Robotica human-centered per l’assistenza e la collaborazione

Azione, senso, calcolo e autonomia. Non chiamate robot una lavastoviglie

Dal punto di vista delle difficoltà complessive, il robot dedicato all’assistenza degli umani costituisce una sfida per la robotica, l’informatica, l’intelligenza artificiale, la psicologia, la sociologia, il design, la roboetica

La ricerca e le applicazioni sui robot assistivi sono in crescita, motivate dalla richiesta di robot che possano assistere e anche collaborare con gli anziani, i bambini, i disabili e in generale che possano contribuire al benessere umano, inteso in senso generale, non solo come benessere fisico (sollievo da operazioni noiose, impossibili, difficili o pericolose), ma anche come benessere della persona, collegato alle relazioni sociali, alla ricchezza della comunicazione, alla possibilità di entrare in contatto con altri. Ne abbiamo discusso nel corso del seminario online, organizzato da I-RIM e Scuola di Robotica, che si è svolto il 10 novembre 2020, durante la Maker Faire e la Conferenza I-RIM 3D 2020 (i-rim.it/it).

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Un robot che assiste un umano non deve seguire solo norme di safety e security; non deve solo essere progettato in modo da seguire i principi a protezione della dignità umana; deve seguire una certa robot-etichetta propria delle relazioni sociali tra umani. Da questo punto di vista, la parola chiave “Human-Centered” è una sorta di modificatore associato a ogni recente sviluppo scientifico. La motivazione nella progettazione e realizzazione di robot assistivi evidenzia la necessità di dare a questi robot funzioni complesse, tra cui la capacità di identificare l’umano da assistere o con cui collaborare, di capirne il linguaggio, di tenere conto delle differenze culturali tra le persone, e di evitare pregiudizi e stereotipi che potrebbero introdurre gravi errori.

Gli aspetti tecnici e informatici, i requisiti di design, progettazione e integrazione, ma anche le implicazioni cognitive ed etiche, legali e sociali sono stati al centro del workshop al quale hanno partecipato Amedeo Cesta, direttore Ricerca del CNR e group leader del CIST; Matteo Cestari, CEO di Omitech; Antonio Sgorbissa, professore associato di Informatica, UNIGE, DIBRIS, Michela Bogliolo, bioingegnere e ricercatrice di Scuola di Robotica e il sottoscritto. Ha moderato la tavola rotonda Fiorella Operto, vicepresidente di Scuola di Robotica.

In generale, le ricerche hanno mostrato un buon livello di accettazione dei robot da parte di bambini e adulti. Anche quando le funzioni di un robot avrebbero potuto essere svolte da un sistema digitale (camera, tablet, smartphone), le applicazioni dei robot utilizzate nel caso di pazienti affetti da COVID-19 e quindi in isolamento hanno mostrato la preferenza dei pazienti per i robot, per via della loro corporeità.

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Gli studi più recenti sulla robotica assistiva riguardano quelle caratteristiche specifiche che possono suscitare emozioni e attaccamento e affetto negli esseri umani, quindi in particolare studi sull’interfaccia di comunicazione con i robot, al fine di produrre interazioni piacevoli e affettuose con i robot. Poiché però la ricerca e le applicazioni sui robot assistivi riguardano una sfera umana molto complessa e sensibile, è necessario che gli studi siano integrati da un’analisi approfondita degli aspetti etici, legali e psicologici.

I relatori hanno presentato elementi teorici e aspetti applicativi, tra cui la ricerca del progetto Caresses (Culture-Aware Robots and Environmental Sensor Systems for Elderly Support), coordinato dal DIBRIS UNIGE, un progetto internazionale multidisciplinare che ha l’obiettivo di sviluppare il primo robot di assistenza per anziani in grado di adattare il modo in cui parla e si comporta alla cultura della persona assistita; applicazioni di robot umanoidi per la cura del paziente di COVID-19, su cui sta lavorando Omitech; il progetto SI-Robotics (CNR Gruppo CIST) che sta attualmente sviluppando l’integrazione di Robot Collaborativi, tecnologie AI e sensori innovativi per perseguire nuove strategie di assistenza sociale, e alcuni casi di utilizzo di robot umanoidi per assistere pazienti con problemi cognitivi (Scuola di Robotica).


Gianmarco Veruggio scienziato robotico – www.veruggio.it