Quali sono le priorità che guideranno gli investimenti IT verso il next normal? I nuovi modelli di business disegnati per rispondere alla pandemia spariranno finita l’emergenza? L’accelerazione dell’automazione continuerà?
I dati raccolti da IDC mostrano come l’effettiva performance del mercato IT sia stata superiore rispetto a quanto sondaggi e indicatori di mercato abbiano previsto a inizio pandemia. Il motivo di questo risultato è riconducibile al supporto fornito dal cloud computing, che ha permesso alle aziende di mantenere elevata la produttività anche e soprattutto in situazioni di home working e remote working. Gli investimenti operati dai service provider per soddisfare la domanda di servizi cloud e digitali non sono infatti calati. Inoltre, il lavoro e la didattica a distanza hanno determinato una crescita molto forte della vendita di personal computer (desktop e notebook), di monitor e di stampanti single e multi function.
Contestualmente, sono cresciuti molto anche gli investimenti in strumenti a supporto della collaboration e in soluzioni di sicurezza, che si sono dovute adattare velocemente ai nuovi ambienti di lavoro. Contro ogni aspettativa rispetto a quanto si poteva prevedere a febbraio 2020, la spesa ICT in Italia è cresciuta dell’1,1% rispetto al 2019, con un tasso di crescita medio annuo (CAGR) previsto nell’intervallo 2019-2024 pari al 3% circa. A guidare questi risultati, è soprattutto la componente software che ha chiuso il 2020 con una crescita del 5,6% ed è attesa a un CAGR del 7,2% da qui al 2024.
ROADMAP PERMANENTE
In un recente sondaggio di IDC condotto a livello mondiale, il 42% dei technology decision maker ha indicato che in risposta alla crisi pandemica le aziende hanno pianificato investimenti sostanziali in tecnologie per iniziare o supportare in modo più convinto il percorso di trasformazione digitale. Quello che stiamo imparando è che molte di queste iniziative nate come modi per mitigare l’impatto economico del lockdown causato dal Covid-19 sono diventate requisiti di una roadmap che è diventata permanente per garantire il successo della Future Enterprise nell’economia digitale. Nelle prospettive che IDC teorizza per la creazione dell’azienda del futuro, sono tre i principali filoni che devono collegare idealmente gli investimenti tecnologici e gli sforzi di trasformazione digitale. Il primo riguarda la creazione di una parità digitale della forza lavoro in modo tale da mettere nelle stesse condizioni chi lavora dall’ufficio e chi lavora da remoto; il secondo riguarda la capacità di rispondere alle nuove richieste del mercato; mentre il terzo ha a che fare con l’accelerazione delle iniziative di automazione in ogni aspetto della vita aziendale.
Il filone relativo alla parità digitale della forza lavoro è un problema che prima della pandemia le aziende non immaginavano nemmeno di dover affrontare. Infatti, a inizio 2020, mediamente solo il 15% dei dipendenti di un’azienda era abilitato a lavorare da casa. Con il lockdown questa percentuale è cresciuta drasticamente fino a una media del 45%, arrivando in molti casi a raggiungere anche il 100% dei dipendenti. Sebbene ormai la maggior parte delle realtà stia cercando di tornare alla normalità, molte di queste hanno già anticipato che i dipendenti che lavorano da casa rimarranno una quota parte importante della forza lavoro anche in futuro.
Supportare la forza lavoro ibrida e garantire che i dipendenti che lavorano da remoto (remote worker) e quelli che lavorano da casa (work-from-home) dispongano degli stessi set di strumenti di connettività e produttività dei loro colleghi che invece lavorano in ufficio sarà essenziale per il successo a lungo termine. Nelle sue annuali previsioni incentrate sul Future of Work, IDC afferma che oltre il 75% delle principali aziende a livello mondiale incrementerà entro il 2022 la propria spesa in modelli as a Service anche per il desktop e il workspace in quanto avranno incorporato all’interno dell’infrastruttura aziendale estesa anche il WFH. E oltre il 75% delle aziende appartenenti al G2000 avrà fornito una parità tecnica a una forza lavoro ibrida by design anziché per circostanza entro il 2023, consentendo loro di lavorare insieme separatamente e in tempo reale. Tali aziende per raggiungere questo obiettivo genereranno una spesa complessiva pari a circa due miliardi di dollari.
