Il malware Emotet torna più forte di prima e minaccia anche l’Italia

La maggior parte degli attacchi informatici si nasconde nel traffico crittografato

I ricercatori Check Point evidenziano una nuova campagna che utilizza il trojan Emotet che ha coinvolto oltre 100.000 utenti al giorno e il 15% delle organizzazioni in Italia

Check Point Research ha pubblicato il suo recente Global Threat Index per il mese di dicembre 2020, mostrando una nuova ondata di attacchi da parte della botnet Phorpiex che ne ha fatto il malware più diffuso del mese, con un impatto del 4% delle organizzazioni a livello globale.

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I ricercatori riportano che il trojan Emotet è tornato al primo posto nella classifica dei top malware, con un impatto sul 7% delle organizzazioni a livello globale, a seguito di una campagna spam che ha preso di mira oltre 100.000 utenti al giorno durante le festività natalizie. In Italia l’impatto di Emotet è stato ancor più devastante – infatti, con il 15% si è confermata la minaccia più preoccupante.

Nei mesi di settembre e ottobre 2020, Emotet è stato costantemente in cima alla classifica, ed è stato ricollegato a un’ondata di attacchi ransomware – mentre a novembre è sceso al 5° posto. Ora Check Point Research afferma che è stato aggiornato con nuovi payload dannosi e migliori capacità di elusione della detection: l’ultima versione crea una finestra di dialogo, che lo aiuta a evitare di essere scovato da parte degli utenti. La nuova campagna spam dannosa utilizza diverse tecniche di consegna per la diffusione di Emotet, tra cui link incorporati, allegati di documenti o file Zip protetti da password.

Identificato per la prima volta nel 2014, Emotet è stato regolarmente aggiornato dai suoi sviluppatori per mantenere la sua efficacia criminale nel corso degli anni. Il Dipartimento Homeland Security ha stimato che ogni evento che coinvolge Emotet costa alle organizzazioni oltre 1 milione di dollari per la rettifica.

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“Emotet è stato originariamente sviluppato come banking malware che si insinuava nei computer degli utenti per rubare informazioni private e sensibili. Tuttavia, si è evoluto nel tempo ed è ora considerato una delle varianti di malware più dannose e distruttive”, ha dichiarato Maya Horowitz, Direttore, Threat Intelligence & Research, Products di Check Point. “È fondamentale che le organizzazioni siano consapevoli della minaccia che Emotet rappresenta, e che dispongano di solidi sistemi di sicurezza per prevenire una significativa violazione dei loro dati. Dovrebbero anche fornire una formazione completa per i dipendenti, in modo da poter identificare i tipi di e-mail dannose che diffondono Emotet.”

I tre malware più diffusi di dicembre

*La freccia si riferisce al cambio di posizione rispetto alla classifica del mese precedente

Questo mese, Emotet rimane il malware più diffuso, con un impatto globale del 7%, seguito da vicino da Trickbot e Formbook – che hanno avuto entrambi un impatto sul 4% delle organizzazioni di tutto il mondo.

  1. EMotet trojan avanzato, autopropagante e modulare, utilizzato come distributore per altre minacce. Utilizza molteplici metodi per mantenere la stabilità e le tecniche di evasione per evitare il rilevamento. Si diffonde anche attraverso campagne phishing con mail contenenti allegati o link dannosi.
  2. Trickbot – un banking trojan dominante che viene costantemente aggiornato con nuove capacità, caratteristiche e vettori di distribuzione. Questo gli permette di essere un malware flessibile e personalizzabile che può essere distribuito come parte di campagne multiuso.
  3. Formbook – info stealer che raccoglie le credenziali da vari browser web e screenshot, monitora e registra i tasti premuti e può scaricare ed eseguire i file in base ai suoi ordini C&C.
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Vulnerabilità più sfruttate del mese di dicembre

*La freccia si riferisce al cambio di posizione rispetto alla classifica del mese precedente

A dicembre “MVPower DVR Remote Code Execution” è la vulnerabilità sfruttata, con un impatto sul 42% delle organizzazioni a livello globale, seguita da “HTTP Headers Remote Code Execution (CVE-2020-13756)” sempre con il 42%. “Web Server Exposed Git Repository Information Disclosure” è al terzo posto con un impatto globale del 41%.

  1. ↑ MVPower DVR Remote Code Execution vulnerabilità di esecuzione del codice da remoto nei dispositivi MVPower DVR. Un malintenzionato può sfruttare questa falla da remoto per eseguire codice arbitrario nel router interessato tramite una richiesta creata appositamente.
  2. HTTP Headers Remote Code Execution (CVE-2020-13756) consente al client e al server di passare informazioni aggiuntive con una richiesta HTTP. Un aggressore remoto può utilizzare un header HTTP vulnerabile per eseguire codice arbitrario sulla macchina della vittima.
  3. ↑ Web Server Exposed Git Repository Information Disclosure – in Git Repository è stata segnalata una vulnerabilità riguardante la divulgazione di informazioni. Lo sfruttamento di questa vulnerabilità potrebbe consentire una diffusione involontaria delle informazioni di un account.

I tre malware mobile più diffusi di dicembre

Questo mese Hiddad rimane al primo posto, seguito da xHelper e Triada.

  1. Hiddad – malware Android che riconfeziona app legali e poi le consegna a uno store di terze parti. La sua funzione principale è visualizzare annunci, ma è anche in grado di accedere ai dati chiave di sicurezza, integrati nel sistema operativo, consentendo all’aggressore di ottenere dati sensibili dell’utente.
  2. xHelper – un’applicazione Android dannosa, individuata a marzo 2019, utilizzata per scaricare altre app dannose e visualizzare pubblicità. È in grado di nascondersi dall’utente e dai programmi antivirus mobile, e si reinstalla se l’utente la disinstalla.
  3. Triada – Backdoor modulare per Android che garantisce i privilegi di superutente per scaricare malware.
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La ThreatCloud Map e il Global Threat Impact Index di Check Point si avvalgono dell’intelligence ThreatCloud dell’azienda, la più grande rete che collabora contro i cybercriminali e fornisce dati sulle minacce e sull’andamento degli attacchi, attraverso una rete globale di sensori delle minacce. Il database di ThreatCloud ispeziona oltre 3 miliardi di siti web e 600 milioni di file, e ogni giorno identifica più di 250 milioni di attività malware.