Le aziende data-driven possono guardare lontano

Le aziende italiane puntano sull’innovazione: 7 su 10 hanno creato una divisione dedicata
Filippo Ligresti, Vice Presidente e General Manager di Dell Technologies Italia

Prosegue la crescita a doppia cifra di Dell Technologies, oggi più che mai a fianco delle imprese che necessitano di un approccio integrato per finalizzare con successo il proprio percorso di trasformazione digitale

Nel giro di 18 mesi, il Covid-19 ha accelerato il processo di trasformazione digitale intrapreso dall’Italia, favorendo un cambiamento culturale nella leadership delle aziende con la presa di consapevolezza che il digitale dà l’opportunità di trasformare ogni business.

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«Siamo all’alba della più grande trasformazione economica della nostra storia. Da qualche mese l’economia ha ripreso a funzionare. Non a caso, dalla fine dell’estate abbiamo registrato tassi di crescita, anno su anno, molto importanti – dichiara Filippo Ligresti, Vice Presidente e General Manager di Dell Technologies Italia. «Oggi il digitale è al centro dei ragionamenti, degli investimenti e delle prospettive delle aziende italiane».

A livello globale, Dell Technologies ha registrato il miglior secondo trimestre della sua storia, un risultato che non è legato soltanto alla crescita della domanda di strumenti legati all’emergenza pandemica (personal computer, notebook ecc.) ma alla richiesta, da parte delle imprese, di tutte le altre tecnologie relative all’infrastruttura. «Risultati eccellenti anche a livello locale. Alla dinamica sicuramente positiva del mercato italiano, si aggiunge la vitalità del nostro team e del nostro canale», commenta Ligresti.

Dal 2020 in avanti Dell Technologies Italia ha puntato ad aiutare i clienti, dal più grande al più piccolo, a gestire nel miglior modo possibile l’emergenza sanitaria, supportandoli nell’implementazione dei progetti di remote working con un focus particolare sulla sicurezza. Ma come sarà il ritorno in ufficio? La maggior parte delle imprese manterrà un modello di lavoro ibrido. Secondo Ligresti occorrerà comunque trovare nuovi equilibri, per essere più efficienti e produttivi possibili.

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I dati, «un onere più che un vantaggio»

Oggi ogni azione genera una mole di dati incredibilmente elevata, dati da cui le aziende che devono sapere estrarre informazioni utili. La sfida più grande per le imprese risiede proprio nella capacità di acquisire un vantaggio competitivo lavorando sui dati. Tuttavia, per la maggior parte delle organizzazioni a livello globale, la crescita esponenziale dei dati è diventato un vero e proprio onere, piuttosto che un vantaggio. Il volume, la velocità con cui si generano, e la differente tipologia di dati in possesso delle aziende, sta sopraffacendo la stessa tecnologia creando problematiche ai team e nei processi. In generale, la possibilità di trarre vantaggio dal possesso e dall’analisi dei propri dati, si sta infrangendo su una serie di barriere, che vanno dal gap di competenze interne alle tematiche di privacy e sicurezza.

Uno scenario in cui il 73% delle imprese italiane ha visto una crescita dei dati generati internamente, mentre oltre il 60% dichiara di averne raccolti di più rispetto al passato.

Questo è quanto emerge da uno studio globale di Forrester Consulting – commissionato da Dell Technologies – che ha analizzato i dati dei decision-maker in 45 paesi del mondo.

Secondo la ricerca, in Italia oltre il 70% delle aziende ha difficoltà a raccogliere, analizzare e prendere decisioni basate sui dati. Tra le barriere più rilevanti, emerge una significativa mancanza di competenze interne necessarie al prosieguo del processo di trasformazione digitale. Circa il 40% delle aziende italiane, infatti, non riesce a trarre valore dal dato a causa della mancanza di figure professionali interne esperte di data science. Una cifra che arriva al 46% se si prendono in considerazione anche competenze tecniche più allargate com, per esempio la capacità di gestire eventi critici come i data-lake.

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Un fenomeno che trova riscontro anche a livello operativo. Solo il 22% delle aziende dichiara di aver introdotto iniziative volte a “democratizzare” il dato all’interno della propria organizzazione, con il 61% che ammette di non basare i propri target di sviluppo professionale sui dati. Inoltre, appena il 10% del panel sta incentivando i propri dipendenti a innovare, facendo leva sui dati e sui processi di analisi degli stessi.

In questo quadro, il 45% delle aziende dichiara di non essere riuscito ancora a raggiungere i propri obiettivi di digitalizzazione. Una cifra notevole, alla luce dello scenario digitale, le cui dinamiche sono state accelerate dall’emergenza sanitaria ancora in corso. Ma che è inferiore rispetto a paesi generalmente considerati più maturi rispetto all’Italia dal punto di vista dell’innovazione. In Inghilterra, in questo caso, la cifra sale al 55%, mentre si assesta al 52% in Germania e al 56% in Francia.

In ogni caso, aumenta, ed è destinato a crescere ancora, l’investimento IT delle aziende italiane, con un incremento del 18% nel corso dell’ultimo triennio, e un futuro atteso balzo del 65% entro il 2024.

«La ricerca ha evidenziato diverse dinamiche particolarmente rilevanti, nonché una serie di paradossi sul modo in cui le aziende stanno utilizzando i dati in loro possesso – spiega Filippo Ligresti. «In questo quadro, emerge che molte aziende operano con una percezione che non corrisponde pienamente alla realtà. Ci sono aziende che ritengono di essere data-driven, ma poi non massimizzano questi dati come vero capitale aziendale e non danno priorità all’utilizzo dei dati in tutta l’organizzazione. Altre realtà, che dispongono già oggi di una mole di dati maggiore rispetto alla loro capacità di gestione, realizzano che il business richiede un ulteriore set di dati. Infine, molte aziende riconoscono e credono nei vantaggi di un modello operativo as-a-service, ma solo un numero esiguo di esse ha compiuto i passi necessari per integrarlo. È chiaro che le aziende necessitano di una strategia efficace per la gestione dei dati e per affrontare questi paradossi. Questo sarà possibile solo grazie a un approccio integrato che tenga conto della necessità di finalizzare il proprio percorso di trasformazione digitale”.

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La sicurezza al primo posto

Un altro tema importante, per Ligresti, è la sicurezza. Gli attacchi informatici sono infatti sempre in agguato, ma le infrastrutture e i dispositivi offerti da Dell sono intrinsecamente sicuri, grazie a sistemi completi di rilevamento e risposta alle minacce, di protezione dei dati e cyber recovery. Nel contempo, le aree su cui si sta concentrando Dell Technologies sono quelle del multi cloud e dell’edge.

«Il 2020 è stato un anno record anche per il canale. Un trend che sta proseguendo anche nel 2021 – conclude Adolfo Dell’Erba, Channel Senior Director di Dell Technologies Italia -. Siamo il paese, per quanto riguarda l’Europa dell’ovest, che sta facendo meglio».