JAGGAER, cambiamento ad ampio spettro

JAGGAER, cambiamento ad ampio spettro

Il concetto di procurement associato alla riduzione dei costi di acquisto appare obsoleto nell’attuale contesto economico e di trasformazione digitale. La contrazione dei budget obbliga a portare la spesa IT all’interno di un approccio fatto di best practice e calcolo del ROI.

«Presidiare la spesa non significa spendere di meno ma spendere meglio per evitare gli sprechi, ridefinire i processi, garantire la business continuity e ridurre il rischio» – spiega Mario Messuri, general manager Italy e VP South Europe di JAGGAER. «La crisi catalizza energie e risorse per compiere passi in avanti. La storia ci insegna che molte delle scoperte tecnologiche del passato sono state sviluppate per avere un vantaggio competitivo. Un semplicissimo strumento metallico come la staffa rivoluzionò il mondo militare, permettendo ai cavalieri che l’adottarono di avere la meglio contro coloro che si ostinavano a cavalcare senza. L’esperienza emergenziale che stiamo vivendo è una guerra sommessa ma al tempo stesso rappresenta una spinta senza precedenti. Mai come ora i C-level hanno la possibilità di agire ad ampio spettro, di mantenere le redini del business, ripensando il modello di business, organizzativo e tecnologico. Chi non avrà la capacità di cogliere questa opportunità segnerà il declino della propria azienda».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Scaricare a terra l’innovazione

«Che la digitalizzazione generi valore e sostenibilità è un fatto acclarato – afferma Messuri – come JAGGAER, lo diciamo da 25 anni, con particolare riferimento ai processi di gestione della spesa. Non bisogna partire solo dalle tecnologie, bisogna soprattutto recuperare il tempo perduto. La differenza fra “guidare” ed “essere guidati” è un’attitudine manageriale, è un imprinting che viene dato all’impresa. Lo si risolve con l’azione. Il rifiuto del cambiamento porta inevitabilmente al declino». Spesa e investimenti sono due modi di guardare alle cose in una prospettiva diversa sia nelle imprese private che nella PA. «La capacità di comprendere le esigenze di un’organizzazione e di soddisfarle determina il successo o il fallimento di un’intera strategia di digital transformation. Nei contesti di incertezza è sempre meglio avere sotto mano un buon piano B. I processi digitali di procurement accomunano tutti i business – pubblici e privati – e le tecnologie aiutano ad aumentare la velocità, avere più dati per decidere meglio e mitigare i rischi – quindi le incertezze». Oggi, vale di più una fabbrica di automobili o un’impresa di uova biologiche? – si chiede Messuri. «Ci siamo abituati, grazie alla tecnologia, a un mondo veloce, al tutto e subito. Non è detto che si continui a procedere con lo stesso ritmo. La chiave è la definizione del termine “valore”. Quello che accomuna le automobili con le uova bio sono il riconoscimento del bisogno del consumatore finale e la disponibilità di tecnologie per la produzione del bene stesso».

Leggi anche:  Zegna, le radici dell’unicità

Per i technology leader chiamati a orchestrare tante iniziative – e con le tecnologie che diventano parte integrante dei modelli di business digitali – il tema del technology sourcing è sempre più strategico. L’IT applicato ai processi del procurement può essere una leva per il cambiamento del Paese, contribuendo a dare slancio al tessuto produttivo industriale, all’efficienza della pubblica amministrazione, alla competitività dei territori e alla qualità dei servizi. Per Messuri, ripensare il modo di essere e fare imprese, significa imparare quello che abbiamo appreso e non ritornare alla cosiddetta normalità. «Il vero salto quantico lo otterremo quando penseremo in digitale. In questi anni, abbiamo fatto molti progetti, talvolta seguendo acriticamente i desideri del cliente che chiedevano di replicare in digitale processi analogici. Questo approccio non valorizza le potenzialità del digitale. I processi vanno ripensati completamente in digitale».

«Presidiare la spesa non significa spendere di meno ma spendere meglio per ridefinire i processi, garantire la business continuity e ridurre il rischio»

Il momento di investire in valore

Il diritto di cittadinanza del nuovo continente digitale pone anche problemi di sovranità dei dati. Il cloud avanza. La sicurezza è una priorità assoluta. Con Gaia-X parte la sfida del cloud europeo anche come volano della ripresa. E in Italia, la rete unica pone al centro il tema della governance. «La governance è un tema caldo ma ritengo che la sicurezza delle reti e la cybersecurity saranno l’ossessione del domani» – afferma Messuri. «Come noto la sicurezza dei dati al 100% è una chimera. Si può solo mitigare il rischio al meglio. In JAGGAER, lo facciamo in modo continuativo con una task force dedicata e un sistema di certificazioni integrato per la nostra soluzione JAGGAER ONE. Se la governance centralizzata dei dati rimanda all’idea di “Grande Fratello”, la rete unica afferma l’efficienza del Sistema Paese. Connettività, cloud e intelligenza artificiale sono leve per accelerare la ripresa economica e inaugurare una fase di restart delle imprese, qualsiasi sia il business di riferimento. La crescita delle competenze sui questi ambiti sarà il perno su cui si incardina lo sviluppo delle tecnologie di domani e la loro applicazione ai business tradizionali per accelerarli e renderli più efficienti.

Leggi anche:  Resilienza e competitività

La domanda vera è: abbiamo centri di eccellenza nel Paese, abbiamo un adeguato sistema scolastico e universitario per formare i lavoratori del futuro? Occorre lavorare e investire per recuperare il gap rispetto agli altri paesi. Il pensiero digitale segnerà il vero cambio di passo. Abbiamo un’occasione unica per farlo». La digitalizzazione richiede energie – a partire dallo sforzo legato al cambiamento – con l’obiettivo di scaricare a terra la forza dell’innovazione. «Ma non sono sicuro – continua Messuri – che tutte le imprese abbiano raggiunto la maturità sufficiente nel loro “viaggio digitale”. La sfida che rischiamo di mancare è la centralità dell’uomo, la preparazione delle generazioni future e il riadeguamento di quelle attuali a un impiego sostenibile di tecnologie che saranno sempre più potenti e facilmente fruibili e, dunque, da governare con perizia e responsabilità. Alle volte, l’accanimento progettuale può offuscare la mente e far perdere la visione complessiva. Non è semplice. Si tratta di un costante equilibrio tra pieno coinvolgimento, quasi passionale, e distacco necessario per non farsi travolgere». Sostenibilità, resilienza e innovazione. Per la prima volta nella storia, le ragioni del business stanno convergendo con le ragioni dell’economia circolare. Per Messuri, occorre mettere al centro il concetto di valore e di misurazione degli effetti. «È più ricco un paese con molte fabbriche o con molti boschi, mari puliti, adeguate risorse idriche, istruzione diffusa, sistemi efficaci di riciclo, un sistema sanitario efficace, una digitalizzazione dei processi B2G consolidata? La condivisione di una stessa idea di ricchezza contribuisce a ridurre le possibilità di conflitto che, diversamente, sono destinati a inasprirsi. Il mio auspicio è che la tecnologia possa agire come abilitatore di benessere a livello diffuso, riducendo  le diseguaglianze socio-economiche che sono la miccia di ogni nuovo conflitto».