L’anno zero della rivoluzione digitale

L’anno zero della rivoluzione digitale

L’IT per far crescere il business e le persone. Architettura, dati, reti, cybersecurity, ecosistemi, sostenibilità e resilienza. I CIO protagonisti della rivoluzione digitale a confronto per condividere esperienze, idee, progetti e visioni per il futuro

Siamo alla fine di un ciclo e nel mezzo di una rivoluzione dai risvolti difficili da immaginare. Per la prima volta, le ragioni del business stanno convergendo con le ragioni dell’economia circolare. Il rischio più grave che stiamo correndo è quello di tornare al passato invece di imboccare la strada verso il futuro. Se il 2020 passerà alla storia come l’anno della pandemia, il 2021 sarà ricordato come l’anno zero della rivoluzione digitale. Tutto però dipenderà dalle risposte che governi e imprese saranno capaci di dare. L’emergenza la vivono le persone. La vivono le imprese che sono fatte di persone e reagiscono a livello di organizzazione come degli esseri viventi. Quello che non hanno fatto i piani triennali di trasformazione digitale, lo ha fatto la pandemia. Vittoria o sconfitta per i CIO?

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Incertezza e confusione possono fare ancora più male alle imprese della pandemia stessa. L’emergenza non è il terreno più adatto a coltivare l’innovazione. E reagire all’emergenza è più semplice che mettere in pratica una visione di cambiamento che sia sostenibile e responsabile anche nel lungo periodo. L’innovazione in Italia procede a macchia di leopardo, e a volte per vie misteriose. Le imprese come le persone cambiano quando sono costrette a farlo, mettendo a dura prova la capacità di collaborare e di essere resilienti, con scatti laterali e fughe in avanti a tutti i livelli. La pandemia rappresenta un momento di discontinuità che ci permette di fare un salto in avanti per recuperare debolezze strutturali e competitività. Senza sicurezza non c’è resilienza e non c’è continuità operativa. I dati abbondano, ma il rischio è di non utilizzarli al meglio.

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Negli anni passati, abbiamo abusato dell’aggettivo “disrupting”. Oggi, sappiamo che cosa significa veramente. L’emergenza in atto – che non è più solo sanitaria, ma sociale ed economica – ci espone a ogni tipo di contagio. La pandemia ci ha fatto toccare con mano l’estrema fragilità dei sistemi complessi e interconnessi. L’emergenza è uno shock sistemico imprevisto che oblitera abitudini, comportamenti, modelli e ogni tipo di eredità del passato, sistemi legacy compresi, facendo emergere nodi infrastrutturali mai risolti. La trasformazione digitale accelera. Le imprese sono sul confine o in mezzo al guado, immerse nel cambiamento fino al collo. Per fare la rivoluzione digitale ci vogliono CIO rivoluzionari, capaci di guardare lontano. I CIO giocano un ruolo cruciale nel guidare le strategie di trasformazione digitale, tirando i “fili”, “cucendo insieme” e “rammendando” interi pezzi, “aggiungendo” le parti che accelerano il cambiamento e “sostituendo” quelle che lo frenano, perché la trasformazione è un processo continuo di adattamento e di resilienza. Abbracciare il cambiamento significa cambiare abitudini e modi di pensare. Ma sono i comportamenti che fanno il mercato, la pandemia, la politica, le rivoluzioni.

I CIO sono gli alleati più fedeli del CEO, nel loro triplice ruolo di service provider, business partner e digital leader. Sostenibilità e business sono due aspetti strettamente correlati per governare la complessità. Ma siamo solo all’inizio. E i nuovi inizi spaventano sempre. Forse, dobbiamo riflettere su che cosa significa veramente innovazione. Forse, dobbiamo fare come gli alberi: cambiare le foglie, garantendo agilità alla struttura; risolvere problemi con il minimo consumo di energia; distribuire l’intelligenza nelle radici, mantenendo il controllo a livello centrale, con azioni dotate di senso. Se c’è qualcosa da imparare, la lezione non sarà per tutti la stessa. Dipende dallo shock da cui siamo stati colpiti: se è “piccolo” lo assorbiamo e ce ne dimentichiamo subito; se è medio ci adattiamo; se è alto ci trasformiamo. Per essere resilienti dobbiamo costruire architetture agili ma con fondamenta solide per un ambiente più sicuro, interconnesso, sostenibile e inclusivo. Il cuore della sostenibilità è il rispetto tra le generazioni perché le scelte che facciamo oggi condizioneranno il futuro di tutti.

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