Il mercato e le nuove generazioni invocano a gran voce più digitalizzazione e sostenibilità; la prima aiuterà le imprese a essere più flessibili e reattive. Senza la seconda, invece, uscire dalla crisi economica sarà svantaggioso per il futuro delle aziende
Davvero il piano nazionale di Ripresa e Resilienza transizione 4.0 – PNRR – è in grado di ridisegnare lo scenario industriale del nostro Paese? Le aziende sono in grado di sfruttare innovazione, investimenti green, sostenibilità, creatività e design per la propria ripartenza o i più si accontenteranno di usare queste parole come slogan di marketing?
Sono gli argomenti discussi durante la tavola rotonda virtuale Innovability: transizione 4.0, innovazione tecnologica per uno sviluppo sostenibile, organizzata da SIDI Group e che ha visto la partecipazione di Massimo Dal Checco (CEO Innovhub e SIDI Group), Paolo Guazzotti (Direttore area Industria, Energia e Innovazione di Assolombarda), Alessandro Saviola (Presidente Gruppo Saviola), Luca Ceriani (Chief Digital & Tech Officer Alperia) ed Emanuele Preve (CFO Riso Gallo). Il rischio più grande è proprio quello del greenwashing, ovvero di considerare la digitalizzazione e la sostenibilità come il fine, propagandistico, e non come il mezzo per migliorare le aziende, davvero, costruendo una visione del futuro incentrata su questi due valori. Diversamente il rischio è di fare investimenti nel digitale che non portano risultati, ma che anzi risultino sottoutilizzati, facendo sprecare alle aziende una grande opportunità di trasformazione. Quella dei fondi in arrivo grazie al piano di Transizione 4.0.
La digitalizzazione in azienda può fare la differenza solo se ci si muove con una visione completa. Quando parliamo di innovazione digitale, dice Paolo Guazzotti di Assolombarda, intendiamo un processo che riguarda tre ambiti ben distinti: la “macchina” interna all’azienda, l’impatto che questa trasformazione ha verso l’esterno, il mercato e, infine, l’intero modello di business dell’organizzazione.
Un processo di trasformazione 4.0 che, sfruttando i 30 miliardi di euro che arriveranno per i progetti di innovazione dall’Europa, fa evolvere il piano Industria 4.0 portando il cambiamento non soltanto laddove è necessario cambiare e ammodernare i macchinari, ma ovunque in azienda sia necessario innovare i processi, rendere semplici le operazioni e formare le persone. Una grande occasione di cambiamento, di ripensamento delle aziende. Non tanto perché digitalizzazione e sostenibilità debbano per forza andare di pari passo. Ma perché ora, in questo momento, nessuna azienda può farne a meno.
Anche se per motivi differenti. Come spiega Massimo Dal Checco di SIDI Group che vede le due transizioni – quella digitale e quella energetica – vivere in maniera stretta e correlata perché, di fatto, hanno già dimostrato nei numeri i loro vantaggi economici e finanziari alle imprese che hanno intrapreso per tempo questa strada. Non si tratta di fare progetti di digitalizzazione o adoperarsi per portare la sostenibilità in azienda solo per dipingersi una livrea verde addosso; si tratta di trasferire nei bilanci i benefici che queste due transizioni portano davvero.
Per innovare serve la ricerca e per farla bene oggi è necessario usare la tecnologia; i macchinari evoluti e moderni generano dati e informazioni che, grazie al cloud è possibile elaborare in tempi rapidissimi, senza problemi di risorse computazionali e di storage, per ottenere risultati reali su differenti KPI aziendali. Inoltre, la digitalizzazione rende le aziende più flessibili, più resilienti e in grado di adattarsi senza sforzi a un mercato che non è mai stato così mutevole e legato agli eventi esterni.
Per Luca Ceriani di Alperia, la digitalizzazione è un abilitatore che permette di sfruttare le opportunità di business grazie a una maggiore flessibilità e scalabilità, ma non è detto che sia solo un investimento.
Il legame tra sostenibilità e digitalizzazione viene ribadito anche da Alessandro Saviola di Gruppo Saviola, che se da un lato non ritiene che i due concetti debbano per forza andare di pari passo, d’altro canto nel caso specifico della sua azienda la digitalizzazione è stata fondamentale per lo sviluppo di un certo tipo di tecnologia migliorativa che permette di avere la stessa velocità della transizione ecologica.
Diversa l’esperienza di Emanuele Preve di Riso Gallo che ha vissuto un percorso parallelo tra digitalizzazione – che ha consentito loro di avere i dati necessari a migliorare l’efficienza delle fabbriche e ridurne i consumi energetici – e la sostenibilità – sulla quale hanno lavorato per offrire prodotti migliori.
Ma attenzione, avverte Dal Checco, che la digitalizzazione non risolve i problemi di un’impresa: è invece un fortissimo abilitatore ai nuovi modelli di business. E la continua evoluzione dei modelli che seguono i cambiamenti della società e degli avvenimenti climatici e ambientali agevola soprattutto le aziende che si sono digitalizzate e hanno implementato un sistema flessibile e reattivo.
Ecco perché innovazione, transizione energetica, digitalizzazione e sostenibilità sono temi che devono far parte dell’ecosistema dell’impresa; se sono solo di facciata, conclude il CEO di SIDI Group, nel momento del bisogno, se ne evidenzierebbe immediatamente l’inefficacia.