All’iniziale vocazione di system integrator, Sferanet affianca nuove competenze in materia di infrastrutture cloud, Big Data, AI e cybersecurity. Mettendo la sua progettualità al servizio della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dell’impresa privata
Guardando solo le date sul calendario, Sferanet ci appare come un’azienda relativamente giovane. Ma studiando meglio dove è collocata, a cavallo tra i due fondamentali paradigmi informatici vissuti nell’arco di un paio di generazioni, la sua storia ha un peso specifico molto elevato. Nell’alternarsi di metafore, tra l’informatica distribuita delle reti client/server e il ritorno alla strana “centralità” del cloud, l’azione di Sferanet sui mercati di riferimento, rappresenta un grande caso di trasformazione: di transizione dal passato al futuro. Quando l’azienda viene fondata a Roma nel 2008, l’obiettivo principale è diventare un system integrator di riferimento per le infrastrutture informatiche su una piazza di utenza in cui domina la richiesta della PA centrale, sempre più affamata di digitalizzazione.
È un target che Sferanet raggiunge e consolida molto presto, e che certamente non smette di perseguire. La collaborazione con i grandi brand infrastrutturali e il know-how tecnico dell’azienda, che – come vedremo – ha nella formazione continua uno dei suoi tratti peculiari, spiegano il ruolo di Sferanet in progetti di alto profilo come quello realizzato recentemente per Istat, basato sulle strategie di virtualizzazione dello storage dell’istituto di statistica. Ma in parallelo al business dell’integrazione, gli ultimi quattro anni, hanno visto Sferanet investire volumi crescenti di capitale finanziario e umano per diventare un’azienda ancora più innovativa, ambiziosa, vicina alle esigenze dei suoi clienti tradizionali e di un mercato diverso, ricco di opportunità. Sferanet – per dirla con le parole del suo fondatore e CEO Cristiano Rufini – «ha avuto il tempo di analizzare e capire come questo mercato funziona e oggi ha un’idea chiara della direzione verso cui la tecnologia sta procedendo». Una direzione molto diversa rispetto a quella che le aziende di questo settore hanno presidiato in passato.
NUOVI PARADIGMI
«Il nostro focus – racconta Rufini – si è decisamente orientato sulla progettualità, sulle dinamiche delle tecnologie e sulle necessità che di conseguenza si stanno delineando sul mercato. La nostra strategia ha adottato in modo ormai consolidato i paradigmi del cloud, anche attraverso partnership di primo livello con aziende italiane, un fatto che per noi costituisce un forte motivo di vanto». Una delle aziende che Sferanet ha scelto per portare avanti il suo approccio, quanto più possibile Made in Italy, è il cloud provider ReeVo, basato su un offering di servizi cloud in costante divenire. Cloud computing, mondo big data e analytics, cybersecurity e artificial intelligence sono le aree di business attraverso le quali Sferanet mette a frutto i suoi investimenti in formazione e diversificazione, puntando su una crescita che non è solo organica. Oggi – spiega Rufini – l’azienda può contare su uno staff di circa centoventi esperti, distribuito su quattro aree del territorio nazionale: il quartier generale di Roma; la sede milanese, inaugurata nel 2019 con l’intento di aggredire il mercato enterprise più tipico dell’Italia settentrionale; e i due competence center di Cagliari e Palermo.
Il primo è il laboratorio per le soluzioni cybersecurity, che Sferanet ha ereditato dalla fusione con il partner TecnoEngi, completata nel settembre scorso. Il secondo è il centro di competenze per lo sviluppo delle applicazioni di analytics e artificial intelligence. L’espansione geografica del gruppo non si fermerà qui. Infatti, è in fase avanzata di definizione l’apertura di nuove sedi, anche oltre i confini italiani. «Con l’assetto che abbiamo pianificato in questi anni – spiega Massimiliano Botta, director of field operations di Sferanet – vogliamo avvicinarci al mondo delle business applications, entrando in una relazione più intima con i nostri clienti, aiutandoli a estrarre il vero valore dai loro dati».
