Infrastrutture intelligenti a servizio del business e del capitale umano. “Follow the Growth” significa seguire la crescita in termini organizzativi, operativi e strategici e adattarsi rapidamente alle interruzioni improvvise delle attività sfruttando le capacità digitali non solo per ripristinare le operazioni aziendali ma anche per trarre vantaggio dalle mutate condizioni.
Secondo il principio di causalità, l’effetto è sempre preceduto dalla causa e non avviene mai il contrario. In un piano a 17 dimensioni come quello degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’agenda ONU 2030, ogni effetto diventa causa della perturbazione in un’altra dimensione. Questa dinamica implica che per una trasformazione di successo occorre decidere prima una gerarchia, informare e coinvolgere tutti, costruire il sistema, mettendo l’elemento umano al centro. “Follow the Growth” è anche il titolo del programma strategico di Altea Federation, tra i principali system integrator attivi sul mercato italiano, che fonde tecnologia e ingegneria per prevenire il collasso delle strutture. Nato durante la pandemia, racchiude le competenze di Altea Federation per sostenere la ripresa economica del Sistema Italia, in modo particolare nel comparto Ingegneria & Costruzioni che ora vede nel PNRR il suo piano nazionale. «La pandemia è il più grande fattore di stress a cui il genere umano sia stato sottoposto nella sua recente storia» – afferma Andrea Ruscica, president & strategy lead di Altea Federation. «Gli effetti negativi sono ancora in divenire ma crediamo che ogni fattore di stress a cui un sistema è sottoposto possa offrire l’opportunità non solo di ripristinare le condizioni iniziali, ma di progredire. Non solo resilienti, ma antifragili per uscire da una perturbazione negativa con una evoluzione migliorativa».
FATTORI ABILITANTI
I fattori abilitanti di questa nuova antifragilità sono la potenza delle tecnologie esponenziali come IoT, Big Data, cloud, AI e il capitale umano. «Introdurre soluzioni tecnologiche ad alta specializzazione e abilitare il capitale umano favorirà competitività e crescita» – spiega Andrea Ruscica. «Dalla crescita in armonia human-tech si determinerà la spinta di sviluppo futuro sostenibile non solo in termini ambientali ma anche sociali. La sostenibilità è la chiave di “Follow the Growth” e del rilancio del Paese, in termini di percezione, competitività e sicurezza per le persone. Al centro sempre l’uomo, come elemento determinante del successo di ogni strategia innovativa ma anche come fruitore di quei nuovi servizi emergenti dalla trasformazione digitale. L’uomo dovrà sempre più convivere e convincersi che la tecnologia lo sosterrà e potenzierà nel suo lavoro quotidiano, liberandolo progressivamente da task meno “intelligenti” e offrendogli un grande spazio per lavori basati su ingegno, creatività collaborativa, intuizione e decisioni strategiche. Per questo, dovrà affrontare due grandi trasformazioni: aumentare il digital mindset e allenare tutte le soft skill necessarie a collaborare, cooperare e migliorare la sua creatività in contesti fluidi e incerti».
MODELLO DI CRESCITA
Altea può essere anche un modello per scaricare a terra il valore degli investimenti previsti dal PNRR. Il modello federativo potenzia e completa il valore professionale di ogni singola parte che compone la galassia Altea. «Per programmare la trasformazione del Paese servono unione d’intenti, cultura comune e un mix di competenze difficilmente rintracciabili in un singolo ente accentratore» – spiega il presidente di Altea Federation. «Il nostro modello federativo si basa sulla sinergia. Ovvero quella proprietà per cui in un sistema composto da più parti, il valore generato è molto maggiore della singola somma delle parti. Per ottenere sinergia ci vuole grande spirito di collaborazione, sostenuto da una “winning aspiration”, un obiettivo comune di grande valore. Per noi, questo obiettivo comune è sostenere lo sviluppo e la competitività delle imprese.
