Engineering, la corsa al digitale senza compromessi tra personalizzazione e standard

Engineering, la corsa al digitale senza compromessi tra personalizzazione e standard

Si fa largo nel mondo dell’IT il metodo Run/4Digital, basato sulle soluzioni SAP, e con un’idea molto concreta di trasformazione digitale

Se c’è una cosa che il lockdown ci ha insegnato è che la personalizzazione delle soluzioni IT è sì una possibilità spesso necessaria per affrontare l’eterogeneità dei sistemi, ma il rischio che un simile scenario si trasformi in complessità è sempre dietro l’angolo. Si può concretamente dar vita a un contesto in cui i concetti di standardizzazione e flessibilità possano coesistere completandosi a vicenda? Secondo Engineering sì, e la risposta è nell’approccio Run/4Digital. Ne abbiamo parlato con Michele Zingarelli, Business Development Manager di Engineering Ingegneria Informatica.

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La metodologia R4D nasce come una risposta concreta alle esigenze del mercato, con la comprensione che un percorso bimodale renda tangibili quei benefici di cui oggi le aziende di ogni dimensione e industry hanno bisogno per raggiungere una trasformazione digitale avanzata, tradotta in una Intelligent Enterprise. «R4D vuole rendere semplice per i clienti seguire un cammino di digital transformation riducendo al minimo gli impatti che questa può avere nell’organizzazione stessa del business» ci spiega Zingarelli.

Gestire l’innovazione attraverso tecnologie quali l’intelligenza artificiale, il machine learning, l’IoT porta frutti maggiori se riesce a valorizzare il grado di integrazione con i sistemi aziendali, gli ERP da cui non è così semplice staccarsi una volta che hanno messo le radici tra manager e dipendenti. «Come system integrator, l’obiettivo di Engineering è far sì che le tecnologie SAP su cui basiamo le nostre offerte sprigionino il loro vero potenziale senza che le compagnie sentano il peso di dover abbandonare applicativi consolidati, oramai legati al passato».

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Il primo passo sulla via di Run/4Digital è dunque quello di evitare la creazione dei silos informativi che hanno contraddistinto la precedente era IT, dove a singolo problema si rispondeva con una singola soluzione, incapace però di guardare al futuro e di prepararsi alle sfide tecnologiche del domani. «Siamo consci che abbandonare il vecchio modo di essere, sporgendosi verso il nuovo, crei dei dubbi fattuali, con il timore che si riversino sull’operatività tradizionale. Il nostro approccio consente di seguire step progressivi, sicuri, evolutivi nella direzione dell’intelligent enterprise. Abbiamo dato agli strumenti che SAP mette a disposizione un’organizzazione logica, canalizzando cosa rientra in quelle che SAP definisce le operation, l’intelligence e le experience. La prima parte coincide con un domain layer, cioè l’insieme delle entità a supporto dei processi, organizzati in uno o più sistemi IT, identificati con i cosiddetti backend. In relazione all’intelligence, il layer corrispettivo è l’abilitatore delle tecnologie intelligenti, come la SAP Cloud Platform, servizio digitale PaaS che pensiamo abbia un ruolo rilevante nel raggiungimento dell’Intelligent Enterprise, perché ci permette di disaccoppiare le estensioni di processi, arrivando ai benefici dei microservizi».

Per quanto riguarda l’esperienza, Engineering aggiunge il “value layer”, che è l’insieme dei dati che con l’utilizzo standardizzato delle nuove suite digitali SAP consentono di generare valore. Tale layer, come il domain layer, può approfittare di personalizzazioni e integrazioni ad-hoc attraverso l’habilitation layer. A questo punto il metodo fornisce delle linee guida che sono raggruppate in tre elementi distinti. Il primo è lo Strategical Design, che ha l’obiettivo di definire le Digital Suite da utilizzare in maniera standardizzata ed i Key Differentiator – ovvero tutte quelle personalizzazioni che l’Azienda ha sviluppato per la gestione dei suoi processi e che non trovano corrispondenza nelle Digital Suite stesse. Il percorso si delinea poi nei due elementi successivi. L’Agility Path che ha lo scopo di reingegnerizzare e digitalizzare i key differentiator, approfittando dell’agilità dell’Habilitation Layer; lo Stability Path ha invece lo scopo di standardizzare l’adozione delle nuove suites Digitali appoggiandosi sia sul domain che sul value layer.

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«Si va così anche oltre il concetto di impresa intelligente, una “My Intelligent Enterprise”, nella quale il cliente stesso si riconosce perché qui ritrova un equilibrio utile tra lo stato di personalizzazione delle soluzioni necessario a competere sul mercato e la stabilità garantita dallo standard delle suite digitali» conclude il manager.

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