La riscossa del Made in Italy

La riscossa del Made in Italy

La storia di Pastificio Riscossa F.lli Mastromauro comincia a Corato, provincia di Bari, nel 1902. Una storia di spirito imprenditoriale e di eccellenza di prodotto che diventa al tempo stesso lezione e fonte di ispirazione. Dagli anni 50, nell’immagine che identifica l’azienda, campeggiano l’oro del sole, l’opulenza del grano e la bellezza del paesaggio pugliese, simboleggiato dalla mietitrice che stringe al petto un fascio di spighe. Il nome Riscossa è più di un brand.

È un messaggio di rinascita e anche di rivincita, dopo i patimenti della guerra. Una “riscossa” di cui oggi l’Italia intera ha bisogno, ma che si scontra con l’incertezza generata dalla pandemia, le sfide della transizione energetica, l’aumento delle materie prime, grano compreso, e le esigenze delle imprese di intraprendere un percorso di crescita sostenibile e di trasformazione.

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TRADIZONE E INNOVAZIONE

Inizi Novecento. Il bisnonno Leonardo Mastromauro (1881-1955) era un commerciante di cereali, olio e mandorle nel piccolo centro che si estende sulle pendici rocciose delle Murge orientali. A pochi passi da casa, avvia una piccola produzione di pasta all’aperto. Dopo la prima guerra mondiale, la povertà incombe in tutto il Sud e Leonardo fa fatica a sostenere la famiglia numerosa, moglie e cinque figli. Così nel 1920, decide di partire per gli Stati Uniti, con la nave “Lorraine”, rotta Napoli – New York: emigra per raggiungere il fratello Vincenzo, insieme ai suoi due figli più grandi, Francesco e Nunzio. Nel luglio 1921 lo raggiunge il resto della famiglia. A New York, dopo aver fatto diversi lavori, mettono su una attività di trasporto e vendita a domicilio di “coal and coke”. L’attività va bene, ma la nostalgia di casa si fa sentire. Dopo 12 anni, il bisnonno Leonardo decide di tornare a Corato e ritorna al suo primo amore: la pasta. Rimette in piedi il pastificio artigianale e dopo un anno, riporta la famiglia in Italia: «Tornate che ce la faremo».

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In piazza Cannizzaro, dove tuttora sorge la palazzina di famiglia che porta lo stemma con le sue iniziali, nei locali sottostanti, inaugura il pastificio Riscossa. Il nome Riscossa nasce da un’idea della moglie di Leonardo per dare il senso della sua rivincita nel lavoro e nella vita. Solo nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale, Leonardo acquista un lotto di terreno in via Paisiello, dove farà costruire il primo grande fabbricato, il primo pastificio semi-industriale con impianti meccanizzati. Nel 1955, Leonardo muore e l’attività passa ai figli. Il salto di qualità si farà grazie a Leonardo junior, il padre di Margherita Mastromauro, presidente del CdA di Pastificio Riscossa, che nel 1983 inaugura l’attuale stabilimento, nella zona industriale di Corato, con linee continue e tecnologicamente all’avanguardia.

