La digitalizzazione e le richieste dei clienti stanno cambiando rapidamente il panorama del settore bancario italiano, dove nuovi player disruptive conquistano quote di mercato. Questa tendenza costringe le istituzioni finanziarie tradizionali a diventare più agili.

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Le maggiori aspettative dei clienti, le tendenze macroeconomiche, l’innovazione tecnologica e i requisiti normativi sono i fattori che contribuiscono a riprogettare gli istituti finanziari, un cambiamento urgente se questi ultimi vogliono mantenere e accrescere le loro quote di mercato in questa fase di digitalizzazione. Il settore dei servizi finanziari in Italia non fa eccezione.

L’Italia ha una lunga tradizione nel settore: oggi il paese conta circa 600 banche, di cui quasi 300 sono cooperative. Il consolidamento sarà inevitabile per quelle che non sapranno trasformarsi. Allo stesso tempo, nel paese operano circa 250 società di tecnologia finanziaria (fintech): si concentrano principalmente su pagamenti, crowdfunding, prestiti digitali e gestione del rischio di credito. Inoltre, sono entrati sul mercato anche player internazionali affermati, come N26 e Revolut.

Finora gli italiani in generale hanno preferito restare fedeli alle banche tradizionali, in parte perché preferiamo usare il contante: la Banca Centrale Europea stima che circa l’86% delle transazioni in Italia sia ancora in cash. Ma la situazione sta cambiando rapidamente: secondo Eurostat, il 47% dei millennial sceglie le banche online (una percentuale ancora bassa rispetto ai paesi nordici, dove raggiunge l’85-87%).

I clienti delle banche sono alla ricerca di una scelta più ampia in prodotti, servizi, canali, e sempre più spesso preferiscono istituti finanziari che offrono servizi online. Abbiamo visto un aumento nel posizionamento di piattaforme di mobile banking come Hype che ora serve 1,2 milioni di clienti. Gli istituti finanziari tradizionali devono compiere maggiori sforzi per stare al passo con i nuovi player sul mercato.

Innovare per sopravvivere

L’innovazione tecnologica sta cambiando la struttura del mercato dei servizi finanziari, con il contributo di Interfacce di Programmazione delle Applicazioni (API) su Internet, app per dispositivi intelligenti e analisi dei big data. Tutto questo è possibile grazie al cloud.

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Prendiamo ad esempio Banca Mediolanum, che ha 1,2 milioni di clienti: oggi utilizza Google BigQuery, strumento di analisi dei big data basato su cloud. Analizzando enormi e complessi set di dati, Banca Mediolanum ritiene di poter comprendere e interagire meglio con i clienti. La banca sostiene che questa strategia attirerà oltre 10.000 nuovi clienti al mese.

Le banche italiane sono consapevoli della necessità di trasformarsi. Secondo un recente sondaggio dell’Associazione Bancaria Italiana, quasi il 90% degli istituti sta aumentando gli investimenti in trasformazione digitale: Intesa Sanpaolo investe circa 2,8 miliardi di euro nel tentativo di portare le transazioni digitali dal 10% nel 2017 sopra il 70% nel 2021.

Scommettere sul cloud ibrido

Il cambio di passo della digitalizzazione coinvolge sia i consumatori sia i clienti aziendali e spinge le banche italiane a migrare verso il cloud, secondo Anitec-Assinform, l’Associazione Nazionale delle imprese ICT e dell’Elettronica di Consumo.

Le banche, tuttavia, dovranno investire fin dall’inizio nella propria infrastruttura cloud. In caso contrario, correranno il rischio di avere tempi di inattività e problemi di latenza, con ripercussioni negative sull’immagine del marchio.

Un approccio ibrido al cloud può ridurre i costi IT, migliorare l’efficienza, accelerare l’innovazione e promuovere nuovi modelli di business, fattori che lo rendono attraente per le banche. Anitec-Assinform stima che l’adozione dell’architettura del cloud ibrido in Italia sia cresciuta del 26% nel 2018, e la curva tende al rialzo.

