Di.Tech, la nuova era del retail tra IA e machine learning

Di.Tech, la nuova era del retail tra IA e machine learning

L’innovazione retail come sintesi di digitalizzazione dei processi e tecnologia

Si fa sempre più strada, nel mondo del retail, il particolare ambito conosciuto come Retail Intelligence. Il riferimento è a quell’insieme di strumenti e applicazioni pensati per creare, gestire ed analizzare il complesso intreccio di operatività anche legate a trend e abitudini, tra  distributore e consumatore. Uno scenario che vede system integrator come Di.Tech concentrarsi sulla digitalizzazione dei processi caratteristici retail, a cui applicare tecnologie che oggi sono finalmente mature. Per questa ragione Di.Tech, software house che opera da più di 30 anni esclusivamente nel contesto retail, ha predisposto la divisione di Retail Intelligence addetta all’analisi ed elaborazione dei dati. Con l’ingresso in Var Group, leader italiano ICT,

Di.Tech si è arricchita di ulteriori competenze e skill, grazie alla contaminazione di esperienze recuperate anche da altri mercati, che hanno velocizzato il processo di innovazione tecnologica.

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Come ci spiega Giuseppe Santillo, direttore Retail Intelligence di Di.Tech, i filoni evolutivi sono tanti. «Il primo è legato alla gestione dei dati. I retailer hanno disponibili da sempre “big data”, da analizzare e che alimentano i processi fondamentali, come la gestione del magazzino, la gestione commerciale e l’amministrazione, che oggi si possono arricchire anche grazie al mondo dei social e del web.  Altro tema è il passaggio da analisi consuntive a predittive introducendo, attraverso l’IA e il machine learning, nelle inferenze anche elementi che permettano di prevedere degli aspetti, come l’evoluzione della domanda, delle vendite, dei prezzi, la reazione dell’audience e molto altro. Prevedere come andrà una campagna o un negozio vuol dire anticipare e comprendere gli effetti di una leva commerciale, migliorando, attraverso adattamenti progressivi  i risultati. Infine, si può lavorare molto sull’engagement del consumatore, facendo ad esempio importanti azioni di targeting. L’ultimo progetto lanciato, sul tema della segmentazione dei clienti, ci permette non solo di creare cluster dei consumatori su elementi anagrafici, geografici e di comportamento, ma anche di esplorare come tali target potranno reagire ad un’azione di marketing e offerte digitali ad personam».

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Quale è il segreto per fare sì che tutto questo funzioni correttamente? «All’innovazione tecnologica da sempre associamo l’innovazione di processo. Sono necessari la distribuzione, la diffusione, la  fruizione e l’utilizzo dei dati in tutta l’organizzazione, cercando di render disponibili tutte le informazioni attraverso strumenti esclusivamente digitali (e mobile), con una vera e propria “democratizzazione dell’informazione”». Si è passati, per Santillo, da una tradizionale diffusione del dato confinata solo ai reparti direttamente interessati, ad una sua apertura verso l’intera organizzazione. «L’obiettivo è dotare di strumenti di business intelligence ogni parte dell’impresa, con focus su area di competenza, in modo che tutti possano accedere in maniera aperta alle informazioni, partecipando direttamente al processo di digitalizzazione». Ciò è stato reso possibile fornendo ai diversi applicativi usati dal retailer set di informazioni più ampi, in modo da mettere in moto un circolo virtuoso verso l’evoluzione del dato, trasformandolo in conoscenza, quindi in valore.

«In questo percorso la digitalizzazione è stata fondamentale perché ci ha permesso di eliminare processi non digitali ma comunque usati per analizzare elementi digitali, quasi un paradosso tecnico. Invertendo l’iter è stato possibile innescare attività di innovazione concrete, con una decentralizzazione del processo di evoluzione tale da espandere verso tutta l’azienda la volontà di migliorare. Rendendo disponibili le informazioni dall’operatore di negozio al capo reparto, in tempo reale, possiamo aumentare la qualità delle decisioni che vengono prese negli ambiti interessati».

Come sottolinea Santillo, il retail ha sempre rappresentato un settore con un grande flusso di produzione di informazioni. Elementi che però non venivano condivisi ad ampio raggio. «La velocità nella creazione del dato non andava di pari passo con l’apertura al suo utilizzo da parte degli stakeholder che ne avrebbero beneficiato a livello aziendale». Un fenomeno che negli ultimi cinque o sette anni è cambiato, in primis su uno dei processi più importanti, l’ambito promozionale, con la consapevolezza che conoscendo i target di riferimento si può migliorare la leva commerciale, raggiungendo risultati positivi anche sul lungo periodo, in quanto a fidelizzazione. «Gli strumenti di marketing automation permettono oggi di realizzare un quadro preciso del pubblico di riferimento, tanto che è oramai impossibile tornare indietro».  Anche sul tema del prezzo i cambiamenti sono evidenti. Laddove prima era impensabile applicare costi adattati a cluster, ora si può scegliere una certa politica per singolo articolo o tipologia di consumatore. Il pricing dinamico è una realtà.

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In sintesi, è il retail che oggi è in grado di sfruttare pienamente il grande volume di informazioni che ha sempre avuto ma, anche grazie a Di.Tech, solo di recente ha imparato a trarne il beneficio maggiore. Ed è solo l’inizio.