Smart city, vantaggi e criticità

Smart city, vantaggi e criticità

Le sfide urbane del futuro saranno affrontate attraverso le tecnologie nate con Industria 4.0, tecnici e politici dovranno interagire per trarne il meglio

A seguito di una serie di innovazioni tecnologiche avvenute nell’ultimo quinquennio sta prendendo sempre più piede, in particolare in Asia, il concetto di “smart city”, cioè una città che ottimizza le risorse e i servizi che fornisce ai cittadini, gestendo in modo efficiente tutti i processi che deve amministrare e minimizzando i consumi e l’impatto ambientale delle sue scelte. Il tema è profondamente sentito anche in ambito UE. La gestione energetica futura dovrà essere molto oculata visti gli odierni costi e l’incremento di domanda portato dalle auto elettriche. Ogni abitazione dovrà, per quanto possibile, produrre energia mediante pannelli solari efficienti e a basso impatto sia realizzativo che di smaltimento. Nelle grandi città, ben pochi possiederanno auto personali, ma ci si affiderà in larghissima parte al car sharing.

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Le tecnologie abilitanti – 5G, IoT, AI e Big Data – pongono tutta una serie di criticità (di safety, security e privacy) di cui tener conto. Facciamo un esempio di smart mobility cittadina: i semafori possono rendersi conto del numero di persone che devono attraversare, dialogando con i cellulari che rilevano nelle vicinanze e fondendo le informazioni delle telecamere di monitoraggio vicine o inserite negli stessi per verificare la presenza di auto in arrivo. Quindi ottimizzano la gestione del traffico modificando di volta in volta tempi e segnalazioni semaforiche, e in futuro dialogheranno anche con le auto intelligenti che comunicheranno alla rete cittadina il loro tragitto in tempo reale.

Quali dati potrà chiedere il semaforo al cellulare? Sarà necessaria un’app, magari su cui autenticarsi, per poter interagire con la rete di mobilità cittadina? Quanto saranno affidabili i dati forniti al semaforo (e alla rete di mobilità cittadina) dai cellulari dei passanti e dalle auto? Per quanto tempo, e in che modo, i dati forniti dagli utenti potranno essere usati (in ottica Big Data) per ottimizzare il traffico e i flussi di persone? Che livello di anonimizzazione sarà richiesto/necessario? L’utente potrà granularizzarlo? Potrà “vendere” i suoi dati a terzi? L’amministrazione pubblica sanzionerà automaticamente i pedoni che passeranno col rosso anche se l’incrocio è vuoto?

Le tecnologie che rendono efficiente la rete cittadina, consentendoci di passare col verde ai semafori e di tracciare il tragitto ottimo, garantiscono allo stesso tempo il massimo grado di sorveglianza se non implementate correttamente. Le sfide vanno gestite e il potenziale di miglioramento è notevolissimo: lampioni intelligenti che monitorano i led e ne indicano la sostituzione prima che si rompano, e che li accendono solo quando si avvicina davvero qualcuno, impianti di irrigazione che non disperdono acqua quando non necessario, telecamere sotto i bus che monitorano lo stato dell’asfalto e segnalano le buche da riparare, droni per verificare ingorghi e fare il monitoraggio in tempo reale di ponti e viadotti. In pratica vivremo in un mondo dove miliardi di oggetti interagiscono con noi e i nostri oggetti intelligenti (cellulari, occhiali a realtà aumentata e una miriade di dispositivi indossabili) con una superficie d’attacco espansa all’ennesima potenza: sta a chi progetterà questi ecosistemi renderli un paradiso o un inferno a seconda delle scelte, anche perché gli investimenti necessari a implementare questa realtà saranno tutt’altro che esigui, ma in ottica di medio o lungo periodo, imprescindibili. Quindi i capitali devono essere usati in modo ottimale. Sorgerà inoltre la necessità di formare i cittadini all’uso di questi servizi e tecnologie perché abbiano un approccio consapevole, sicuro ed efficace, non siano schiacciati dalla complessità, ma possano sfruttare ogni possibilità che sarà loro offerta.

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Lorenzo Ivaldi comitato scientifico CLUSIT