STABILITÀ PER CRESCERE
Negli ultimi tre anni – riprende Rufini – i risultati di questa trasformazione sono stati molto positivi. «Abbiamo chiuso i bilanci con medie sempre superiori ai 30 milioni l’anno. E questo risultato, che ci consolida ulteriormente, ci dà ricorrenza e ripetitività». Come molti player nel settore dei servizi ICT, che hanno sofferto un po’ meno rispetto all’andamento dell’economia generale nell’anno della pandemia, Sferanet ha puntato alla stabilità. I risultati hanno indotto il management a confermare la fiducia, verso un futuro fatto di possibilità e crescita per il 2021. «Quel che conta è l’autonomia e l’indipendenza di Sferanet» afferma il CEO, che detiene personalmente quasi tutte le quote della società. «Nessun socio occulto, nessun fondo estero, solo la forza delle nostre idee, dei nostri progetti» – rimarca Rufini. «Le nostre aree di specializzazione sono un passo importante per l’identificazione nei mercati nazionali e internazionali per i quali vogliamo mettere in campo le nostre competenze».
Rufini si riferisce ai numerosi progetti realizzati insieme ai clienti, ma anche a specifiche piattaforme di servizi e applicazioni proprietarie, che Sferanet sta sviluppando in affiancamento alle tecnologie dei brand più prestigiosi, sotto il coordinamento di Roberto Rusconi, technical director Big Data and Analytics e vero e proprio CTO dell’azienda per quanto riguarda le attività svolte nelle sedi di Roma e Milano e nei centri di competenza di Cagliari e Palermo. Anche in questo caso non si tratta solo di sperimentazioni. Piattaforme come Take Care per il monitoraggio in ambito sanitario, la prevenzione e la cura tempestiva di vari tipi di patologie, e Safe Mind, destinata all’estrazione di informazioni di carattere semantico da grandi volumi di dati, sono già pronte per un mercato che il management dell’azienda ritiene maturo per gli investimenti. «Vogliamo essere differenti per essere noi stessi, e non smettere mai di sognare. Ma tornando alla concretezza del business, è questo il momento di rilanciare, di fare qualcosa che vada al di là della comfort zone e ci porti finalmente a creare un’identità di nazione cardine dell’economia europea e mondiale. Tutto questo passa per l’innovazione tecnologica e per un cambiamento di mindset che vogliamo contribuire a realizzare».
IL PIONIERE DI BIG DATA
Sul tema delle competenze e della formazione, Sferanet muove un altro pezzo fondamentale delle sue strategie di crescita. Rufini sottolinea la presenza di una “accademia” che presidia sia l’attività di formazione interna sia il trasferimento di conoscenza sui progetti implementati direttamente sul cliente. Il training interno agisce in parallelo alle relazioni intraprese con il mondo universitario, aventi come obiettivo l’ideazione e lo sviluppo di nuove soluzioni, ma anche la possibilità di attingere costantemente a risorse intellettuali giovani, da perfezionare attraverso ulteriori corsi di formazione e con l’interazione diretta con la realtà pratica del mondo del lavoro. Se la supervisione tecnica è affidata a Rusconi, formazione e selezione delle competenze rientrano sul piano organizzativo tra le mansioni della giovane responsabile delle risorse umane Daniela Ranalletta, che sottolinea l’importanza del sistema di relazioni costruite dalla sua organizzazione. «La rete di comunicazione con gli ambienti universitari di Roma e dell’intero territorio nazionale, utilizzata per scambiarsi vicendevolmente know-how e selezionare tempestivamente i nuovi talenti, ci dà una garanzia di qualità e permette ai giovani laureati di colmare il gap di un sistema che paradossalmente tende ad escludere proprio chi non ha maturato esperienze lavorative precedenti». La prima significativa tappa sul percorso di crescita affrontato dall’azienda, risale ad una decina d’anni fa, quando l’interesse nei confronti della nascente tematica Big Data spinge Rufini e i suoi più stretti collaboratori ad avvicinarsi ad un brand noto in Italia solo a pochi specialisti.
«Il merito del nostro primato sul tema spetta anche alle soluzioni di database proposte da Cloudera» – racconta il CEO di Sferanet. «Abbiamo anticipato tutti, stabilendo un rapporto speciale con Cloudera, quando il software provider americano non aveva neppure un ufficio di rappresentanza in Italia. Tuttora noi siamo Gold partner a livello nazionale, un ruolo che non si ottiene solo con i numeri. Serve soprattutto avere livelli di certificazione elevati, dimostrare la qualità delle persone e dei progetti realizzati». Dall’applicazione di intelligenza artificiale presentata nel 2017 al concorso europeo bandito dall’Università di Valencia, e con cui Sferanet ottiene un significativo terzo posto, nasce l’impegno dell’azienda sul fronte delle soluzioni healthcare.
