Forcepoint, costruire fiducia al tempo del Covid-19

Tutto ciò che serve sapere sulla sicurezza informatica lo apprendiamo già all'asilo

Recupero del controllo della nostra privacy e ripristino della fiducia al centro della nuova sicurezza IT

Impossibile progettare un prodotto, servizio o processo di sicurezza indipendente dalla fiducia, ammoniva Bruce Schneier, guru della sicurezza informatica dalle pagine di Secret and Lies. Digital Security in a Networked World nel preistorico 1999. Intuizione embedded nella filosofia Forcepoint circa il futuro della sicurezza informatica. E’ su questo tema che William Beer, Managing Partner, HB Advisory, moderatore dell’incontro La sicurezza informatica, la fiducia e la tutela della vita privata organizzato da Forcepoint nell’ambito dell’Exchange Strategy Summit, si è confrontato con Peppe Cavallari, professore di Cultura informatica presso l’HETIC (Hautes Études en Technologies de l’Information et de la Communication) a Montreuil, Francia. «In ogni cosa che facciamo c’è una componente importante di fiducia. Prendere un aereo, salire su un treno, guidare l’auto».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

E che cos’è un acquisto online se non una dichiarazione di fiducia verso un marchio, una piattaforma e-commerce e i sistemi di sicurezza sottostanti? Anche se non ne siamo sempre perfettamente coscienti, nelle decisioni di acquisto entrano una serie di considerazioni che orbitano attorno a questo tema. Un legame che non dovrebbe mai essere sottovalutato. «La fiducia viene continuamente messa in discussione dalle scelte che effettuiamo. E la sicurezza è una componente essenziale di un certo ambiente» sottolinea Cavallari. «Fisico e ancora di più virtuale. Prendiamo la nostra vita sociale. Essa si svolge sia con gli amici in presenza, sia virtualmente sui social network magari nello stesso momento».

Mai come oggi però, in tempi di emergenza sanitaria, la nostra fiducia nel prossimo è in evoluzione. «Lo si vede da come si comporta il nostro corpo» osserva Cavallari. Le misure di distanziamento sociale, la mascherina, i guanti, gli occhiali da sole. Il modo di occupare lo spazio pubblico». Una conseguenza certo. Ma macroscopica. La fiducia varia naturalmente dal contesto in cui si agisce. «L’azienda deve aprirsi verso l’esterno» – spiega Cavallari. «L’autoreferenzialità mina la fiducia. Le persone si rivolgono a giornali tv, radio, media tradizionali, perché hanno bisogno di notizie, di fatti verificati su cui basare i propri giudizi, scelte e orientamenti. Le aziende dovrebbero fare altrettanto. Dire chiaramente che si crede in quel che afferma quel giornale o quella tv. Rafforzare il sistema di fact checking». Attraverso lo stesso meccanismo della peer review nella ricerca accademica. Solo paper e studi validati, citati da altri studiosi, suggerisce Cavallari, dovrebbero trovare spazio.

Leggi anche:  AI, rischio o opportunità?

IoT e fiducia

«La fiducia sarà messa a dura prova dall’IoT » afferma Cavallari. «Tutti questi oggetti connessi raccolgono una marea di dati direttamente o indirettamente connessi alla nostra vita. Quando ci alziamo, cosa compriamo, ecc. Dati che riguardano la nostra salute, le nostre abitudini. La percezione di insicurezza che attanaglia la nostra privacy è il segnale evidente di come questa fiducia si è incrinata». Per uscire da questa strada senza uscita, le organizzazioni devono puntare sia al miglioramento delle loro difese informatiche sia a riconquistare questa fiducia. Forcepoint punta a una migliore comprensione del comportamento delle persone, con il loro bagaglio di identità e account digitali quando interagiscono con dati, sistemi e applicazioni. Nel futuro della sicurezza informatica, l’evoluzione dovrà essere guidata dal recupero del controllo della nostra privacy e dal ripristino della fiducia.