Il data manager è un people manager

Il data manager è un people manager

Da pochi mesi, ci siamo avventurati nell’anno 2022 che speriamo di poter finalmente chiamare di “post-pandemia” e come country manager italiano di Oracle – l’azienda che forse più di tutte è identificata con il valore del dato come abilitatore di conoscenza, previsione e decisione – sono tre gli obiettivi che mi stanno a cuore.

Il primo è quello di sostenere e dare slancio con la nostra tecnologia alla ripresa del nostro Paese che, anche grazie al PNRR, può rialzare la testa dal punto di vista economico e di sviluppo occupazionale ed ecosostenibile. Il secondo obiettivo, a livello più “interno”, è di ricompattare e rinvigorire il grande team di Oracle Italia – con oltre mille persone distribuite su due grandi sedi, Roma e Milano – che ha lavorato molto bene e con successo in una vera modalità di “smart working”, ovvero per obiettivi (raggiunti) e non sulla base di requisiti di tempo o di luogo. Il lavoro da remoto, già adottato in precedenza, negli ultimi due anni è diventato giocoforza quasi l’unica modalità, con tutte le conseguenze che ciò comporta a livello personale. Non per niente, si sente spesso parlare della “Zoom fatigue” o, in altri casi, del fenomeno della “great resignation” (che ha toccato quasi tutte le aziende negli USA e seppur in misura minore si è fatto sentire anche da noi).

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Il terzo obiettivo è di coniugare i due punti precedenti in un approccio che potremmo dire “olistico”, in cui l’azienda non solo si prende cura delle persone, ma lavora in modo da prendersi cura anche di ciò che sta loro a cuore, dentro e fuori dal contesto lavorativo, come lo sviluppo economico e occupazionale, l’ambiente, la salute, la solidarietà sociale, i valori dell’inclusione, della diversità e dell’equità. Solo così facendo le persone saranno sempre motivate e soddisfatte di continuare a lavorare in un’azienda come la nostra. Ritengo che oggi “ripartire dalle persone” non possa rimanere uno slogan. Ed è ancora più importante in aziende di tecnologia come la nostra, delle quali spesso – ed erroneamente – si pensa che vogliano arrivare a sostituire le persone con l’intelligenza artificiale o l’automazione “data-driven”. Stiamo lavorando su tutti questi temi e faccio solo alcuni esempi che ci rendono orgogliosi, come Oracle Italia.

La nostra prima cloud region italiana, appena aperta a Milano, darà maggiore impulso alla trasformazione digitale del Paese sia per le aziende di qualsiasi dimensione sia per le organizzazioni della PA locale e centrale, che spesso già si servono dei nostri sistemi e delle nostre tecnologie database per gestire i dati e avranno così a disposizione un cloud “ottimizzato” per supportare i carichi informatici già in uso, senza dover iniziare tutto da zero, ma proteggendo investimenti e competenze esistenti: un plus di prestazioni, scalabilità, efficienza e sicurezza prima impensabili. Inoltre, collaboriamo sempre di più con università e organizzazioni sanitarie pubbliche e private per sviluppare progetti virtuosi di didattica e di digitalizzazione, per migliorare i servizi al cittadino e trovare nuove soluzioni che permettano una maggiore interazione e flusso di conoscenze tra chi si occupa di cura e ricerca medica, come abbiamo fatto con il DIETI dell’Università Federico II di Napoli.

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Abbiamo a cuore la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente in ogni cosa che facciamo, dalla costruzione dei data center al riciclo degli strumenti informatici, per arrivare a un “Zero Net” completo in tutti gli uffici e le cloud region entro il 2025, come ha dichiarato la nostra CEO Safra Catz; e stimoliamo a farlo anche clienti e colleghi. In Oracle Italia, sono fiorite tantissime iniziative pregevoli delle nostre community interne che si impegnano su temi di sostenibilità (il “Green Team”) ma anche di  valorizzazione della leadership al femminile, di diversità e inclusione, di corporate citizenship e volontariato sociale. E io stesso cerco di parteciparvi attivamente.

Il data manager – che è anche il nome di questa importante testata che Oracle spesso frequenta – deve essere anche un people manager perché “dietro i dati ci sono le persone”. Le persone producono dati e –

che siano clienti, partner, fornitori o dipendenti – il nostro principale compito rimane quello di aiutarle con la nostra tecnologia e i nostri esperti a ottenere il meglio dal proprio lavoro e dall’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Alessandro Ippolito, country manager & VP Technology di Oracle Italia