Tecnologia o creatività?

Tecnologia o creatività?

Oggi, la crescente caotica complessità dei mercati pretende che le organizzazioni si comportino come mai fatto in precedenza. I mercati sono sempre più esigenti e pretendono delle risposte creative, innovative e veloci in quanto le richieste arrivano sempre senza preavviso e con maggior frequenza.

Per sopravvivere la media impresa deve governare la complessità producendo, velocemente, un enorme numero di risposte creative alle richieste dei mercati. C’è solo un modo per rispondere in modo adeguato a queste nuove pressioni adattive. C’è solo un modo per generare velocemente un flusso costante di soluzioni creative. C’è solo un modo per sopravvivere. Avere collaboratori creativi che pensano dando risposte fuori dagli schemi che possono a loro volta esser implementate su supporto tecnologico adeguato. Le aziende si stanno abituando a vivere in un ambiente VUCA (volatile, uncertain, complex, ambiguous).

Gli ultimi anni hanno evidenziato che tutti i piani e le richieste mutano con altissima velocità e che le corrette risposte sono erogabili e sono sostenibili nel tempo solo a fronte di solide basi, fondate su sistemi che non solo raccolgano i dati, ma li organizzino in modo da trasformare i dati in informazioni, e a loro volta le informazioni in insights per decifrare il complesso mondo che ci circonda con una capacità di visione che permetta di prendere le decisioni velocemente.

Non solo il mercato è cambiato, non solo sono cambiate le tecnologie e i paradigmi, ma sono cambiate anche le organizzazioni. Se già da tempo si parla dell’importanza delle risorse umane e della rilevanza di avere buoni processi di delega, ora siamo arrivati al punto che la velocità imposta dalle variazioni esterne non può esser affrontata senza che le persone diano un apporto personale alla soluzione dei problemi e delle domande poste dai cambiamenti. Ma quale è il contributo della tecnologia per dare un impulso a questo processo? In tutto questo, “la singola versione della verità” lato sistemi è essenziale, così come la possibilità di governo. La tecnologia è chiave perché le informazioni univoche sono la materia prima indispensabile a un processo di responsabilizzazione. Servono inoltre sistemi che, una volta presa la decisione, permettano velocemente di impostare politiche di azione integrate che attraversino tutti gli ambiti aziendali supportando i processi in modo fluido.

Tutto questo è tanto più efficace quanto più le soluzioni sono estese fino al più periferico processo aziendale o addirittura integrano anche la supply chain estesa al di fuori del perimetro proprio dell’azienda. Non c’è frustrazione maggiore, per imprenditori e manager, di quella che si manifesta quando si individua la strada da seguire e poi capisce che l’organizzazione non riesce a implementare le decisioni in modo fluido e sicuro a causa di soluzioni IT non abbastanza estese, coprenti o flessibili. In questo caso, le azioni sono lasciate alla volontà dei singoli collaboratori, che si trovano a gestire nuovi processi non supportati dalla tecnologia o dalla organizzazione e quindi si sentono a loro volta frustrati per la complessità sulle loro spalle. In momenti di discontinuità, ci sarà sempre un’area da coprire grazie alla volontà dei singoli, ma l’implementazione di un supporto strutturato da parte della realtà aziendale deve essere il più possibile repentino. Detto questo chi avrà la meglio? Aziende con un grande capitale umano o quelle tecnologicamente più evolute?

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A mio avviso, questo è il momento storico in cui la responsabilità, volontà, autonomia e visione dei singoli dipendenti si sposano con le tecnologie più evolute come la robotic process automation, l’IoT, l’intelligenza artificiale per fronteggiare un mondo che si presenta sempre più discontinuo e imprevedibile.

Paola Pomi CEO di Sinfo One