EFFICIENZA DEI PROCESSI OPERATIVI

Dalla tradizione alla ricerca per la qualità del prodotto e l’innovazione della produzione. «La digitalizzazione è un tema importantissimo quanto delicato per le PMI» – spiega Margherita Mastromauro. «Le imprese hanno digitalizzato i processi di base, contabilità, gestione finanziaria, acquisti, e tutte hanno compreso che non basta. L’efficienza dei processi operativi interni è un obiettivo importante da perseguire e passa necessariamente attraverso l’acquisizione di nuove tecnologie. Prima ancora della necessità di destinare adeguate risorse economiche, la difficoltà nell’attuazione di questi cambiamenti è quella di avere risorse umane interne preparate, che abbiano le competenze idonee a individuare le soluzioni migliori per l’azienda, personalizzate in base al modello di business e di organizzazione. Queste risorse devono essere giovani e preparate, perché il mondo digitale è in continua evoluzione. Ogni giorno, ricevo proposte che riguardano nuove soluzioni ERP e CRM che promettono di rispondere alle esigenze delle PMI, tutte molto interessanti, e sempre più ricche di novità e di contenuti. L’attivazione di questi processi presuppone però anche una capacità diffusa in azienda di adattarsi ai cambiamenti organizzativi che ne derivano con una certa rapidità, per evitare che risultino obsoleti o addirittura inutili. In particolare, stiamo lavorando sull’industrial analytics per migliorare la performance produttiva, e stiamo studiando anche come superare l’impostazione del sito web come semplice vetrina per trasformarlo in uno strumento più efficace di comunicazione, di marketing e di e-commerce per i nostri prodotti, destinati prevalentemente all’export. Tutto questo, in attesa di capire come andremo ad arricchire il nostro sistema ERP e CRM».

Trasformazione digitale e logistica interportuale per la competitività del sistema produttivo. «La pasta è un prodotto globale. Servono più investimenti per le infrastrutture»

LOGISTICA INTERPORTUALE

Le tensioni sui mercati possono mettere a rischio la continuità operativa. La pasta è un prodotto globale su cui impattano le criticità della transizione energetica, della trasformazione digitale e della logistica. «Per arrivare a destinazione, la pasta fa il giro del mondo» – spiega Margherita Mastromauro. «La logistica interportuale è la soluzione per far correre le merci con più rapidità ed efficienza. E in un momento in cui i costi di trasporto marittimi sono triplicati, se non quintuplicati per talune destinazioni, è un tema quanto mai attuale. Il trasporto su gomma è ancora preponderante. Siamo ancora molto indietro nel disegno di una logistica integrata. L’interporto di Bari si limita a coprire l’area balcanica, Grecia e Turchia, dove peraltro producono tanta pasta a basso costo e quindi meno interessante dal punto di vista dello sbocco commerciale. Servono più investimenti in grado di potenziare le infrastrutture».

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LE CONDIZIONI PER LA CRESCITA

Il PNRR mette a disposizione per l’agricoltura oltre 6 miliardi di euro, ma le imprese di settore invocano contratti di filiera per rafforzare i rapporti tra agricoltori e trasformatori per il vero Made in Italy e lo sviluppo sostenibile. Quali sono ancora le barriere per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese del Mezzogiorno? «La domanda arriva in un momento in cui il prezzo del grano è alle stelle, a livelli mai raggiunti nella storia» – risponde Margherita Mastromauro. «Produciamo prodotti di qualità, siamo ambasciatori del Made in Italy nel mondo, ma non siamo competitivi. Non lo siamo in condizioni normali, figuriamoci quando si creano queste tempeste sui prezzi delle materie prime. Gli scaffali di pasta italiana in molti mercati all’estero si stanno svuotando. E cominciano a guardare con interesse alla pasta prodotta in Turchia o in altri paesi a più basso costo». Nelle prospettive di ripresa, perdere l’export non è auspicabile. «L’export per le nostre aziende è la salvezza e il nostro fiore all’occhiello» – continua Margherita Mastromauro. «La politica dovrebbe prendere a cuore il tema della competitività del nostro sistema produttivo e in momenti di emergenza come questo dovrebbe agire a sostegno della filiera produttiva, in particolare dei pastifici, che sono l’anello debole della catena, schiacciati tra i commercianti di grano che non vogliono ridurre i prezzi e la distribuzione che non vuole aumentarli. In Italia, produciamo 3,9 milioni di tonnellate circa di pasta, ma negli USA se ne producono 2 milioni, in Turchia 1,9 milioni, in Egitto e Brasile 1,2 milioni, in Russia 1milione. Con questo voglio dire che se all’estero non comprano pasta dall’Italia, la compreranno comunque da altri Paesi. Non credo che sia un bene per la nostra economia».

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