Italiani sempre più interessati alla sostenibilità dei brand

Nuova nomina in SAP

Lo studio SAP ha coinvolto 1.250 consumatori per comprendere la percezione che hanno sulla sostenibilità e cosa si aspettano dalle aziende in termini di impatto ambientale, economico e sociale. L’esperienza di Safilo

Il valore della sostenibilità ha sempre fatto parte del Dna di SAP. È noto infatti l’impegno del colosso tedesco del software per aiutare le aziende ad avere un impatto positivo sull’ambiente e la società. Non si tratta più soltanto di crescere, ma di farlo in modo sostenibile. Questo è quello che chiedono i consumatori che durante la pandemia hanno apprezzato e premiato con le loro scelte le aziende più trasparenti.

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Da uno studio svolto in Italia da SAP e Qualtrics nel primo trimestre del 2021, intervistando 1.250 consumatori, emerge infatti che la sostenibilità sarà sempre di più il fattore più importante nelle decisioni di acquisto di un prodotto o di un servizio. E sostenibilità e digitalizzazione procedono di pari passo: se si digitalizza è più facile essere sostenibili. E un’azienda sostenibile ha maggiori possibilità di competere con successo.

La ricerca si è concentrata sui comportamenti d’acquisto e sulle percezioni dei consumatori in 5 aree (food, automotive, moda, utilities e trasporto pubblico), e ha analizzato alcuni elementi specifici come la trasparenza, la conoscenza delle strategie e delle iniziative adottate dai brand, la disponibilità a pagare di più per prodotti sostenibili e a far parte di una community.

Il livello di consapevolezza delle persone, come è emerso dall’indagine, è piuttosto elevato: oltre il 44% (media tra automotive 49%, food 48%, fashion 47% e 33 utilities)  dei partecipanti all’indagine considera infatti la sostenibilità un tema molto importante.

«Il desiderio di ridurre gli sprechi lungo le catene di approvvigionamento ed entrare in un’economia circolare stava già spingendo molte aziende a integrare la sostenibilità nelle loro attività principali, ma la pandemia ha fatto emergere un mondo interconnesso in cui persone, relazioni e risorse si possono unire per risolvere le più grandi sfide del pianeta – dichiara Emmanuel Raptopoulos, amministratore delegato di SAP Italia -. In questo nuovo mondo, le imprese sostenibili e intelligenti stanno cercando non solo di soddisfare i requisiti di conformità e trovare nuove efficienze, ma anche di creare nuovi modelli di business per la crescita a lungo termine e concentrarsi sulla sostenibilità per soddisfare i nuovi green consumer. Nel nostro ruolo di innovatori, vogliamo realizzare un impatto economico, ambientale e sociale positivo in Italia, collaborando a stretto contatto con clienti e partner, fornendo soluzioni e servizi che soddisfano le sfide e le opportunità di sostenibilità delle imprese e dando l’esempio attraverso i nostri processi e programmi sostenibili».

La strada verso la sostenibilità deve proseguire dritta

La ricerca rivela che, per quanto riguarda il settore food, il 48% degli intervistati sceglierebbe con maggior probabilità un marchio di prodotti alimentari riconosciuto come sostenibile mentre il 45% ritiene importante che i brand puntino a un approvvigionamento sostenibile perché ritengono che in questo modo l’ambiente sia rispettato. Infine, il 56% desidera monitorare l’impronta di carbonio dei marchi alimentari, mentre il 24% afferma di farlo già.

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Nel mondo della moda, il 47% degli intervistati considera molto importanti le pratiche di sostenibilità dei propri brand preferiti, con l’83% che reputa che il design di un prodotto possa ridurre il suo impatto ambientale (materiali, imballaggio, processo industriale ecc.) e il 79% degli intervistati che controlla spesso o a volte l’origine delle materie prime dei prodotti che acquista.

Per il 39% dei clienti, i nuovi acquisti di abbigliamento sono influenzati dall’impatto che la loro produzione ha sull’ambiente (per esempio, energia consumata, tipo di imballaggio ecc.), mentre il 54% dei consumatori è molto propenso ad acquistare un prodotto basato su una nuova materia prima riciclabile (come le fibre vegetali o di frutta).