«Siamo partiti da questo progetto – spiega Roberto Rusconi – in cui sofisticati algoritmi basati su reti neurali vengono utilizzati per analizzare le immagini delle masse tumorali nei polmoni, per applicare lo stesso procedimento predittivo alla prevenzione dell’infarto, attraverso l’individuazione di forme d’onda particolari. Sulla piattaforma Take Care si possono costruire soluzioni adatte alla gestione del Covid-19 oppure, in forma predittiva, per filtrare i dati sanitari e mettere in evidenza situazioni potenzialmente rischiose». Il vasto campo di applicazione ha già permesso di realizzare due applicazioni molto interessanti: la prima che gestisce la prenotazione dei tamponi diagnostici e l’altra che svolge un monitoraggio continuo dei parametri vitali attraverso un sensore indossabile. Secondo Rusconi, anche un’applicazione come questa è la naturale conseguenza della politica delle alleanze che Sferanet sta tessendo con una serie di partner del settore industriale e con le università. «A Roma, nell’ateneo di Tor Vergata, è in funzione un laboratorio di sensoristica di assoluta eccellenza a livello nazionale» – continua il CTO. «Con loro abbiamo un forte legame che riguarda anche la parte di IoT. Uno dei progetti congiunti che stiamo portando avanti prevede la possibilità di anticipare e gestire le scosse sismiche, le frane e gli smottamenti di terreno attraverso il monitoraggio di infrastrutture pubbliche e di edifici civili. I sensori raccolgono i dati e questi vengono inseriti in un data lake per le analisi».
Le partnership con i brand più avanzati e con le sedi dell’istruzione superiore non sono la sola testimonianza dell’autorevolezza raggiunta da Sferanet nel campo dell’analisi, dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Rusconi è particolarmente orgoglioso del ruolo di sponsor che la sua azienda svolge nella community Deep Learning Italia, fondata da un esperto che ha lavorato al suo fianco. «Con 100mila iscritti – spiega il CTO – è la più grande piattaforma italiana, tra le prime in Europa, per la formazione online su tematiche di machine learning e big data. Oltre a contribuire ai suoi contenuti, la utilizziamo per reclutare nuovi esperti».
La piattaforma Safe Mind mette a disposizione un data lake con una serie di collettori in grado di dialogare con diversi sistemi e dispositivi esterni. «Una volta inseriti i dati, che possono essere di tipo medico, climatico, relativi ai flussi di traffico ecc ecc, è possibile specializzare funzioni analitiche e predittive». Safe Mind si avvale di piattaforme avanzate come Cloudera che, unito a strumenti di integrazione dei dati quali Talend, e di visualizzazione come Grafana è in grado di gestire applicazioni che vanno dall’analisi meteorologica (in collaborazione con gli esperti dell’Aeronautica militare) all’analisi predittiva dei trend turistici – ovviamente anche in chiave anti-Covid, commissionata da ISNART, l’Istituto nazionale di ricerche sul turismo, controllata da Union Camere e Camere di Commercio. In previsione del nuovo portale che verrà inaugurato nel corso dei prossimi mesi si è voluta dotare di una piattaforma tecnologica per elaborare e correlare dati interni e esterni tramite appositi modelli e strumenti di analisi dei Big Data, per individuare trend, pattern nascosti e nuove correlazioni tra i dati, in grado di restituire informazioni utili a migliorare le attività di analisi dei trend turistici.
CENTRI DI COMPETENZA
«L’idea – spiega Rusconi – è quella di sfruttare i nostri centri di competenza per realizzare simulazioni e mockup di prodotti di potenziale interesse». Sull’intelligenza artificiale si basano per esempio gli algoritmi di sentiment analysis che permettono di estrarre dai contenuti dei social network le informazioni rilevanti sui gusti e le reazioni del pubblico all’offerta turistica, o sulle motivazioni che spingono i turisti a visitare l’Italia. «Su questa falsariga stiamo anche realizzando un centro di competenza focalizzato sull’analisi forense» – aggiunge Rusconi. «È un lavoro che svolgiamo con grande passione con la consulenza della magistratura e la prima applicazione pratica sarà un sistema di riconoscimento vocale specializzato per la sbobinatura dei nastri delle intercettazioni. Anche una percentuale del 40% di riconoscimento automatico potrebbe ridurre drasticamente il tempo e l’impegno necessari per queste attività».
