open cloud
La seconda direttrice riguarda il public cloud Oracle. Un’infrastruttura articolata in 40 cloud region sparse in quattro continenti, 12 delle quali interconnesse, più altre nove pianificate. «Una capillarità necessaria sia per indirizzare specifiche esigenze a livello governativo, prevalentemente sul territorio USA, sia per favorire la compliance verso i temi regolatori rigorosi dell’UE, come quella rappresentata dalle prossime aperture di Berlino e Madrid» afferma Sinopoli. In questo scenario OCI ambisce a diventare il cloud per tutti i workload. «Oracle, lo sappiamo, offre una pletora di soluzioni applicative verticali per tutte le industry. In tal senso OCI è il cloud d’elezione per tutte le applicazioni Oracle. Ma non solo. Come ci confermano sia dal livello di adoption da parte dei nostri clienti in continua crescita così come il sempre maggiore affollamento di partner che all’interno di questo ecosistema vogliono iniziare a lavorare con OCI per avere disponibili su server le loro soluzioni applicative».
Multicloud e integrazione
Un percorso sostenuto da massicci investimenti anche sull’integrazione con altri cloud provider. «Già oggi 12 public region sono interconnesse con Azure di Microsoft. Ma l’obiettivo è di ricreare lo stesso modello con AWS. Per fare in modo che i clienti possano beneficiare della miglior tecnologia oggi disponibile sulle piattaforme cloud e al contempo aumentare il livello complessivo di integrazione dei propri sistemi».