L’interconnessione di persone, processi e oggetti continua a cambiare il modo di lavorare e a creare nuovi modelli di organizzazione, con sfide che mettono a dura prova le reti aziendali
Già da qualche anno, il WiFi ha cambiato l’infrastruttura delle LAN/WAN, le modalità di accesso alla rete aziendale e la fruizione della banda, in gran parte delle aziende italiane. Lo standard IEEE 802.11ac (ora denominato WiFi5 dall’IEEE) rilasciato nel 2014 sulle frequenze da 5GHz, negli ultimi anni è diventato la modalità di cablaggio delle reti più diffusa nelle aziende e nelle case italiane, dando inizio, insieme agli smartphone e ai tablet, al percorso di “liberazione” dai vincoli fisici di cavi, device e localizzazione, che è destinato a proseguire permettendo a persone, macchine e sensori di essere sempre connessi, indipendentemente dal device utilizzato e dal punto di accesso. Lo standard WiFi ha indubbiamente risposto alla domanda di connettività che si concentra nei luoghi chiusi, offrendo indiscutibili vantaggi rispetto alla connettività via cavo di un tempo.
DAL WIFI5 AL WIFI6
Dal 2020, con il lancio sul mercato di massa dei sistemi WiFi6, sta compiendo un nuovo passo in avanti, per sostenere il moltiplicarsi dei device, la crescita esponenziale del traffico dati e la domanda di connettività di persone, macchine e sensori distribuiti sul territorio. Il WiFi6 è un’evoluzione importante proprio perché indirizza la domanda di ubiquità della connettività a banda larga delle persone e dei sempre più numerosi oggetti collegati alle reti di aziende, organizzazioni e abitazioni. Rispetto al precedente WiFi5, il WiFi6 presenta alcuni sostanziali miglioramenti che hanno impatto significativo sull’efficienza e sulle performance delle LAN/WAN: oltre a una maggior velocità (teoricamente di 10 Gbps), una minore latenza di trasmissione dei dati e una maggiore estensione della copertura, introduce una funzione che consente l’allungamento della vita media della batteria dei dispositivi collegati essenziale per dispositivi a basso consumo IoT, e potenzia le capacità di trasmissione negli ambienti congestionati e in situazioni dove molti utenti provano ad accedere alla stessa rete.
Poi, entro il 2024 arriverà anche il WiFi 7, con una velocità massima teorica di 30 Gbps, sulle frequenze a 2,4, 5 e 6 GHz, sempre più orientato all’IoT. In Italia, mentre i consumatori e le micro-imprese hanno già cominciato ad avere in casa un router WiFi6 incluso nelle più evolute offerte di servizi di telecomunicazioni, per le aziende medie e grandi con LAN/WAN distribuite sul territorio il passaggio al WiFi6 fa parte di un processo di evoluzione graduale e molto “verticalizzato” in relazione alle dimensioni e al settore produttivo dell’impresa. Negli esercizi commerciali e strutture ricettive l’adozione del WiFi6 nelle aziende italiane sarà un passaggio relativamente semplice, fondamentale per mantenere il contatto con i clienti iperconnessi, sviluppare nuovi canali di interazione e offrire una customer experience di qualità. Nelle imprese distribuite e più grandi, dove la connettività aziendale evolve da anni con la coesistenza di reti fisse e mobili, invece il passaggio da WiFi5 a WiFi6 va ben oltre il rinnovo del parco dei router installati.
Qui integrazione, continuità e sicurezza rappresentano le sfide più critiche da superare, ma l’esigenza di supportare applicazioni “time-sensitive” di grande diffusione, come la videocomunicazione, sarà determinante e seguito in molti casi dall’utilizzo per supportare applicazioni di formazione a distanza, videosorveglianza, monitoraggio impianti e localizzazione di utenti in spazi aziendali sempre più ampi.
In diversi casi, il WiFi6 potrebbe diventare lo standard dominante per supportare applicazioni di telemedicina, infomobilità e broadcasting di contenuti in cui device, sensori, telecamere, applicazioni, database e data center dialogano con gli individui in ambienti tecnologici eterogenei ad alta densità di interferenze, dove è più economico e sicuro utilizzare la rete fissa per distribuire connettività wireless a un alto numero di persone per un periodo di tempo limitato.