Gli esempi possono essere tanti, ma l’aspetto importante è che Sferanet oggi dispone di una tecnologia e di una serie di prodotti già pronti, adattabili a diversi “vertical” – come precisa Massimiliano Botta, la cui responsabilità sta proprio nel governare un approccio molto più complesso e proattivo rispetto al passato. «L’organizzazione interna avviene per business unit focalizzate su specifiche tematiche tecnologiche. All’interno di queste unità operative troviamo i tecnici e il personale commerciale». La prima business unit, di cui Rusconi è una sorta di padre putativo, è proprio quella dedicata alle soluzioni big data. La seconda è dedicata alla cybersecurity un’altra carta fondamentale della nuova partita che Sferanet intende giocare sul mercato e in vista della quale è stato creato il polo di Cagliari, con la fusione con TecnoEngi.
La richiesta di sicurezza è in forte crescita – spiega Rusconi – ma si allontana dai tradizionali paradigmi del firewall costruito intorno alla rete locale aziendale per abbracciare concetti di sicurezza preventiva e distribuita in cloud. «Questa barriera invisibile deve avvolgere chiunque acceda alla nuvola da qualunque tipo di endpoint con un guscio protettivo fatto soprattutto di automatismi, analisi semantica di contenuti potenzialmente rischiosi, di regole di ingaggio da applicare anche senza l’intervento volontario dell’utente». Una security che si intreccia sempre di più con l’intelligenza artificiale. Le infrastrutture continuano ad essere un ambito molto importante per Sferanet, ma anche in questo caso i cambiamenti sono notevoli. «Quest’area di mercato comprende le nuove infrastrutture virtuali – spiega Massimiliano Botta – e ci vede essenzialmente come orchestratori di carichi di lavoro e volumi di informazione, in ottica ibrida e multicloud, in grado di ottimizzare e rendere più fluidi i processi di business».
Infine, una quarta business unit è dedicata all’IoT, alla geolocalizzazione e più in generale alle nuove necessità dell’edge computing, la potenza di calcolo “decentrata” che entra in gioco quando la massa di informazioni che arrivano dall’esterno del data center o del cloud devono subire un’importante fase di filtraggio e pre-trattamento per abbattere i tempi di latenza e i costi di trasporto. «Stiamo infine predisponendo la creazione di una quinta business unit dedicata alle business application e la loro integrazione» – conclude Botta. «Gli accordi con provider come TIBCO sono già in essere e ci permetteranno di esprimerci in una realtà in cui dati e applicazioni sono distribuiti ovunque e il problema di farli dialogare attraverso le API e il middleware non è affatto scontato».
ORIZZONTI E STRATEGIE
Dalla conversazione con Claudia Quadrino, sales director di Sferanet, emergono i contorni della strategia commerciale che Sferanet intende perseguire per far risaltare il valore di una proposizione diversa dalla tradizionale progettualità legata al patrimonio infrastrutturale dei clienti. «Da una organizzazione classica, basata su account che operano nel settore confrontandosi con il loro portafoglio clienti, abbiamo verticalizzato il mercato di azione incaricando le nostre figure commerciali in base alle Business Unit e ai settori merceologici di appartenenza» – spiega Claudia Quadrino. Le aree già definite riguardano la Pubblica Amministrazione centrale e locale, i trasporti, le utility. Nell’immediato futuro, Sferanet intende far crescere la sua presenza anche nel settore bancario e assicurativo e nel comparto della PMI. Oltre a far riferimento alle specificità dei singoli settori, il personale di vendita di Sferanet deve tenere conto delle specializzazioni in termini di competenze: analytics, cybersecurity, servizi cloud e business application. Per questo, in sinergia con l’area HR, Claudia Quadrino organizza su base regolare una serie di attività formative rivolte al personale commerciale, tenuto a rimanere al passo con le soluzioni ideate dai tecnici delle business unit e dei centri di competenza.
