Registro delle opposizioni. Antinomie logiche nella privacy

Registro delle opposizioni. Antinomie logiche nella privacy

Uno spettro si aggira per l’Europa: è il famoso paradosso logico del “comma 22”. I cultori della logica, si sa, sono da sempre appassionati ricercatori di antinomie. Le più famose sono quella “del mentitore” e quella di Russel, ma anche il “comma 22” fa la sua parte.

Nel romanzo di Joseph Heller, intitolato appunto “Catch 22”, si definisce tale paradosso come comma di un regolamento militare attraverso cui l’autore, che era stato effettivamente aviatore, narra le disavventure di un reparto USAF operante in Italia durante la seconda guerra mondiale. Il comma 22 recitava: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”. Ebbene, abbiamo in Italia da 12 anni la rappresentazione plastica di tale paradosso. Nonostante i principi della gestione dei dati personali affermati dalla Commissione Europea con il GDPR 2016/679, volto a rendere l’UE un faro per il rispetto della persona, in Italia esistono ancora aree di “far west”. A chi non capita di essere “molestato” dalle ripetute chiamate telefoniche aggressive? Siamo letteralmente assediati da disturbatori, in possesso dei nostri dati, che se ne infischiano della privacy e si sentono autorizzati a disturbare impunemente a qualunque ora.

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Per arginare il fenomeno, nel lontano 2010, venne istituito, con il DPR 178/2010, il Registro Pubblico delle Opposizioni (RPO) che avrebbe dovuto regolare il marketing telefonico. L’RPO sarebbe stata una grande conquista, se non fosse che al suo interno sembra nascondere proprio il paradosso del “comma 22”. Al tentativo di inserire il proprio numero telefonico, con una procedura a dir poco farraginosa e basata su moduli elettronici che ricordano quelli cartacei, appare il seguente messaggio sibillino: “Ti ricordiamo che il servizio è riservato agli utenti che hanno dato il consenso all’inserimento del proprio numero di telefono negli elenchi telefonici pubblici”. Tradotto: chi a suo tempo (oltre 20 anni fa) non aveva dato il consenso a essere disturbato, ora non può più opporsi! Sono 12 anni che l’RPO sembra escludere dal proprio servizio larghissime fasce di cittadini e imprese.

Il “cavillo” è stato probabilmente inserito dall’italica burocrazia giuridico-amministrativa, forse ispirata dalle lobby interessate. A tale paradosso, se ne aggiunge poi un altro altrettanto strabiliante: quello dei “numeri inesistenti”. Per definizione, questi non esistono e, quindi, non potrebbero nemmeno “chiamare”: è sempre la logica che lo afferma. Invece, vengono bellamente utilizzati per simulare chiamate reali. Come è stato possibile tutto ciò? È possibile perché “la logica non abita qui”!  Finalmente, a gennaio scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato nuove disposizioni (DPR 26/2022) che estenderebbero l’RPO anche a tutte le numerazioni nazionali fisse e mobili, comprese quelle fuori dagli elenchi e le chiamate automatizzate, nonché le comunicazioni via posta. Il nuovo RPO sembra consentire finalmente di opporsi e anche non autorizzare la cessione a terzi dei dati personali. Eureka! Tuttavia, l’avvio del nuovo registro dovrà attendere le tempistiche tecniche. Pur essendo entrato in vigore dal 13 aprile scorso, i tempi effettivi di attivazione sono stati fissati al 31 luglio prossimo. Che il nuovo RPO nasconda qualche altra nuova antinomia logica? La risposta la potrebbe fornire la burocrazia giuridico-amministrativa, che da tanto tempo, purtroppo, impedisce all’Italia di prosperare, di essere competitiva e, soprattutto, trasparente.

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Chi vivrà vedrà.