Il 49% del campione dichiara che la sostenibilità è un elemento essenziale per acquistare un’auto e il 51% tiene conto delle emissioni del produttore per decidere quale modello acquistare. Il 46% valuta l’origine sostenibile dei materiali e il 45% il riciclaggio dei componenti alla fine della vita del veicolo.

Oggi quasi tutti i produttori automobilistici offrono modelli con diversi motori e livelli di emissioni. Nonostante la presenza di queste opzioni, quasi il 70% degli intervistati è convinto che le case automobilistiche potrebbero fare di più per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in relazione alle emissioni di carbonio e ai consumi energetici.

Questi dati mostrano che la trasparenza è essenziale quando si tratta di migliorare l’immagine dell’azienda. L’inserimento di informazioni sulla provenienza sostenibile di alimenti o indumenti nell’etichettatura è un importante vantaggio competitivo. In particolare, nel food emerge che i consumatori sono consapevoli che l’approvvigionamento influisce sull’ambiente e quindi una maggiore trasparenza della supply chain alimentare può essere fondamentale per avere clienti fedeli.

Secondo Carlos Díaz, Chief Sustainability Officer SVP EMEA South di SAP “Per incrociare l’interesse che le persone dimostrano per le pratiche sostenibili, le aziende devono combinare tre tipi di indicatori: ciò che i clienti richiedono in termini di sostenibilità e quello che sono disposti a pagare; informazioni finanziarie, chiave per creare scenari di investimento e redditività; infine, la misurazione dei dati di sostenibilità delle loro attività con emissioni di tipo 1, 2 e 3, e la conformità agli standard. Solo così le imprese possono conoscere le aspettative dei loro consumatori, quali azioni è meglio intraprendere per soddisfarle e l’impatto del profilo green dei loro prodotti sul mercato».

Mancanza di consapevolezza sulle iniziative green

Nella moda si sente sempre più parlare di riciclo dei capi, crescita del mercato dell’usato e pay-per-use ma i consumatori non sono a conoscenza delle politiche dei brand in questi ambiti. Solo il 57% degli intervistati sa che alcune aziende hanno politiche di riciclo per i propri capi e il 22% di quelli che non lo sanno prenderebbe sicuramente in considerazione l’idea di usufruire di questo servizio.

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Oggi, oltre il 10% della popolazione sta già acquistando oggetti nei mercati di seconda mano e il 72% è interessato o lo acquista occasionalmente. Nel caso del pay-per-use, il 16% parteciperebbe a questo programma e il 19% lo prenderebbe in grande considerazione.

Il 21% dei consumatori ritiene che i propri fornitori di servizi pubblici (elettricità, gas, acqua ecc.) non comunichino in modo chiaro i programmi e le iniziative di sostenibilità e il 45% dà un punteggio inferiore a 5, con una scala da 1 a 10, nella comprensione delle azioni contro il cambiamento climatico sviluppate dal proprio fornitore. Per il 66% degli utenti, il contributo nel processo di decarbonizzazione per aiutare a combattere il cambiamento climatico ha una rilevanza superiore a 5 nella valutazione da 1 a 10.

Se ne deduce che le utilities potrebbero fare di più per aumentare la conoscenza sulle proprie politiche di sostenibilità e sui benefici, tenendo conto della rilevanza che questo aspetto ha per i consumatori.

Quanto siamo disposti a pagare di più?

Dallo studio SAP, emerge che l’importanza del prezzo, in tema di sostenibilità, varia a seconda del settore in questione. Nel food, il 68% dei consumatori afferma di essere disposto a pagare di più per i prodotti green purché la differenza di prezzo sia marginale. Contro un 18% che sceglierebbe il prezzo migliore; per questo segmento il fatto che una marca sia sostenibile non è rilevante.

Al momento dell’acquisto di un’auto, il 70% degli intervistati tiene conto dell’impatto ambientale dei servizi e della manutenzione e il 60% sarebbe disposto ad acquistare l’opzione green per rispettare le normative vigenti, anche se il 32% non è a conoscenza delle opzioni di manutenzione più sostenibili.

