Professionalità, strategie e innovazione. Il remote working è entrato nella vita delle aziende e dei loro dipendenti “senza bussare” e ha portato con sé conseguenze, anche positive, destinate a restare
Il mondo del lavoro e quello dei professionisti della gestione delle risorse umane hanno dovuto affrontare nel giro di pochi mesi una trasformazione epocale, dirompente e di forte discontinuità con il passato. Con Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz, abbiamo affrontato il tema della digital transformation e degli impatti sulle HR che ha avuto il remote working, entrato nella vita delle aziende e dei loro dipendenti “senza bussare”, portando con sé conseguenze, anche positive, destinate a restare. Per esempio, il cloud, elemento chiave nel garantire la business continuity e la produttività delle aziende perché ha permesso alle persone di accedere alle informazioni indispensabili per lavorare in ogni luogo, in ogni momento e da qualunque device.
CLOUD TRANSFORMATION
Uno spazio di lavoro virtuale dove le persone possono comunicare, condividere, collaborare in modo social e anche, in parte, formarsi. Per le aziende, però, il processo di “cloud transformation” ha creato una lista di sfide tecnologiche importanti, per far fronte alla molteplicità di dispositivi – anche personali – che possono essere utilizzati e che vanno abilitati all’accesso alla rete aziendale, in sicurezza.
Le aziende, quindi, devono garantire da una parte che l’infrastruttura tecnologica sia sicura ed efficiente, ma dall’altra devono anche fornire le competenze non solo digitali, ma anche relazionali e organizzative (remote leadership, comunicazione, lavoro in team a distanza, autonomia, capacità di lavorare e valutare per obiettivi). Ecco allora che la formazione ha un ruolo molto importante per permettere alle aziende e ai loro dipendenti di lavorare meglio a distanza – spiega Linda Gilli. «Le competenze sono infatti un fattore abilitante delle nuove modalità di lavoro. I cambiamenti si susseguono a grandissima velocità e la pandemia non ha fatto che accelerare questa tendenza. La formazione continua è un fronte sul quale le aziende dovranno investire sempre di più se vogliono rimanere competitive. I lavoratori stessi, quale che sia la loro anzianità e il loro ruolo, non devono sentirsi mai arrivati, ma inserirsi in una logica di lifelong learning, preparandosi a imparare cose sempre nuove». In quest’ottica di formazione continua, le tecnologie avranno un ruolo preminente nel ridisegnare il nuovo mondo del lavoro. «Imprese e dipendenti riusciranno a lavorare meglio a distanza grazie soprattutto alla collaboration» – afferma Linda Gilli. «Una gestione collaborativa completa e semplice non solo garantisce i risultati di business, ma è determinante anche per mantenere il senso di appartenenza dei lavoratori, che devono poter essere sempre in contatto con l’organizzazione e con i colleghi, senza il timore di non essere aggiornati su argomenti importanti».
PROGETTARE LA “NUOVA NORMALITÀ”
Un altro elemento coadiuvante che si svilupperà molto in futuro è quello dell’intelligenza artificiale. «Le applicazioni che possono beneficiare dell’AI nelle aziende sono tantissime» – continua Linda Gilli. «Se consideriamo l’angolazione specifica dello smart working, possiamo considerare, per esempio, i chatbot, software progettati per simulare conversazioni con un’altra persona e che possono fungere da assistenti virtuali, semplificando alcune operazioni e, in alcuni casi, anche aiutando i dipendenti sul fronte dell’accessibilità, rendendo la fruizione della tecnologia inclusiva e priva di vincoli».
Inclusione e socialità sono elementi determinanti nella gestione delle HR. A questo proposito, Linda Gilli tocca un tasto dolente di questa fase lavorativa, ovvero la mancanza dell’azienda come spazio di aggregazione, che è anche quello più difficile da ricreare. «Da una parte, grazie al cloud, possiamo ricreare uno spazio di lavoro virtuale, il più possibile collaborativo e sociale. Dall’altra – conclude il Cavaliere del Lavoro Linda Gilli – è necessario ripensare gli spazi fisici della “nuova normalità” che dovranno diventare ecosistemi in cui avvengono momenti di confronto, di contaminazione di idee, di condivisione, di formazione e crescita delle competenze».