Arrivano i data center edge targati Vertiv

Arrivano i data center edge targati Vertiv

Smarcata la latenza, efficienza e sostenibilità al centro del progetto infrastrutturale del vendor USA

Il mondo dei data center è in profonda trasformazione. Soprattutto in relazione al cloud computing. Abbiamo dapprima assistito a una potente spinta verso l’accentramento dei dati in pochi mega data center situati soprattutto negli USA. La protezione e la privacy dei dati hanno invertito l’oscillazione del pendolo e oggi la tendenza, diametralmente opposta, è verso la periferia. Un respiro che spingerà sempre di più a lasciare almeno una parte dei dati più vicino ai luoghi in cui vengono generati in data center distribuiti nel territorio. Questa tendenza resa possibile dallo sviluppo delle reti e della tecnologia porta con sé molte opportunità. Maggiore fruibilità delle informazioni, più velocità e sicurezza, risparmio energetico e sostenibilità ambientale. In questo processo la parola che meglio di qualsiasi altra almeno per ora illustra i molteplici cambiamenti in corso è edge. Da sola o abbinata a termini come datacenter, 5G, computing. Come illustrato durante il recente Tomorrow data center forum organizzato da Vertiv, edge è ormai sinonimo di trasformazione digitale dell’infrastruttura, capacità di calcolo distribuito e prossimità all’utenza.

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Superare la latenza

Un elemento importante quando si parla di edge computing è la latenza. Perché da essa dipende la qualità del servizio erogato. Chi si trovava a gestire i contenuti ha cercato di risolvere il problema dapprima spostando i data center in Europa. La latenza è così passata dai 200 ms a 50 ms. Ancora oggi però l’IT manager pur disponendo di data center più vicini, quando tenta di implementare delle applicazioni cloud che comportano uno spostamento cospicuo di dati patisce ancora performance deludenti. I 10 o 20 ms raggiungibili appoggiandosi a un data center situato alla periferia di Milano non sono più sufficienti. La parola d’ordine è l’edge o il data center di prossimità. Oggi società specializzate sono in grado di implementare architetture di edge computing ed edge cloud grazie alla tecnologia Vertiv costruendo data center distribuiti in prossimità del luogo in cui si trova una delle 750mila aziende in Italia che attendono una soluzione a questo problema.

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«Questa rete di data center distribuiti – afferma Stefano Mozzato, country manager Italia di Vertiv – piccoli ma efficienti, dalla enorme scalabilità e dalla potenza molto contenuta permette di dimensionare questi data center in funzione della domanda della singola azienda». Le sale dei nuovi data center non sono una accanto all’altra in un unico edificio. Ma distribuite sul territorio. Interconnesse in fibra ottica punto a punto. Integrando la catena impiantistica della parte di trasmissione dati con bassi tempi di latenza – oggi nell’ordine delle frazioni del ms – sfruttando appieno l’intera banda a disposizione. Piccoli ma non meno affidabili, i data center di ultima generazione possono essere realizzati nel rispetto delle specifiche Tier4, vale a dire progettati per essere totalmente fault-tolerant, completamente ridondati in ogni componente, con un uptime garantito del 99,995%, pari a non più di 26,3 minuti di downtime annuale.

Struttura e tecnologia dei data center

Lo sviluppo dell’edge determinerà una trasformazione epocale dello spazio urbanizzato. La nostra esperienza del mondo costruito si rimodellerà completamente su criteri del tutto nuovi. Con i dati che arriveranno agli edge data center dentro alle città, attaccati alle antenne 5g. Ma quanto è lecito aspettarsi a livello di analisi dei dati, storage e selezione dei dati? «Lo sviluppo della tecnologia negli ultimi due anni – spiega Maurizio Davini, CTO Università di Pisa – ha impresso una spinta notevole verso l’HPC on the edge e ai sistemi basati sulle nuove tecnologie di CPU, GPU e acceleratori. Tutte spostabili verso l’edge. I micro data center collegati a sistemi di storage all flash senza problemi di consumo e di raffreddamento sono sempre di più integrabili ai sistemi di calcolo e di analisi. Inoltre – prosegue Davini – è già possibile implementare tecnologie di virtualizzazione più legate all’ambiente cloud già direttamente nell’edge. Studi recenti hanno dimostrato che virtualizzando strutture HPC la perdita di performance rispetto alle infrastrutture tradizionali è minima e sostenibile. E’ chiaro però che tutto questo va a integrarsi con un design innovativo dei data center edge. Perché spostare queste potenze di calcolo verso l’edge richiede innovazione a livello di condizionamento, power supply, adozione di liquid cooling, ecc».

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Edge care

Il concetto di vicinanza fisica dell’edge non si esaurisce solo con l’aspetto fisico o tecnologico. Altrettanto importante è il tema della vicinanza al cliente coniugata con la user experience. I cosidetti OTP spesso non sono solo lontani per la parte di infrastruttura ma anche per quella di care, di assistenza. Un aspetto sul quale Vertiv punta molto. «Quando parliamo di un service efficiente che supporti l’affidabilità di questi sistemi – spiega Andrea Faeti Service, sales director di Vertiv – disporre di una struttura service capillare sul territorio è centrale. Vertiv con una rete di oltre 140 tecnici sul territorio garantisce un supporto in poche ore H24. I sistemi edge tipicamente piccoli in termini di dimensioni non sono meno complessi o completi di quelli tradizionali». Tutte le tecnologie tipiche infrastrutturali – continuità elettrica, gestione del calore, distribuzione elettrica, metering, ecc sono presenti. «In questo contesto – prosegue Faeti – è importante che i tecnici a disposizione dei clienti dispongano di capacità di approccio multidisciplinare all’infrastruttura IT. In quest’ottica la tecnologia ci aiuta e ci aiuterà sempre di più a fare service efficace e efficiente». Gli apparati Vertiv sono già in grado di comunicare in modalità IOT le variazioni del loro funzionamento. Potendo contare sulla disponibilità di una quantità enorme di dati di tipo diagnostico e funzionale sui quali poter implementare i cosiddetti connected services.

«L’esempio è LIFE di Vertiv, un servizio che tramite la connessione IOT degli apparati di infrastruttura, tipicamente sistemi UPS e di condizionamento, è in grado di rendere disponibile alla centrale operativa lo stato di questi dispositivi, le loro transizioni e un numero elevato di parametri tecnici. Che ci consentono di tenere sotto controllo queste unità interpretando le possibili anomalie. Disporre quindi – conclude Faeti – di un sistema diagnostico collegato in tempo reale con l’infrastruttura informatica a disposizione dei customer engineer di Vertiv sul territorio ci permette di intervenire nella maniera più rapida e proattiva, in alcuni prima ancora di essere chiamati. Grazie ai dati che ci permettono di fare analisi manutentiva che ci consente di sviluppare modelli di manutenzione ottimizzata».

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