La forza commerciale sta crescendo anche numericamente: al Centro-Sud con l’arrivo di due nuovi account specializzati per PA e cybersecurity; al Nord con uno specialista enterprise. Nel 2021, l’azienda tornerà a darsi obiettivi di crescita importanti, puntando molto sulle necessità di ripresa del nostro intero sistema economico. «Nel pieno della pandemia, ci siamo immediatamente adeguati al cambiamento degli investimenti. Mentre molte aziende hanno iniziato ad organizzarsi per lavorare in modalità da remoto, noi eravamo già pronti grazie alla nostra nativa politica aziendale» – osserva Claudia Quadrino, sottolineando l’importanza, in termini di continuità, delle ottime relazioni con una pubblica amministrazione fortemente interessata a tutti gli aspetti della digitalizzazione. Anche in questo senso, la responsabile commerciale di Sferanet sta misurando cambiamenti notevoli. «In passato, le nostre dimensioni ci portavano a stringere alleanze con operatori più grandi. Oggi, abbiamo l’esperienza e la solidità finanziaria necessarie per essere capofila nelle gare d’appalto». In un raggruppamento temporaneo di imprese, alla pari con alcuni player multinazionali, Sferanet ha recentemente vinto un’importante convenzione con Consip. Non solo. Il suo brand spicca, insieme a quelli di diverse aziende innovative italiane, nella nuova rete di imprese P@gile, che mette a fattor comune circa 400 esperti a disposizione per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni avanzate, in ambito della sanità, della mobilità e della sicurezza per tutto il mondo della PA.
COLTIVARE LE COMPETENZE
La parola d’ordine di Sferanet è “competenza innovativa”, e ci permette di chiudere il cerchio con Daniela Ranalletta nel suo ruolo di responsabile delle risorse umane. La giovane manager ha già evidenziato l’importanza dei canali di comunicazione che la sua azienda ha aperto con diverse università ai fini di un reciproco scambio di know-how avanzato. «L’aspetto che ci differenzia è la nostra capacità di formazione interna, che va al di là di questi accordi di cui siamo artefici indipendenti. I nostri laboratori mettono a disposizione dell’intera azienda un corpo docenti rappresentato dagli stessi capi-progetto. Anche il management tiene regolarmente corsi di formazione che ci permettono di camminare insieme all’innovazione tecnologica». La formazione non coinvolge solo il personale tecnico – aggiunge la responsabile HR. «Su molte tematiche, come il GDPR o il ransomware, le lezioni sono seguite da tutto il personale amministrativo. Tutte le nostre risorse devono essere in grado di affrontare le problematiche legate allo sviluppo della tecnologia. Ad esempio la partnership con la community Deep Learning Italia rappresenta un laboratorio continuo di apprendimento e una fucina di talenti da cui attingiamo per mantenere allenata la capacità di Sferanet di fornire soluzioni che cambiano il modo di fare business dei nostri clienti».
Tra gli incarichi più recenti, anche mentre era impegnata a riadattare funzioni e persone alle necessità del lavoro fuori-sede e poter far fronte all’emergenza sanitaria, Daniela Ranalletta è stata chiamata a studiare le opportunità strategiche di espansione della sua azienda nei mercati internazionali. A dispetto delle difficoltà del momento, con molti confini bloccati e i timori del contagio, la responsabile HR ha semplicemente applicato il “mantra anti-ciclico” di Sferanet: investire di più nei momenti di crisi con lo sguardo proiettato al futuro. «Ci sono contesti esteri molto più avanzati del nostro, che ammirano i nostri talenti. Altri meno avanzati, dove c’è molto da fare. Non vogliamo diventare stranieri, non esportiamo i nostri capitali. In un Paese ancora fatto a scale, che non favorisce i percorsi di carriera dei giovani e anzi costringe i suoi cervelli a fuggire, cerchiamo di essere una valida opportunità per tanti giovani preparati». Nell’offrire queste opportunità, il team di lavoro guidato da Cristiano Rufini sta tracciando una nuova via in un mercato spesso legato alle logiche del passato. Un mondo, dove la rapida evoluzione delle tecnologie dovrà essere accompagnata – come l’esperienza di Sferanet insegna – da una trasformazione culturale e sociale altrettanto positiva.
Foto di Gabriele Sandrini