Scuola, effetto overload. Si fa presto a dire DAD

Azione, senso, calcolo e autonomia. Non chiamate robot una lavastoviglie

Didattica, funzionalità, sicurezza, accesso e competenze digitali. Dopo la sanità, l’altra grande vittima dell’epidemia Covid-19 è la scuola. Il lockdown fa emergere tutte le criticità strutturali del sistema

Senza addentrarmi in una analisi globale dei problemi che affliggono l’istruzione in Italia, vorrei analizzare brevemente la situazione venutasi a creare quando gli insegnanti si sono trovati improvvisamente, da un giorno all’altro, nell’impossibilità di vedere i propri allievi e di far lezione in aula. L’intero sistema scolastico si è scoperto impreparato, da tutti i punti di vista, e le scuole si sono trovate nella necessità di ricorrere alla Didattica A Distanza (DAD) dovendo fronteggiare molteplici problemi tecnici e didattici, ma anche psicopedagogici e sociali.

Innanzitutto, è emersa immediatamente l’inadeguatezza delle varie piattaforme di scuola digitale in uso. A parte l’overload dei server sottodimensionati, si sono evidenziate carenze sia dal punto di vista delle funzioni disponibili che da quello dell’ergonomia. Per questo, gli insegnanti hanno iniziato a sperimentare varie modalità per restare in contatto con gli allievi e poter svolgere lezioni, nonché assegnare compiti. Ecco quindi la corsa affannosa per imparare a usare le varie piattaforme per videoconferenza e le numerose app educazionali: ogni insegnante si è arrangiato a modo suo per trasferire online quello che faceva in classe. Nella stragrande maggioranza dei casi, il risultato è stato l’organizzazione di videoconferenze di classe e l’assegnazione di compiti da svolgere e caricare in rete, senza però poter prendere adeguatamente in considerazione le problematiche di sicurezza informatica e protezione dei dati. Il tutto nella più totale incertezza sui tempi e sui modi per la conclusione dell’anno scolastico.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Oltre agli ovvi problemi didattici, tutto ciò ha accentuato il divario sociale nell’accesso all’istruzione, non solo a causa del cronico ritardo nella disponibilità di un collegamento larga banda per tutte le case, ma anche perché non tutte le famiglie sono dotate di adeguati mezzi tecnologici – computer, tablet – né hanno il tempo e le competenze tecniche e culturali per accompagnare come è necessario i bambini e i ragazzi. A questo si aggiunge lo sconvolgimento dei ritmi famigliari e l’invasione della privacy.

Ma la situazione ha evidenziato risvolti critici anche per gli insegnanti che, come moltissimi altri lavoratori, si sono trovati catapultati nel lavoro agile – o smart working – che come sappiamo, in assenza di regole e normative, annulla la separazione fra vita privata e lavoro, invadendo la sfera personale e generando uno stress che si aggiunge al contesto di insicurezza sul modo di procedere.

Leggi anche:  Reti di dati, un ruolo in evoluzione: da commodity a protagonista della trasformazione digitale

Non sono da sottovalutare infatti i risvolti psicologici. L’incertezza sui mezzi tecnici e sui programmi che ha caratterizzato il passaggio obbligato alla didattica a distanza ha amplificato la condizione di perdita di controllo sul futuro di adulti e bambini. La scuola “nello schermo” non è stata in grado di rigenerare i ritmi regolatori della quotidianità dell’incontro in classe, alimentando anzi disorientamento e preoccupazione per l’adeguatezza dell’apprendimento personale, dei nuovi criteri di valutazione e per le sorti stesse dell’anno scolastico in corso. Insieme al senso di perdita dei riferimenti abituali rispetto al resto della propria vita, la sparizione delle consuetudini scolastiche ha appesantito i costi psicologici, ancora molto sottovalutati, della condizione di trauma collettivo che tutti, più o meno consapevolmente, stiamo vivendo.

In conclusione, al di là degli stanziamenti straordinari per fronteggiare l’emergenza e tornare ai consueti rapporti interpersonali, occorre far tesoro di questa esperienza e ripensare complessivamente la scuola sfruttando la tecnologia non soltanto come un surrogato dell’insegnamento tradizionale ma come una chiave per una didattica mista – in classe e a distanza – personalizzata e flessibile in grado di superare la didattica per competenze e sviluppare la dimensione formativa educativa.


Gianmarco Veruggio scienziato robotico – www.veruggio.it