Da Cernobbio, Luigi Gubitosi conferma i passi in avanti per il nostro Paese
Intervenendo al forum annuale Ambrosetti sul Lago di Como, l’amministratore delegato di Telecom Italia, Luigi Gubitosi, ha escluso un blackout nello sviluppo del 5G nel nostro paese senza l’aiuto del colosso cinese Huawei. Stando all’AD, la società è solo una delle tante che fornisce a TIM le infrastrutture necessarie a portare connessioni veloci agli utenti, privati e aziendali. Potendo contare su altri partner, in modo particolare Ericsson (con Nokia in seconda linea), la telco nostrana proseguirà la sua marcia sulla via di finalizzazione del 5G in Italia, con previsioni di attivazione nel corso del 2021. Nei mesi, il governo degli Stati Uniti ha esortato gli alleati a considerare i rischi di un rapporto infrastrutturale con Huawei, nel merito del 5G.
Sulla via next-gen
A livello globale, la compagnia con sede centrale a Shenzen, Cina, si è posta come fornitore principale di apparati per le connessioni di banda larga. Plausibile che in un mondo che guarda con interesse al 5G, il gigante orientale possa godere di un potere alquanto importante nei meriti delle dotazioni hardware. Ma, viste le sempre presenti tensioni tra USA e Cina, la vita non è certamente facile per Huawei sulla strada di aggiornamento al prossimo standard mobile. Washington ha esortato i governi amici a escludere la compagnia dalla corsa al 5G, con l’Italia che h approvato, lo scorso anno, una legge che conferisce al governo pieni poteri di verifica degli accordi di fornitura sulle apparecchiature cosiddette “next-gen” da parte di società internazionali, tra cui proprio la cinese.
In Germania, Deutsche Telekom ha chiesto di non vietare alcun venditore di apparecchiature per telecomunicazioni, contrariamente alle indicazioni di alcuni legislatori, di bannare Huawei per motivi di sicurezza nazionale. Intanto TIM, a luglio, aveva escluso il colosso da una gara d’appalto per un contratto di fornitura per la rete centrale del 5G, dove vengono elaborati dati sensibili.