L’adozione del nuovo paradigma delle API è una scelta strategica, ancor prima che tecnologica. Un ponte che rende possibile la connessione tra prodotti e servizi, interni all’azienda e di terzi, per creare maggiore valore per i clienti finali
L’APIfication, strumento che consente di valorizzare maggiormente le API (application programming interface), rendendo disponibili funzionalità e dati come servizio, è sempre più importante, in un’ottica di digital transformation, soprattutto in area banking e finance. Della natura strategica dell’APIfication è ben consapevole CRIF, azienda globale specializzata in sistemi di credit e business information e soluzioni a supporto dei processi del credito. Un approccio più moderno all’integrazione API riduce il time-to-market, velocizza l’adozione di nuove tecnologie e crea nuovi flussi di entrate, consentendo una crescita dei ricavi superiore al passato. L’APIfication può aiutare a creare con più facilità offerte integrate di vendita e marketing con i partner e a fornire prodotti e servizi più velocemente. «APIfication è oggi un termine di moda nel settore dei servizi finanziari, che deve essere sempre accompagnato con il concetto di ’Open’» – spiega Davide Raitano, corporate chief information officer di CRIF. «Entrambi questi concetti si riferiscono alla capacità di un’azienda di esporre i propri servizi al mondo esterno, perché possano essere usati facilmente e portino valore aggiunto al cliente finale».
Tutto questo, secondo Raitano, sta impattando sul settore bancario: le aziende di credito stanno progressivamente abbandonando il modello tradizionale basato su soluzioni finanziarie end-to-end realizzate in casa propria, per creare servizi a valore aggiunto costruiti assemblando microservizi già disponibili sul mercato, funzionali alle necessità, individuando i migliori per facilità di integrazione.
«In questo contesto – precisa il corporate chief information officer di CRIF – dobbiamo intendere le API come un vero e proprio prodotto commerciale, il volto che un’azienda mostra all’esterno e che abilita l’ecosistema. Le API di nuova generazione, esposte su piattaforme open, devono essere progettate non tanto in funzione della modalità adottata per risolvere problemi di business contingenti, quanto per la capacità che hanno di consentire una crescita prospettica di valore». Come constata Raitano, piattaforme digitali ed ecosistemi sono in cima all’agenda di molte aziende perché i modelli di business correlati già dominano la vita di tutti i giorni e le esperienze delle persone come consumatori, lavoratori, membri di comunità e cittadini. Di conseguenza, questo cambio di paradigma incide sui tradizionali clienti di CRIF.
COGLIERE NUOVE OPPORTUNITÀ
«Capitalizzando asset informativi, competenze analitiche, investimenti tecnologici e una costante propensione all’innovazione, CRIF è al fianco degli operatori di settore con una piattaforma e un ecosistema di servizi in grado di supportarli nel cogliere le opportunità per raggiungere il next level» – spiega Raitano. «Nello specifico, CRIF Digital Next è un’innovativa piattaforma che consente a player finanziari, assicurazioni e imprese di accelerare la loro trasformazione digitale, di far evolvere la user experience dei clienti e generare processi di innovazione veloci, continui e sostenibili. CRIF Digital Next offre un unico entry point tecnologico in private cloud e dotato di API di nuova generazione per accedere in modo rapido, semplice e sicuro a un ampio ecosistema di servizi personalizzati come soluzioni avanzate di personal financial management e business financial management».
Dal punto di vista di CRIF, la nuova pervasività delle API rende necessario abbandonare l’approccio tradizionale al disegno delle interfacce, delle architetture e dei servizi per specifiche esigenze progettuali, perché nel tempo questo crea complesse interdipendenze tra sistemi e rende complicata e costosa la manutenzione evolutiva. «Le nuove API della platform-economy devono essere progettate per esporre in modo controllato dati di business, funzionalità e servizi al mondo esterno riducendo la complessità di integrazione» – continua Raitano. «I servizi di backend devono essere adattati di conseguenza. In questa logica, anche i servizi legacy possono essere rivitalizzati improntandoli su API di nuova generazione, rompendo i silos, semplificando la fruizione del dato elementare e mettendo a disposizione di una nuova comunità di utenti gli asset informativi tradizionali».
IMPATTO FORTE A TUTTI I LIVELLI
La scelta delle API e degli ecosistemi può avere un impatto forte a tutti i livelli, partendo anche dal modello di vendita e da come l’azienda si posiziona nel marketing. «L’adozione del nuovo paradigma delle API è una scelta strategica, ancor prima che tecnologica» – afferma Raitano. «Quindi è indispensabile una cultura aziendale improntata alla creazione di asset riutilizzabili in grado di favorire alleanze e partnership in ottica ecosistemica. A questo scopo, uno degli elementi chiave è il portale degli sviluppatori creato da CRIF, tramite il quale l’azienda comunica con il mercato, ed è il punto di arrivo pubblico che racconta l’azienda nel contesto dell’ecosistema delle open API».
Con CRIF Digital Next, pilastro principale della strategia di posizionamento nel mondo dei servizi open banking, CRIF si è posta l’obiettivo di integrare e ospitare servizi a valore aggiunto proprietari insieme a quelli di terze parti. L’offerta CRIF Digital Next è costruita e veicolata tramite la piattaforma open di CRIF, strato infrastrutturale multi-servizio, studiato per consentire la facile e veloce creazione e integrazione di servizi interni ed esterni, mediante l’esposizione di API di nuova generazione. La piattaforma è progettata per essere aperta e sfruttare al meglio le potenzialità del modello di business a ecosistema, per abilitare l’implementazione di use case attrattivi e far evolvere la user experience dei clienti generando processi di innovazione veloci, continui e sostenibili.
«La strategia di esporre prodotti e servizi tramite API consentirà di esplorare nuove opportunità e sarà ulteriore elemento di spinta per continuare l’evoluzione verso un’organizzazione sempre più agile e incentrata sul cliente» – spiega Raitano. «Il successo di questo modello di business e della piattaforma che lo rende possibile sarà misurato in funzione della creazione di nuove fonti di ricavo, del miglioramento del servizio e della soddisfazione dei clienti nonché della capacità di raccogliere ancora più dati».
UNA REALTÀ INTERNAZIONALE
Attualmente, CRIF è attiva in quattro continenti, fornisce le proprie soluzioni a oltre 6.300 banche, società finanziarie, compagnie di assicurazioni e utility e a 55mila imprese mentre più di 350mila consumatori usano direttamente i servizi CRIF, in più di 50 paesi. Nell’ultimo anno, CRIF ha completato la copertura come Account information service provider (AISP) nell’open banking portandola a tutti i 31 paesi europei in cui si applica la direttiva PSD2. Per il sesto anno consecutivo, CRIF è stata citata nella classifica IDC FinTech, posizionandosi al 50mo posto al mondo e in vetta tra le aziende italiane. «La diffusione della pandemia di Covid-19 ha condizionato l’attività delle imprese e introdotto cambiamenti nelle abitudini culturali e di consumo» – commenta Raitano. «L’elevata digitalizzazione delle nostre soluzioni ci ha consentito di garantire l’ordinaria gestione dell’operatività e gli abituali standard dei servizi erogati. Stiamo assistendo a una forte accelerazione sul fronte della digitalizzazione dei processi, non solo in ambito finance. Il recente lancio di CRIF Digital Next si spiega anche per la volontà di fornire una risposta concreta a queste esigenze».