In un incontro con la stampa, VMware ha reso noti i principali risultati ottenuti in campo ambientale e sociale e ha annunciato il progetto italiano di forestazione – nella parte nord di Milano – Foresta VMware: sostenibilità e tecnologia come forza per il cambiamento responsabile
Le aziende, in tutto il mondo, sono di fronte a una scelta decisiva: continuare a perseguire soltanto i risultati di business o allargare la loro sfera di influenza anche alla sostenibilità – ambientale, etica e sociale – utilizzando, nel caso di VMware, la tecnologia come forza di cambiamento. Una decisione che VMware ha già preso a livello globale perché convinta che ci troviamo di fronte a un urgente appello a prestare attenzione al mondo che ci circonda, ad ascoltare, a imparare e a intraprendere azioni collettive che vadano a beneficio di molti rispetto a pochi, come ha raccontato il country manager italiano Raffaele Gigantino.
Ma il lavoro da fare è ancora molto anche se la roadmap di sostenibilità della società è già stata tracciata in vista del 2030, ben poggiata su tre fondamenta: equity, trust e, naturalmente, sustainability. Ovvero creare un futuro più equo, sostenibile e inclusivo, lavorando anche sulla diversity aziendale per ridurre il gender gap che, notoriamente, assilla le aziende tecnologiche.
La visione aziendale ha già identificato 30 obiettivi misurabili da raggiungere entro il 2030, declinati nei tre pilastri citati, per creare un futuro in cui tutti gli stakeholder siano protetti in modo efficace dagli attacchi informatici che minacciano il mondo digitale; grazie alla tecnologia che avrà un ruolo fondamentale nella costruzione di un futuro digitale equo, accessibile e inclusivo per tutti; facendo innovazione per creare un mondo più resiliente, decarbonizzando l’infrastruttura digitale attraverso la partecipazione attiva dei clienti, della sua catena del valore e delle sue operation.
Quello che devono fare le aziende moderne, infatti, è essere parte attiva del cambiamento, rendendo operativi obiettivi anche sfidanti grazie all’integrazione nei processi aziendali degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Non ci deve più essere differenziazione di intenti: la responsabilità aziendale, infatti, deve passare dall’essere un nice to have a diventare essa stessa l’imperativo di business. Un concetto molto vicino a quello delle aziende BCorp, dal nome della certificazione americana che le caratterizza, che spingono affinché sia il business a forzare il cambiamento positivo del mondo.
I risultati ottenuti da VMware sono stati resi noti con la pubblicazione del suo Global Impact Report; i punti salienti che riguardano gli obiettivi – ambientali – raggiunti dall’azienda sono l’aver evitato ai propri clienti, fino dal 2003, attraverso i suoi prodotti oltre 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2; l’utilizzo nelle sue strutture globali del 100% di energia da fonti rinnovabili; l’ottenimento della certificazione di CarbonNeutral Company per due anni consecutivi.
Oltre a questo VMware ha anche conseguito importanti risultati nel campo della community care, con più di 22.100 dei suoi dipendenti che hanno supportato più di 10.000 organizzazioni no-profit in 97 Paesi e con il forte impegno della VMware IT Academy che ha collaborato con oltre 2.400 istituti di istruzione in 93 Paesi del mondo per dare formazione a oltre 48.000 studenti.
Anche in Italia ci sono state iniziative importanti in questa direzione: la prima è aver dichiarato guerra alla plastica all’interno dell’azienda. Fino a quando la pandemia non ha costretto tutti allo smart working, la plastica monouso era stata bandita dai locali aziendali, con ovvi benefici ambientali.
La seconda importante azione italiana a favore dell’ambiente riguarda invece la Foresta VMware, parte del progetto ForestaMI avviato dal Comune di Milano per aumentare il verde nella metropoli lombarda, pensata per dare un contributo concreto alla riduzione della CO2 nell’atmosfera.
La Foresta VMware – i cui lavori sono iniziati lo scorso ottobre – coprirà un’area di 2.000 mq. all’interno del Parco Nord di Milano con la messa a dimora di 500 piante autoctone, con l’obiettivo di assorbire, nel loro ciclo di vita, 16.750 kg di CO2 ogni anno.