NUOVE ESPERIENZE DI CONSUMO
Inutile negare che la pandemia ha scioccato non solo le aziende ma anche i singoli consumatori, facendo crescere enormemente la paura per la salute personale e stigmatizzando tutti quegli atteggiamenti fino a prima normali e che oggi potrebbero essere veicolo di diffusione. In riposta a questa nuova situazione, molte realtà hanno cercato di sviluppare nuove esperienze di consumo senza contatto, come per esempio i “curbside pickup”, la possibilità di acquistare beni da un negozio senza nemmeno scendere dalla macchina ma ritirandoli direttamente dal marciapiede. Con una strategia di più lungo termine, le aziende andranno a investire anche in requisiti di design e di interfaccia utente a supporto dell’automazione dei processi che possano essere eseguiti senza contatto, prestando particolare attenzione alle esperienze vocali e alle opzioni self-service tramite applicazioni mobili. Entro il 2023 – secondo IDC – il 75% degli ordini di e-commerce di generi alimentari verrà ritirato dal marciapiede o in negozio, determinando un aumento del 35% degli investimenti in centri di micro-distribuzione in loco o nelle vicinanze. Inoltre, con il persistere della pandemia, nel 2021 il 40% delle attività di sviluppo applicativo si concentrerà sul ridisegno delle priorità del design e dell’interfaccia utente per supportare l’automazione dei processi senza contatto.
RIPENSARE L’UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE
In tema di automazione, le aziende adotteranno sempre più pratiche automatizzate di IT operations per supportare una maggiore scalabilità richiesta alle aziende digitali. Tecnologie di robotic process automation (RPA), robotica e artificial intelligence (AI) ricopriranno un ruolo sempre più importante nell’automazione del lavoro mentre un’attenzione continua alle operazioni autonome guiderà gli investimenti delle aziende di ingegneria digitale e nelle tecnologie delle digital operations. In questa prospettiva, il 45% delle attività lavorative ripetitive sarà automatizzato e/o potenziato entro il 2022, utilizzando “collaboratori digitali”, basati su intelligenza artificiale, robotica e RPA. E allo stesso tempo, il 75% delle aziende Global 2000 entro il 2023 adotterà operations automatizzate per trasformare lo staff IT e supportare un livello di scalabilità senza precedenti. La pandemia ha però creato situazioni uniche per alcuni settori specifici, richiedendo loro di ripensare al modo in cui utilizzano la tecnologia per interagire con i clienti che avrà ripercussioni anche sul futuro. Nel settore sanitario, per esempio, la telemedicina sarà un appuntamento fisso in futuro, con un terzo della popolazione fortemente interessata ad avere comunque un’opzione di telemedicina anche in epoca post-pandemica. Ciò spingerà gli operatori sanitari a investire nell’adozione di soluzioni e tecnologie di connected health.
Anche il settore dell’ospitalità implementerà già a partire da quest’anno tecnologie self-service cambiando il modo in cui interagiscono con gli ospiti. Di pari passo, anche i ristoranti che per sopravvivere hanno dovuto ricorrere alla consegna a domicilio, dopo la pandemia implementeranno soluzioni di consegna native, eliminando le commissioni di consegna di terze parti e aumentando i profitti del 25%. Guardando alla vendita al dettaglio, i pagamenti contactless hanno visto una maggiore adozione durante la pandemia e saranno visti come un imperativo per l’esperienza del cliente anche in futuro. Questo farà sì che l’85% dei rivenditori offrirà almeno due opzioni di pagamento contactless entro il 2023.
Sergio Patano, associate research director di IDC Italia