La Russia vuole che Netflix trasmetta 20 canali di stato

Netflix inizierà ad addebitare tariffe extra per chi condivide l’account

Il motivo è che l’organismo di vigilanza sulle comunicazioni del paese ha registrato la piattaforma come “servizio audiovisivo”

A partire da marzo, Netflix dovrà trasmettere in streaming 20 canali televisivi di stato in Russia. Roskomnadzor, l’autorità di vigilanza sui media del paese, ha registrato la piattaforma come “servizio audiovisivo”. Tra i canali che Netflix dovrà integrare, ci sono quello di punta Channel One, la rete di intrattenimento NTV e un canale della Chiesa ortodossa chiamato Spas (che significa “Salvato”).

I servizi di streaming con più di 100.000 utenti giornalieri in Russia sono inclusi nel registro dei servizi audiovisivi del paese, istituito alla fine dello scorso anno. Secondo il Moscow Times, non solo le piattaforme registrate devono offrire canali televisivi di stato, ma anche costituire una società russa, filiale del quartiere generale principale.

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Insomma, un modo per inserire nel mercato interno una multinazionale che spesso è andata in contrasto con il governo di Mosca. Per prima cosa, a Netflix non sarà permesso di promuovere “l’estremismo”. Poi, i critici affermano che il provvedimento è stato esercitato contro coloro che sostengono gli oppositori del Cremlino ma anche per livellare il settore, diminuendo il potere mediatico del gigante americano.

La versione russa di Netflix è gestita da Entertainment Online Service, una sussidiaria di National Media Group, che ha una partecipazione in Channel One. A novembre, è emerso che la Russia stava indagando su una serie di contenuti LGBTQIA+ su Netflix. Nello stesso mese, Mosca aveva ordinato a diversi colossi della tecnologia, tra cui Apple, Google, Meta, TikTok e Twitter, di aprire uffici entro i suoi confini entro la fine del 2021. Nessuno lo ha fatto e dunque ora si attendono aggiornamenti sulla questione.

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