Neutralità e democrazia della rete centrali nella strategia di sviluppo dell’hub milanese. Sul tavolo nuovi investimenti infrastrutturali, l’apertura di nuovi centri e il varo di una piattaforma comune per gli ISP italiani
«Il collegamento al Namex? È tra le mie priorità» afferma Alessandro Talotta, presidente di MIX, Milan Internet eXchange. «È mia intenzione aprire un tavolo per discuterne: se si vuole collaborare noi siamo disponibili». Un impegno formale, dunque, per risolvere l’annosa questione di interconnettersi allo snodo di Roma e favorire il consolidamento del peering in Italia. «MIX è una realtà molto importante per il mondo internet, anche se dal suo fatturato non lo dimostra» celia Talotta. «Ma lo è in termini di volumi di traffico scambiato, reti connesse e operatori, più di 350». Telco, fornitori di contenuti, grandi e piccole realtà. «MIX favorisce lo sviluppo di una comunità nella quale è possibile interloquire direttamente. Dove anche un operatore di piccole dimensioni con una semplice connessione può interfacciarsi con tutte le reti degli operatori nazionali e internazionali, all’interno di un flusso continuo di traffico tra Italia e Nord Europa dove sono presenti i principali hub di comunicazione».
Traffico cresciuto parecchio in questi mesi di emergenza sanitaria. «Il Covid ha costretto le persone a rimanere interconnesse per rimanere produttive. Generando richieste enormi in termini di dati, che continueranno a crescere. Perciò dobbiamo essere pronti». La trasmissione dati infatti necessita di architetture resilienti e affidabili. «Vietato perdere pacchetti di informazione. Per questo il MIX mette a disposizione tecnologie che consentono un flusso sempre più dinamico e coerente; tecnologie sulle quali continueremo a investire nei prossimi mesi per essere sempre all’avanguardia nei sistemi e soprattutto nei protocolli di interconnessione». Affidabilità che non può prescindere dalla sicurezza. «Il mondo internet cerca continuamente soluzioni per evitare down della rete e problemi di interruzione del servizio. Oggi internet veicola uno streaming di eventi in realtime che richiede elevati livelli di servizio. Questo significa che all’interno delle nostre infrastrutture ci devono essere sistemi per la gestione di picchi di traffico come quelli generati dalla trasmissione di un incontro di calcio, con punte che possono toccare i 13 Tera di dati per partita; per questo è fondamentale una continua collaborazione tra operatori e fornitori di contenuti perché il servizio venga mantenuto».
Un copioso flusso di dati generato soprattutto dagli OTT americani e cinesi. Che sarebbe opportuno rimanesse il più possibile nel nostro Paese. «Soprattutto se si tratta di contenuti generati e distribuiti in Italia – spiega Talotta – è giusto che gli operatori provino a installare qui le proprie porte di interconnessione senza dover disperdere risorse per trasportare il traffico magari fino ad Amsterdam, Parigi o Londra e poi riportarlo indietro. Uno sforzo sviluppato negli anni e che oggi, dato l’aumento dei volumi di dati, consente di evitare l’utilizzo eccessivo del trasporto, peraltro costoso». Oggi il traffico erogato dal MIX raggiunge picchi superiori al tera. «Questo ci consente di rimanere fra i primi 10 IXP d’Europa, non distanti dai due Tera di Parigi ma lontanissimi dai dieci di Amsterdam. Perciò dobbiamo crescere e aggregarci» rileva Talotta. «Ma per farlo è necessaria una maggiore consapevolezza da parte degli ISP italiani. L’idea è quella di creare una piattaforma comune e aumentare la nostra presenza e peso nelle organizzazioni internazionali. Soprattutto a livello europeo, dove si fanno scelte importanti. Dobbiamo far pesare la nostra voce».
Sfruttando la ripresa economica e uno scenario nel complesso molto favorevole, fatto di nuovi investimenti sulle reti fisse e mobili, dall’arrivo di capitale finanziario e dall’interesse dei fondi allo sviluppo di reti in fibra ottica, data center e mondo cloud. «Dobbiamo dotare in tempi rapidi il Paese di strumenti digitali che ci consentano di essere competitivi a livello internazionale. Noi come MIX faremo la nostra parte spostandoci dove è necessario». A patto però, sottolinea Talotta, che vengano rispettate alcune condizioni: neutralità di accesso da parte degli operatori, assenza di blocchi o, peggio, di monopoli. «Il datacenter deve essere più possibile neutrale. Non amiamo farci ospitare da operatori verticalmente integrati perché vuol dire che hanno sviluppato un sistema chiuso. Con questa nuova pianificazione, cercheremo di andare nelle città medio-grandi. Centri – conclude Talotta – che generano un forte scambio di traffico e dove la nostra presenza può favorire lo sviluppo di operatori del settore che vogliono localizzare le proprie risorse in quella specifica area».