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, più della metà (58%) delle persone intervistate sceglierebbe un viaggio in treno di 5 ore con 4 volte meno emissioni rispetto a un viaggio in aereo di 1 ora. Il 50% aumenterebbe il tempo di viaggio di almeno il 50% per ridurre la propria impronta di carbonio. Più di due terzi del campione dichiara di valutare attentamente il prezzo quando pianifica un viaggio ma, nonostante questo, quasi il 60% aumenterebbe i propri costi dall’1 al 10% per ridurre la propria impronta di carbonio.

Nel caso delle utilities, il 50% degli intervistati cita il prezzo come deterrente nello scegliere fornitori con pratiche sostenibili anche se il 23% evidenzia una mancanza di conoscenza, soprattutto tra i più giovani. Il livello di reddito è fattore determinante in questo contesto poiché i consumatori con livelli più bassi sono più restii a pagare di più per servizi pubblici sostenibili rispetto a quelli con reddito più elevato; le percentuali sono rispettivamente del 14% contro il 20%.

Riassumendo, per il cibo, i trasporti e la manutenzione dell’auto, i consumatori sarebbero disposti a pagare di più, a differenza di quanto accade nell’ambito delle utilities. Per il trasporto, è importante mostrare sempre l’impronta di carbonio dei servizi offerti, garantire opzioni di compensazione, rendere i consumatori consapevoli delle proprie emissioni di viaggio e dare opzioni più ecologiche con prezzo e comfort simili. In questo caso, i clienti sono disposti a pagare un po’ di più e ad aumentare il loro tempo di viaggio.

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Fare parte di una comunità con valori di sostenibilità

Il 53% dei partecipanti allo studio sarebbe interessato a entrare a far parte di un network o di una comunità alimentare per promuovere il riciclo dei prodotti o il cibo sostenibile, sebbene, al momento, solo l’8% ne faccia già parte. Il 77% dei consumatori preferirebbe far parte di una community che premia l’acquisto di prodotti sostenibili piuttosto che appartenere a un programma fedeltà per acquisti a volume.

Nella moda, i consumatori chiedono di far parte di un movimento più grande, una comunità dove poter condividere interessi e valori comuni. Il brand è un veicolo per esprimere uno stile di vita, quello di una vita più sostenibile nel pianeta.

La visione di sostenibilità di Safilo

Per Safilo, referenza italiana per SAP, gli occhiali sono molto più di un semplice accessorio: sono la lente attraverso cui osservare, e definire, la bellezza che ci circonda. Artigianalità, innovazione, passione e competenze: questi sono i valori che distinguono il gruppo veneto che realizza e distribuisce prodotti di altissima qualità e dal design unico, con uno stile senza tempo e uno sguardo rivolto a un futuro più sostenibile.

«Nata nel lontano 1878, oggi Safilo è tra i più importanti player mondiali dell’eyewear – racconta Mirco Lucchetta, ICT Associate Director EMEA & HQ di Safilo -. I nostri clienti sono sempre più sensibili in tema di sostenibilità. Innovare significa quindi garantire la massima qualità nel rispetto dell’ambiente, utilizzando materiali e tecniche di lavorazione sempre più sostenibili in ogni fase di lavorazione». A partire dal 2020, Safilo ha introdotto nelle collezioni di occhiali l’Econyl, un materiale innovativo e sostenibile che, essendo prodotto dalla rigenerazione di materiali di recupero, contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale.

Econyl è ottenuto infatti tramite processi di rigenerazione di scarti di materiale sintetico (nylon) quali reti da pesca, tappeti e tessuti e possiede le stesse caratteristiche del nylon da fonte vergine o da petrolio, senza nessuna differenza di qualità o prestazioni. Può essere quindi riciclato, ricreato e rimodellato più volte, senza perdere le sue proprietà. L’obiettivo di Safilo è di espandere il più possibile l’uso di Econyl introducendolo progressivamente nelle collezioni di tutti i marchi in portafoglio. Sono inoltre in corso esperimenti molto avanzati su lenti realizzate con materiale riciclato.

«Anche la trasformazione digitale aiuta a disegnare un futuro più sostenibile e la conferma arriva dalla soddisfazione dei nostri ottici – conclude Lucchetta -. Una trasformazione che coinvolge a 360 gradi il nostro business, dalla fase creativa fino alle relazioni con gli stakeholder, i clienti e i consumatori».