Il PNRR possiede una straordinaria “winning aspiration” per l’Italia in grado di avere un impatto positivo su molti elementi di diversa natura ma altamente interconnessi del nostro Sistema Paese. Trovare sinergia tra i diversi elementi di questo grande programma di investimenti è fondamentale per dare una spinta ancora più forte allo sviluppo. In questo contesto ad alto impatto, è necessario definire un quadro strategico di priorità e sequenza. Perché anche il tempo avrà una importanza rilevante, così come è fondamentale che tutti gli attori coinvolti si sentano parte del disegno più importante: promuovere lo sviluppo del Sistema Italia, con infrastrutture intelligenti e un sistema digitale in grado di abbattere la distanza fra cittadino / imprese e pubblica amministrazione centrale e locale».
«Ridisegnare, riprogettare, rimappare. IoT, Big Data, cloud, intelligenza artificiale e capitale umano per incrementare l’antifragilità delle imprese e del Sistema Italia»
PRIORITÀ PER EMERGERE
Altea IN, specializzata nella fornitura di soluzioni applicative, consulenza e tecnologie Infor e TeamSystem, è il nucleo da cui ha avuto inizio la storia del Gruppo. Duecentocinquanta persone, distribuite in due business unit e sei sedi, tra cui una a Roma e una a Lecce, per coprire capillarmente il territorio italiano. «Altea IN è la storia della nostra azienda, ma oggi non può che rappresentare il futuro per le centinaia di clienti che scelgono la nostra federazione per percorrere la tortuosa, ma eccitante strada della trasformazione» – spiega Enza Fumarola, chief customer officer di Altea Federation. «Le aziende che vogliono emergere devono dare la priorità alla gestione del rischio e della business continuity, anche legata al cloud. Questo significa riadattare, riprogettare, rimappare, in alcuni casi ricostruire utilizzando infrastrutture intelligenti da mettere al servizio del business e del capitale umano. Questo concetto ne sottende molti altri e include, più che nel passato, il controllo e la gestione del rischio, non più inteso solo come insieme di minacce, ma come possibile scostamento rispetto agli obiettivi prefissati. Più in generale, l’attento governo del rischio può avere un impatto positivo sulle scelte strategiche che conducono, per esempio, a progettare soluzioni di business continuity, a scegliere il cloud come componente imprescindibile delle proprie architetture». Gestione del rischio e business continuity sono due concetti che vanno di pari passo. «L’implementazione di entrambe le discipline fornisce a un’organizzazione l’opportunità di rafforzare la sua resilienza». Si va ben oltre gli aspetti “operativi” e si entra in quelli organizzativi. «Vediamo il cloud come “componente” che ha permesso una svolta e una più facile messa in esercizio di questi aspetti, ma non solo. Noi che lavoriamo tantissimo con le aziende manifatturiere italiane constatiamo quotidianamente come il paradigma cloud sia stato accettato senza remore e come questo abbia permesso di rimappare i processi grazie, per esempio, all’introduzione massiccia di sensori e quindi alla generazione di quantità enormi di dati che, finalmente, possono essere gestiti e trasformati in soluzioni predittive, dalla manutenzione alla gestione finanziaria».
VELOCITÀ E CAMBIAMENTO
La digitalizzazione ha rappresentato una risposta alla pandemia. Una risposta in velocità. Che però c’è stata. E ha segnato una direzione importante. Però quando diciamo che la pandemia ha dato un’accelerazione, stiamo ammettendo anche un’altra cosa ovvero che le imprese come le persone cambiano solo quando sono costrette a farlo. «La digitalizzazione era un fiume che scorreva. La pandemia è stata un’alluvione che ha reso turbolento il suo corso e, a volte, ha travolto gli argini» – afferma Enza Fumarola. «Non tutto quello che è stato fatto andava fatto o andava fatto come è stato progettato, proprio perché la “fretta” ha obbligato a prendere decisioni poco ponderate. Certamente, il concetto di resilienza d’impresa, di cui si parlava da tempo e di cui si intravvedevano i tratti, è stato necessariamente affrontato alla luce della pandemia che ha permesso di misurare il punto di rottura di molte organizzazioni. La velocità è stata una delle caratteristiche distintive. Oggi, c’è una maggiore consapevolezza sugli impatti organizzativi conseguenti a certe scelte obbligate o pensate come tali. Questa consapevolezza deve portare a interventi ragionati che permettano la massimizzazione delle azioni a valenza tecnologica, che non possono però rimanere fini a se stesse».
