«La città smart come catalizzatore di dati, oggetto di un nuovo business-case fondato sulla sinergia tra cittadini, infrastrutture pubbliche e imprese private. Il data center come cuore, le strutture di rete come arterie, le piattaforme digitali come gli arti di questo nuovo organismo. I city manager alla guida di nuove sfide grazie a modelli Digital Twins e dashboard HyperVision che simulano il futuro delle nostre città, come i piloti usano simulatori di volo prima di lanciarsi nell’esperienza reale».
È questa la visione di Orange Business Services per lo sviluppo della città nelle parole di Francesca Puggioni, managing director Southern Europe. «Il paradigma object-oriented può diventare il modello di governance della smart city, orientando le scelte dei sindaci, innescando pratiche rigenerative, aumentando la possibilità di spesa e migliorando la value chain».
L’IMPERATIVO DELLA SMART CITY
Logiche passate di espansione e pianificazione si scontrano con la necessità di portare risultati tangibili in tempi brevi, mettendo in campo le energie migliori per il benessere ambientale, economico e sociale delle comunità, con un approccio multidimensionale e multidisciplinare. «Il Sistema Paese con la sua rete di distretti industriali e la sua ricchezza di giacimenti culturali, artistici e di biodiversità legati al territorio può trasformarsi in un laboratorio di rigenerazione» – spiega Francesca Puggioni. «L’innovazione tecnologica sta dando vita a programmi di città intelligenti in tutto il mondo. Dal rilancio dei borghi in Italia ai progetti in Europa, Medio Oriente, India e Africa per mettere la potenza dei dati al sevizio della città. L’ICT costruisce un ponte tra cittadini e governo del territorio. Le tecnologie geospaziali forniscono informazioni in tempo reale in grado di prevedere fenomeni estremi. L’IoT è la base per tutte le soluzioni intelligenti. I sensori sono la componente cruciale di qualsiasi sistema di smart control. I nuovi data center permettono di elaborare le informazioni “at the edge” e di ripristinare i collegamenti in caso di interruzione. E l’intelligenza artificiale offre la possibilità di leggere l’enorme quantità di dati generati». Il cloud ha spostato all’interno dei data center tantissime applicazioni che prima si trovavano presso l’utente finale. E sappiamo che l’evoluzione del 5G gonfierà maggiormente i data center. La strada di questa evoluzione passa quindi dalla capacità di mettere insieme approcci multidisciplinari, competenze, processi e nuove architetture. In questo scenario – continua Francesca Puggioni – abbiamo la possibilità di trasformare l’Italia in un grande business case. «Il digitale porta un nuovo aspetto nella value chain della città per sviluppare competenze, connettere esperienze e moltiplicare risorse. I dati sono al centro della relazione tra città e cittadini. La trasformazione digitale in tutte le sue applicazioni ha sicuramente il potenziale per consentire ai governi locali di migliorare le proprie funzioni, ottenendo sicuri benefici sul lato della spesa pubblica e della qualità dei servizi erogati. Il successo del PNRR passa per le città. Servono cooperazione e capacità di esecuzione tra tutti i livelli dell’amministrazione sia nella fase di pianificazione degli investimenti che in quella di attuazione».
I DATI AL CENTRO DELLA CITTÀ
La popolazione mondiale crescerà di oltre due miliardi e mezzo entro il 2050, con un tasso di urbanizzazione del 70 per cento. Secondo i dati dell’International Energy Agency, la crescita della domanda di energia a livello globale è aumentata del 2,3 per cento nell’ultimo decennio, con una previsione complessiva di crescita del 36 per cento nei prossimi 15 anni, e con l’80 per cento di gas serra generati dalle città. Secondo i dati dell’ONU, entro il 2050, 5,7 miliardi di persone vivranno in zone con carenza di acqua per almeno un mese all’anno. In Italia, la rete idrica che nel nostro Paese disperde il 42 per cento dell’acqua erogata.
Con alle spalle il know-how di un operatore multinazionale di rete mobile e su fibra, Orange Business Services progetta, integra e gestisce servizi digitali che consentono ai territori di sfruttare la trasformazione digitale per una città più sostenibile, inclusiva e resiliente, creando un ecosistema di partner con presenza locale per interagire meglio con i governi e gli attori locali. «La trasformazione digitale porta con sé le risposte alle sfide delle città. Ma accorre agire su due livelli» – spiega Francesca Puggioni. «Da una parte bisogna modernizzare il funzionamento interno e stimolare lo sviluppo degli ecosistemi locali, e questo significa ottimizzare la gestione dei servizi urbani, garantire la sicurezza delle persone e delle infrastrutture proteggendo l’integrità di dati e servizi, monitorare la qualità dell’ambiente, tracciare l’efficienza dei trasporti, ridurre il consumo di energia. Dall’altra parte occorre aumentare il coinvolgimento dei cittadini».
«La smart city come catalizzatore di dati. I city manager alla guida di nuove sfide grazie a modelli Digital Twins e Dashboard HyperVision che simulano il futuro delle città»
THING IN THE FUTURE
La piattaforma “Thing in the future” permette di sviluppare servizi innovativi e trasversali intorno alla smart city. Una specie di ipervisione della città, un “cruscotto di guida” per il city manager. Con questo tipo di soluzione, gli oggetti connessi e gli oggetti tangibili vengono virtualizzati, offrendo la possibilità di avere una visione completa, integrando e gestendo la rete di servizi pubblici intelligenti in tutta la città. «Questa soluzione aumenta la value chain e permette anche di intercettare un nuovo valore che prima non esisteva» – spiega Francesca Puggioni. «La maggioranza dei dati viene generato dalle città che sono un catalizzatore di crescita di valore intorno al dato. I sindaci battono sempre il tasto della mancanza di budget. Vorrei sfidare i sindaci a creare questa capacità di spesa in partnership con le imprese private, sfruttando la forza della trasformazione digitale».
RILANCIARE LO SVILUPPO
Secondo Francesca Puggioni, occorre un nuovo disegno della città che metta in gioco strutture, infrastrutture e territori. «La città connessa è i luogo dove si intrecciano le reti, dai trasporti alle telecomunicazioni, dove l’efficienza energetica e la protezione dell’ambiente fanno parte di un unico framework. Se le persone si muoveranno meno per lavorare, sono i dati che dovranno raggiungerle. Abbiamo bisogno di puntare sulla giusta localizzazione dei data center. Genova – con il progetto 2Africa di cui Orange è partner – accoglierà l’hub di attracco per cavi sottomarini GN1, posizionando il Paese come punto di interconnessione strategico per le reti di cavi sottomarini, collegando Africa, Europa e Medio Oriente. C’è bisogno di credere nel cloud e nell’edge computing, anche in vista delle applicazioni industriali 5G, perché tutto ciò che è connesso diventa centrale. Il PNRR è un’opportunità senza precedenti per il replatforming del Paese, ridurre il gap infrastrutturale e rilanciare lo sviluppo da Nord a Sud. Lo stato di emergenza ha dimostrato che le cose si possono fare. Ci muoviamo in un sistema complesso di cambiamento, ma la complessità non può essere un alibi all’immobilismo. Quello che non si capisce è sempre complesso da realizzare. Per questo, servono competenze. Anche la burocrazia deve diventare agile, per assecondare il dinamismo di un paese che vuole cambiare».