Il cloud ibrido comprende molteplici ambienti di elaborazione, archiviazione e servizi – inclusi cloud locale, cloud privato e cloud pubblico con orchestrazione completa tra piattaforme. La sua innata flessibilità consente agli istituti finanziari di implementare e scalare nuove applicazioni e servizi con rapidità e a basso costo. La combinazione tra la flessibilità del cloud pubblico e la sicurezza del cloud privato è la soluzione ideale per un mercato altamente regolamentato, con livelli crescenti di compliance.

Oltre all’agilità, il cloud ibrido può fornire alle banche preziose informazioni ricavate dai dati per innovare con nuovi prodotti, ad esempio. Le banche hanno sempre avuto grandi quantità di dati nei loro sistemi legacy, ma non erano in grado di estrarli con successo. Il cloud ibrido consente loro di unire il cloud pubblico e privato con le infrastrutture di dati interne per ottenere insight dai dati in modo sicuro.

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Il cloud ibrido diventa improvvisamente un fattore di competitività abilitante. Evita il lock-in con uno specifico vendor, e consente alle banche e agli istituti finanziari di adattarsi a scenari economici in continua evoluzione senza costringerli a cambiare piattaforma se intendono sostituire un fornitore.

Secondo IDC, entro il 2024 il 50% delle banche avrà trasferito almeno il 20% delle attività strategiche su piattaforme cloud as-a-service, con l’obiettivo di ottenere maggiore efficienza e risparmi sui costi.

Il cloud è fondamentale per mantenere le banche agili

Anche la Direttiva europea sui Servizi di Pagamento (PSD2), progettata per stimolare la concorrenza nel settore dei servizi finanziari, sta spingendo le banche verso il cloud ibrido: principalmente per garantire agilità e rapidità nel lancio sul mercato di nuovi prodotti.

L’Italia ha recepito la PSD2, che mette le basi per l’open banking, nel 2019. La sicurezza è una preoccupazione fondamentale: i modelli di cloud ibrido riducono il potenziale di violazione dei dati consentendo alle banche di selezionare e ottimizzare i carichi di lavoro. Il cloud pubblico può essere sfruttato per applicazioni meno sensibili, mentre i servizi cruciali possono essere elaborati nel cloud privato.

Siamo solo all’inizio della disruption digitale

I CIO delle istituzioni finanziarie sanno bene che i vecchi modelli di business non sono sostenibili in un’economia digitale. Ad avere successo sarà chi si concentra sull’ottimizzazione digitale.

Un terzo dei CIO di servizi finanziari aveva identificato il digitale come principale priorità commerciale per il 2019, con un aumento di oltre l’8% rispetto all’anno precedente, secondo Gartner. Questa tendenza continua nel 2020.

Le banche che giocano d’anticipo stanno cercando partner tra le fintech per fornire prodotti e servizi di prossima generazione. Il cloud ibrido fornisce l’infrastruttura flessibile e scalabile necessaria per supportare questo sforzo di creatività.

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Una strategia chiara è fondamentale per il successo del cloud

Una strategia chiara di cloud ibrido è essenziale, tuttavia. Non tutte le applicazioni funzionano meglio nel cloud: potrebbe essere meglio archiviare localmente alcuni dati.

È necessario prendere in considerazione i problemi di compatibilità tra le varie infrastrutture. Poiché il cloud ibrido richiede il comando su domini privati ​​e pubblici, il controllo e la sicurezza sono fondamentali, e altrettanto – ovviamente – conformità legale e tecnica.

Quando però le istituzioni finanziarie provano apprensione davanti a questa complessità, diventa evidente il valore aziendale di un partner. Orange Business Services, ad esempio, offre un approccio à la carte in base al quale le aziende possono scegliere i servizi di cui hanno bisogno per essere certe di ottenere i massimi benefici, come pianificazione strategica, valutazioni e una serie completa di servizi per ogni settore industriale.

Affidandosi all’esperienza di Orange nei progetti di cloud ibrido, le banche e gli istituti finanziari possono concentrarsi su ciò che conta davvero: i risultati di business.

cloud ibridoArticolo a cura di Francesca Puggioni, Managing Director Southern Europe di Orange Business Services. Francesca Puggioni sarà tra i relatori del WeChangeIT Forum 2020 di Data Manager, per assistere al suo intervento clicca qui