“Quiet Quitting”: questa espressione, ormai un vero e proprio trend nato quest’anno, identifica un fenomeno che vediamo prendere forma in modo più evidente tra le nuove generazioni e intende l’idea di fare un passo indietro sul lavoro, facendo lo stretto indispensabile, in modo da avere un miglior equilibrio nella propria vita privata.
È un argomento che sta suscitando un interessante confronto su LinkedIn, il più grande network professionale al mondo.
Un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata è un aspetto che sappiamo essere sempre più importante per le persone. Recenti dati di LinkedIn hanno rilevato che il 45% dei lavoratori italiani prenderebbe in considerazione una piccola riduzione dello stipendio se il loro lavoro offrisse un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, a dimostrazione dell’enorme importanza che i dipendenti attribuiscono a questo aspetto.
Tuttavia, nell’attuale contesto economico di incertezza, in cui i datori di lavoro sono sempre più cauti nelle assunzioni, il “quiet quitting” o licenziamento silenzioso” potrebbe non essere una mossa prudente, perché svolgere tranquillamente il lavoro di base potrebbe essere percepito in modo diverso dal datore di lavoro.
Il trend del quiet quitting, è in realtà, una soluzione a breve termine e non affronta il problema più grande di trovare il giusto equilibrio tra le priorità nel lavoro e nella vita. E’ importante precisare che i manager che promuovono ambienti di lavoro progressisti sanno che i dipendenti che hanno un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata possono essere più produttivi. Altrimenti il modo migliore per affrontare la questione è avere una conversazione aperta e trasparente con il proprio manager, in modo da stabilire confini chiari e modalità di lavoro migliori.
Di seguito alcuni pratici consigli su come raggiungere meglio questo equilibrio e anche alcuni suggerimenti su come arrivarci:
- Comunicare di più: il quiet quitting può sembrare la risposta più breve, ma la soluzione a lungo termine consiste nel ricercare e rilevare i problemi di base e affrontarli di petto. Anche rivolgersi alla propria rete professionale può essere uno strumento potente e su LinkedIn si possono trovare alcuni esempi di utenti che condividono le proprie esperienze per sostenersi a vicenda nei momenti difficili.
- Cercare di spiegare “perché” ci si sente così: Descrivere esattamente il motivo per cui ci si sente in burnout, con esempi, ed essere onesti potrebbe essere di aiuto nel corso di una conversazione con il proprio manager. La pandemia ha cambiato il modo di lavorare di molte aziende e i datori di lavoro si sono resi conto che non esiste un approccio unico per tutti.
- Stabilire dei limiti al lavoro: Quando le cose si fanno difficili sul posto di lavoro, è importante stabilire dei limiti per raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Su LinkedIn è possibile trovare molti esempi di persone che condividono le loro strategie per raggiungere questo obiettivo, dall’utilizzo della pausa pranzo per fare passeggiate o esercizio fisico fino all’importanza del giardinaggio per la salute mentale. Prendersi questo tempo può mettere in uno stato d’animo migliore e supportare una maggiore produttività e un atteggiamento positivo nei confronti del carico di lavoro.
- Rivalutare il proprio percorso professionale: Sebbene molti datori di lavoro vogliano assicurarsi che i loro team siano felici, con carichi di lavoro gestibili e un buon worklife balance, a volte le cose non funzionano sempre. Se il proprio manager o datore di lavoro non è reattivo e le cose non sono destinate a cambiare, potrebbe essere il momento di cercare un nuovo ruolo in cui sentirsi più valorizzati.