In generale, da uno studio Deloitte Private emerge che al 32 per cento delle imprese che aveva già avviato processi di digitalizzazione prima della pandemia, si aggiungono oggi il 25 per cento che dichiara di avere in corso processi di trasformazione digitale e il 23 per cento che sostiene di averli avviati proprio in risposta alla pandemia. E il restante 20 per cento? Il 18 per cento ci sta pensando, pur senza aver ancora formalizzato un piano preciso, e solo il due per cento non ha preso in considerazione la questione. Conferma che arriva, implicitamente, anche dai dati dell’indagine condotta da Altea Federation con l’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano, quasi 8 aziende su 10 investono meno del cinque per cento del proprio fatturato in progetti di digitalizzazione. A queste ricerche, si aggiunge l’impietosa lettura del Digital Economy e Society Index (DESI), almeno quello del 2020, che vedeva l’Italia in quartultima posizione tra i paesi europei. «Il tema oggi non è solo quello della percentuale da investire in digitalizzazione, ma a monte quello della decisione di investire o meno» – afferma Enza Fumarola. «Inequivocabilmente, la pandemia ha dato una scossa utile al sistema. Le spinte all’innovazione arrivano da ogni fronte e quindi gli imprenditori sanno che quella è la strada. Lo dicono anche osservatori “locali” quali CNA e Talent Garden. È così che l’Italia registra, per esempio, la più significativa crescita nella digitalizzazione delle PMI. Tra le leve da adottare, c’è la consapevolezza che digitalizzazione vuol dire snellimento dei processi, “recupero” di un bene prezioso come il tempo, possibilità di investirlo per produrre benessere aziendale e personale. La barriera da superare è sempre quella culturale, i bias cognitivi che non fanno superare i limiti. Questa constatazione, purtroppo, è vera e non è sempre legata al tema anagrafico».
«La sostenibilità è la chiave di “Follow the growth” e del rilancio del Paese. Gestione del rischio e business continuity sono due concetti che vanno di pari passo»
RESPONSABILITÀ E SCELTE
Innovare per crescere, insomma. Una formula bella ma che poi si schianta nella realtà di supply chain che devono essere ripensate, dell’organizzazione del lavoro, delle competenze che mancano. La digital transformation è come un aratro che apre un solco nel terreno per dissodarlo. Bisogna riconoscere e comprendere il cambiamento per gestire l’impatto umano di una transizione che è digitale ed energetica al tempo stesso. Quindi è una questione di scelte che inizia dalle persone, coinvolge le imprese e interroga i decisori politici. «I decisori sono persone, così come le imprese sono fatte da persone e quindi l’uomo è sempre al centro delle scelte» – afferma Andrea Ruscica.
«La tecnologia è l’ambiente funzionale nel quale ci muoviamo e che ci contiene. Viviamo un momento straordinario di crescita delle tecnologie e della loro potenza. Una disruption digitale che evolve e cambia molti dei paradigmi a cui siamo abituati e lo fa a una velocità che non riusciamo neanche a percepire tanto è intensa. Le imprese sono le prime ad accendere il motore dell’innovazione, si muovono più agilmente per far evolvere il business, ma innovare per crescere non è solo una formula: è necessità in un contesto di libera circolazione della tecnologia». Essere resilienti significa sviluppare la capacità di adattarsi a eventi imprevisti con dimensioni di rischio diverse, assorbendone l’impatto per evolversi senza andare in frantumi nello sforzo di adattamento. «L’uomo si sta adattando a tutto questo ma lo devono fare anche i sistemi, economici e politici» – continua Ruscica. «Pensiamo ai crypto e all’intelligenza artificiale per esempio, e ai loro impatti che ancora si devono pienamente manifestare. Il quadro normativo e regolatorio è ancora in divenire, ma mentre parliamo, sono sicuro che oggi possiamo affermare che il mondo sia migliorato rispetto a ieri. In modo impercettibile ma è sicuramente accaduto. In un divenire lento e inesorabile. I problemi che avvertiamo sono tutti elementi o effetti di questa grande transizione a cui nel tempo ci adatteremo. Tutti i sistemi hanno una straordinaria capacità di adattarsi migliorandosi, anche sostenuti da una sana casualità».