Dal Fast Data Virtual Summit tutte le best practice per ottimizzare i vantaggi di un’infrastruttura basata sul cloud
Non sempre l’innovazione digitale conduce a percorsi virtuosi e risultati convincenti. Secondo uno studio Forbes/McKinsey il 70% delle trasformazioni digitali fallisce. Impreparazione, cattiva ideazione e pianificazione, conducono spesso a fallimenti, rinunce nei progetti di sviluppo e a perdite ingenti di denaro da parte delle aziende. Un dato impietoso e preoccupante al tempo stesso. «La pandemia ha accelerato il processo di trasformazione digitale attraverso l’adozione del cloud. Un passaggio epocale dal quale però molte aziende stanno facendo fatica a trarre vantaggi». E’ da questa premessa, non molto distante dalla considerazione iniziale sempre molto attuale, che sceglie di partire Ravi Shankar, direttore marketing di Denodo, per introdurre i temi della sesta edizione del Fast Data Strategy Virtual Summit, promossa dal vendor leader nella virtualizzazione dei dati e nella fornitura di servizi di integrazione e astrazione dati. Un’occasione di confronto per aziende e organizzazioni impegnate ad affrontare le insidie legate al passaggio alla transizione digitale, attraverso il dialogo con esperti e professionisti dei dati e la condivisione di best practice in tema di migrazione dati, applicazioni e infrastrutture in cloud.
Ad aprire l’evento lo speech di Mark Smith, CEO and Chief Research Officer di Ventana Research che dopo aver sottolineato come in questo momento aziende e organizzazioni di tutto il mondo siano alle prese sia con il problema di gestire una varietà di fornitori di servizi di cloud pubblico (AWS, Google, Microsoft) – ognuno con un proprio portfolio di prodotti, servizi e opzioni di archiviazione, capacità computazionale, rete e sicurezza – sia nella gestione di architetture aziendale ibride e multi-cloud. Una situazione resa se possibile ancora più sfidante dalla necessità di intervenire sulla governance e sull’integrazione dei dati residenti su cloud. «In che misura – si chiede Smith – il mio cloud provider è in grado di soddisfare le esigenze della mia organizzazione oggi e in futuro? Quanto siamo bravi a gestire il numero in continua crescita di cloud pubblici e privati di cui oggi disponiamo e sfruttiamo i servizi? Come gestire e far funzionare i sistemi multi-cloud e on-premise per ottenere valore dai dati presenti in ognuno di essi?». Una delle chiavi – suggerisce Smith – risiede nella capacità di accedere ai dati disseminati su ogni cloud attraverso la virtualizzazione e l’integrazione dei dati e dei cloud, progettando un architettura snella ma efficace che possa condurre al conseguimento dei risultati attesi.
Tema quest’ultimo ripreso anche nell’intervento di Pablo Alvarez-Yanez, Global Director of Product Management, Denodo che dopo aver illustrato la costante evoluzione degli strumenti di Data Lake negli ultimi anni ha introdotto funzionalità e vantaggi offerti dalla piattaforma Denodo Standard. «La disponibilità di soluzioni di data lake per lo storage e l’analisi di grandi quantità di dati continua a crescere. Così come le capacità di gestione e governance di questi strumenti. Ma questa è anche la promessa della nostra architettura, per l’integrazione dei dati nel cloud, volta a ridurre tempi di accesso a dati e informazioni in cloud, sfruttando tutto il potenziale della virtualizzazione dei dati».
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