Sostenibilità, come ripensare le scelte

Sostenibilità, come ripensare le scelte

La sfida della sostenibilità coinvolge tutti. C’è molto da fare, su molti fronti. Nessuna trasformazione è a costo zero. Per Andrea Silvestri, Innovation Lead di Avanade joint venture tra Accenture e Microsoft, è necessario innanzitutto partire dalla comprensione del fenomeno.

«Ogni organizzazione deve chiarire quale sia il proprio ruolo in questa trasformazione, mantenere una visione chiara del punto d’arrivo e dotarsi di strategia, competenze, metodi e strumenti adeguati. Ci sono fattori macroeconomici e sociali in campo, una grande attenzione ai temi ambientali e la ricerca di un modello di sviluppo che sappia conciliare prosperità, attenzione a persone e risorse della biosfera». In questo scenario – come spiega Silvestri – c’è una nuova generazione che porta in dote una nuova sensibilità per il cambiamento climatico, le disuguaglianze e una diversa prospettiva rispetto al futuro. «Vediamo nuove aspettative e nuovi comportamenti di persone, cittadini e consumatori, che non cercano solo prodotti e servizi più sostenibili, ma chiedono alle aziende di porre la massima attenzione su questi temi, adottando politiche chiare al riguardo. E la stessa esigenza di trasparenza è espressa anche dalle istituzioni e dagli investitori, consapevoli del fatto che la portata dei problemi è tale da potersi risolvere solo in modo collettivo». Per le aziende diventa imprescindibile tenere attiva una doppia lente di analisi: «Una rivolta a comprendere le aspettative dei propri stakeholder e i possibili scenari di mercato per stabilire le priorità aziendali di un piano di trasformazione e i relativi propositi. E l’altra al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, oggi rappresentati con i Sustainable Development Goals dell’ONU (SDG), attraverso le iniziative introdotte. Questa dualità di obiettivi micro e macroeconomici rappresenta un elemento fondamentale del modello che sta emergendo e che chiede responsabilità ambientale, economica e sociale proprio agli attori dell’infrastruttura industriale e produttiva».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Leggi anche:  Twin transition, la doppia sfida delle PMI italiane

CLOUD, SOFTWARE E DATI

In un sistema con risorse limitate, ogni scelta, anche di business, deve interrogarsi sugli effetti che produce, puntando a diminuire le esternalità negative e aumentare quelle positive. La stessa tecnologia è energivora, ma al tempo stesso, le soluzioni IT possono aiutare a utilizzare meglio le risorse. Come spiega Silvestri – la sostenibilità è collegata al digitale come fattore chiave di trasformazione per la piena realizzazione.

«Il digitale è un abilitatore della sostenibilità. Per gestire in modo efficiente le risorse – siano esse umane, tecnologiche o materiali – è necessario che siano tra loro interconnesse. Ed è proprio il digitale che, con le sue componenti cloud, software e dati, rappresenta oggi l’elemento di connessione». Il cloud rappresenta un ottimo esempio di questa efficacia – continua Silvestri. «Benché all’inizio si pensasse che con i suoi data center sarebbe diventato tra i maggiori consumatori di energia, attraverso l’automazione e l’applicazione di workflow digitali, la gestione delle risorse è stata invece ottimizzata. Oggi, sappiamo che questi grandi data center possono diventare net-zero emissions in tempi ragionevoli». Parlando di software – aggiunge Silvestri – «è imprescindibile pensare alle persone che lo usano e alle possibilità di progettare interazioni attorno a esigenze molto specifiche, ponendo attenzione ai temi di accessibilità e inclusione e rispettando così le differenti esigenze cognitive. I dati, senza cui non ci sarebbe interconnessione, né possibilità di analizzare e ottimizzare alcun processo, sono il pilastro centrale dell’economia digitale e ci consentono di tracciare in modo sistematico le informazioni con cui costruire e controllare gli indicatori di sostenibilità».

«La sostenibilità non può essere gestita come un problema di compliance. Responsabilità ambientale, economica e sociale al centro della strategia aziendale»

COMPLIANCE, PIANI E METRICHE

Tutte le industry si stanno confrontando con la misurazione dei fattori ESG che possono assumere diversi significati a seconda di chi li legge. «Investitori, clienti, fornitori o dipendenti – spiega Silvestri – sono attori con profili d’interesse molto diversi, accomunati dal voler conoscere quanto un’organizzazione abbia considerato i rischi nel tempo e la sostenibilità del modello di business. Sebbene si cominci da aspetti di compliance, ovvero dall’esigenza di redigere il report di sostenibilità, sarebbe opportuno investigare quali siano le aspettative degli stakeholder, nonché analizzare trend macroeconomici e di industry per individuare i possibili scenari di mercato a cui si va incontro». Il passo successivo – continua Silvestri – è arrivare alla stesura di un piano d’azione per la sostenibilità che consenta di definire gli obiettivi puntuali che l’organizzazione vuole realizzare, individuare i progetti da introdurre e un insieme appropriato di metriche a supporto. «Il consiglio è di adottare un framework di riferimento, sviluppando i temi di sostenibilità all’interno di un sistema di gestione strutturato che superi la visione a silos e li consideri in modo integrato».

Leggi anche:  Nuovi equilibri nel mondo ibrido

A proposito di metriche, torna la rilevanza dei dati: «La priorità è identificare i dati necessari per costruire i KPI selezionati e infine capire da quali fonti è possibile ricavarli. Una delle maggiori difficoltà è proprio la raccolta sistematica di queste informazioni. Spesso è un lavoro manuale, frammentato e discontinuo, che impatta negativamente la qualità dei report annuali. È possibile invece automatizzare le fasi di raccolta e trasformazione dei dati e orchestrare i processi di rendicontazione con appositi strumenti, così da poter presentare i parametri ESG in modo puntuale e coerente ai diversi stakeholder».

SUSTAINABILITY SMART HUB

Monitorare le attività per fotografare il livello di sostenibilità di imprese, enti, governi è un’attività complessa. «La sostenibilità non può essere gestita come un problema di compliance» – afferma Silvestri. «Occorre superare l’idea che realizzare una politica di sostenibilità si esaurisca nella redazione del report. È necessario porre la sostenibilità al centro della strategia aziendale, pianificandone l’attuazione nel medio e nel lungo termine e responsabilizzando i livelli direzionali. Per questo bisogna affiancare alla rendicontazione non finanziaria gli strumenti che consentano di gestire in modo manageriale la realizzazione del piano di sostenibilità». Proprio partendo dalle esigenze concrete delle imprese, Avanade ha realizzato il Sustainability Smart Hub: una piattaforma modulare di advanced analytics che consente di connettere fonti dati variegate, strutturate e non, e controllare in tempo reale l’andamento dei principali indicatori rispetto alla strategia, alle necessità di reporting e agli SDG. «Quando si parla di fornire una visione chiara degli ambiti di responsabilità sui temi ambientali, sociali ed economici, ovviamente non c’è una soluzione uguale per tutti, ma occorre che sia declinata sulle esigenze di ogni particolare settore e azienda». In tutto ciò non bisogna dimenticare l’attuale contesto che vede la sostenibilità al centro delle missioni di investimento del PNRR. «Il focus su digitalizzazione e transizione energetica – afferma Silvestri – non potrà che portare benefici per le organizzazioni e per lo sviluppo del nostro Paese».

Leggi anche:  Il futuro del data management. Trattare i dati come prodotto per sbloccare il pieno potenziale