PRIVATE LTE/5G
Ovvero come connettere più persone, oggetti e veicoli in movimento. Nelle medie e grandi imprese distribuite (con più sedi sul territorio) le reti aziendali, su cui poggiano applicazioni e processi di comunicazione essenziali per la vita dell’azienda, sono le infrastrutture che negli ultimi anni sono state messe a più dura prova, con evidenti impatti su sicurezza, organizzazione e budget ICT. Adesso, emergenza sanitaria, forza lavoro decentrata e trasformazione digitale richiedono alle WAN ancora maggior resilienza, automazione e copertura, mentre si moltiplicano le sfide nei confronti della mobilità e delle comunicazioni “mission critical”. Nei luoghi che non possono essere raggiunti dalla rete fissa con servizi a banda larga di alta qualità, per estendere la connettività a persone e oggetti in movimento e supportare la comunicazione dei dati “core business”, da poco più di un anno, le grandi imprese distribuite hanno iniziato a guardare alle soluzioni di Wireless WAN basate su LTE e 5G.
Sfruttando le tecnologie LTE e 5G, le imprese possono implementare reti mobile private, in cui il traffico è protetto e i servizi di comunicazione sono disegnati specificamente per supportare applicazioni in cui qualità dei servizi, tempi di latenza e capillarità sono necessari al core business. Le Private WAN basate su LTE e 5G sono reti costruite utilizzando la tecnologia di rete mobile per coprire edifici o siti di proprietà di specifiche imprese, che rispetto alle reti cablate Ethernet o WiFi supportano la completa mobilità di utenti, oggetti, veicoli con servizi di alta qualità, maggior sicurezza e ampia copertura.
Nelle soluzioni di Private LTE e/o 5G, i requisiti di sicurezza elevati e l’isolamento dal dominio pubblico consentono di proteggere la rete aziendale da attacchi informatici o malfunzionamenti della rete pubblica, mentre l’organizzazione che la possiede può gestire direttamente l’autenticazione e l’autorizzazione dei dispositivi e tenere traccia dei dati di consumo per scopi di contabilità e controllo.
In Europa grandi industrie manifatturiere, trasporti e organizzazioni del settore pubblico a livello europeo guidano i primi passi di un mercato che crescerà velocemente e sarà caratterizzato da una forte verticalizzazione in base alla specificità delle organizzazioni clienti. In EMEA la spesa delle imprese “non Telco” per le infrastrutture di Wireless WAN basate su LTE e/o 5G passerà dagli attuali 400 a 1.400 milioni di euro nei prossimi 4 anni, mentre le reti saranno implementate con diversi modelli di sviluppo, anche in relazione alla regolamentazione dello spettro delle frequenze 5G dei diversi Paesi. Per esempio, in Italia, il modello di implementazione che potrebbe diffondersi è quello in cui le aziende potranno acquistare tali soluzioni in modalità “as a service” dalle Telco, mentre in Germania lo Stato ha concesso specifiche licenze per l’utilizzo di una porzione dello spettro 5G direttamente alle imprese “non Telco” che potrebbero costruirsi autonomamente le proprie reti mobili private.
Infatti, sta crescendo l’attenzione delle grandi imprese verso la possibilità di realizzare reti private basate su tecnologia LTE e 5G, in particolare nella prospettiva di utilizzare le funzioni di Network Slicing del 5G in grado di supportare molte applicazioni logicamente separate (su una singola rete fisica), offrendo servizi di comunicazioni con diverse caratteristiche di accesso, banda, latenza, affidabilità, Quality of Service e sicurezza, che possono essere definite in base alle esigenze dell’impresa utente sulla sua rete mobile privata. Nel futuro, con la progressiva estensione del 5G e la proliferazione di oggetti connessi, per le imprese sarà sempre più possibile scegliere la rete fisica più idonea a erogare le diverse applicazioni.
La coesistenza di reti fisse e mobili in grado di agire in continuità caratterizzerà gli ambienti dentro e fuori le imprese, in uno scenario dove alla maggiore astrazione delle risorse fisiche di rete corrisponderà una crescente “materializzazione” di Internet, in termini di offerta di servizi integrati con gli oggetti fisici, quali ad esempio computer al bordo delle strade e sui veicoli, sensori, device AR/VR e altri apparati per abilitare i sistemi di produzione dell’Industria 4.0.
Daniela Rao senior research and consulting director di IDC Italia