A cura di Christian Parmigiani, Board Member di Impresoft Group
Mai come in questi ultimi mesi la sostenibilità ambientale è al centro dell’agenda politica del nostro Paese. Un tema che per un terzo degli italiani è già una priorità, con una visione orientata sempre più verso il pragmatismo, soprattutto nelle generazioni più giovani, come dimostrano gli oltre 50.000 ragazzi scesi in piazza a Milano il mese scorso per chiedere risposte alla crisi climatica.
Se la sensibilità degli individui pare in forte crescita, sul fronte aziendale credo ci siamo ancora molto da fare. Come attesta il Rapporto 2021 sul Finanziamento per lo Sviluppo Sostenibile, nel mondo la maggior parte delle aziende si sta muovendo ancora troppo lentamente e il modello di business attuale non sta cambiando abbastanza velocemente per raggiungere gli obiettivi mondiali in termini di sostenibilità.
Si aprono però anche degli spiragli positivi, con opportunità non immaginabili fino a due anni fa. Basti pensare che dei circa 190 miliardi del PNRR, 85 miliardi sono stati destinati proprio al tema ambientale nelle missioni legate all’impatto climatico e ai trasporti sostenibili, 20 sono destinati all’impatto sociale (ad esempio, investimenti per una maggiore inclusione e protezione del lavoro) e altri miliardi vengono distribuiti su vari progetti rivolgendosi ad aziende di molti settori high tech. In sintesi, alla sostenibilità vengono riservati più fondi che al digitale (40 miliardi di euro).
L’impatto del digitale
Certamente la trasformazione digitale ha subito un’accelerazione consistente negli ultimi anni, ma per l’ambiente non rappresenta di per sé un aspetto positivo. Se guardiamo alla dematerializzazione tutti noi possiamo concordare che non sprecare la carta è immediatamente percepito come comportamento corretto verso l’ambiente, ma molti non pensano che anche una singola mail da un megabyte ha un impatto ambientale consistente e, durante il suo ciclo di vita, emette circa 20 grammi di CO2 (se facciamo un calcolo conservativo, ipotizzando un flusso di 20 mail al giorno, questo ci porta nell’arco di un anno a produrre le stesse emissioni di un’auto che si sposta da Bolzano a Bari.
Non andiamo meglio nemmeno se ci soffermiamo sulle nuove tecnologie. Uno studio dell’MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel 2019 ha dimostrato che addestrare un modello di intelligenza artificiale di grandi dimensioni produce tanta anidride carbonica quanto cinque automobili in tutto il loro ciclo di vita, dalla produzione in fabbrica allo smaltimento, incluso il consumo di carburante. Anche gli scenari emergenti non sono a impatto zero, secondo le stime dell’Università di Cambridge, nel 2019 il consumo di elettricità dei bitcoin è stato di poco superiore a quello dell’intero Egitto e di poco inferiore a quello della Polonia.
Già nel 2008 le tecnologie digitali utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e informazioni (ICT) hanno contribuito per il 2% alle emissioni globali di CO2, nel 2020 sono arrivate al 3,7% e raggiungeranno l’8,5% nel 2025, l’equivalente delle emissioni di tutti i veicoli leggeri in circolazione.
Perché è necessario un approccio unitario all’ambiente, alla società e alla gestione
Proprio in quanto polo tecnologico in grado di accompagnare i clienti nella trasformazione e affrontare le necessità di digitalizzazione di qualsiasi tipo di impresa, Impresoft Group si impegna fortemente sul fronte della sostenibilità ambientale da due punti di vista: verso l’interno, promuovendo comportamenti corretti nei nostri uffici e scegliendo sedi che siano dotate di sistemi di efficientamento energetico, con lo spegnimento automatico dei dispositivi non utilizzati, e dotandosi di data center green recentemente rinnovati, e verso l’esterno, a partire dall’adozione di una politica carbon neutral con i nostri partner e guidando i clienti verso scelte corrette e consapevoli, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche ecologico.
Recentemente Impresoft Group ha aderito alla Green Software Foundation, un’organizzazione non-profit che ha l’obiettivo di mettere la sostenibilità al centro dell’ingegneria del software perché in futuro la sostenibilità sia considerata un parametro sempre più importante anche durante lo sviluppo del software, in modo da ridurre i consumi dei computer che lo eseguono e quindi l’impatto negativo sull’ambiente.
Abbiamo aderito al progetto collaborando con i grandi big della tecnologia per creare insieme le linee guida del mercato su come operare in maniera etica rispetto all’ambiente. Abbiamo, inoltre, aderito al programma Partner Pledge di Microsoft con la volontà di farci ambasciatori nel promuovere la crescita e la diffusione delle competenze digitali, la diversità e l’inclusività e per collaborare nella creazione e lo sviluppo di una Intelligenza Artificiale responsabile ed etica, oltre che a un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale.
L’attenzione all’ambiente ci impone, infatti, di ragionare a 360 gradi rispetto alla comunità nella quale operiamo, pensando alle esigenze delle persone anche in termini di sostenibilità sociale con la formazione sulla tecnologia per vincere lo skill shortage, la collaborazione con le università in ambito STEM e alla sostenibilità economica e di governance, promuovendo le politiche di diversità che caratterizzano il Gruppo e sostenendo il suo piano di crescita e di investimento.
Impresoft Group abbraccia infatti il concetto di ESG (Environmental, Social e Governance) cioè la visione della necessità di un impegno etico e morale dell’azienda verso l’ambiente, la società e la gestione che debba essere considerato in modo unitario. Tale impegno non rappresenta solo una scelta per il Gruppo, ma si traduce nella volontà di accompagnare le aziende nell’effettuare valutazioni corrette in termini di ESG, perché, oltre a un obbligo morale e verso le generazioni future, sarà proprio questo asset a pesare in modo sempre più consistente sui risultati di business dell’azienda e ne determinerà il valore.