Dai robot per la telepresenza e la telemedicina ai laboratori che fanno i test sui tamponi raccolti. L’utilizzo di robot e macchine intelligenti per contrastare l’emergenza. In vista della ripresa, occorre una riflessione per comprendere e valutare i rischi connessi
In una situazione drammatica come quella di questi giorni, sono sorte molte iniziative nel campo della robotica per aiutare i sanitari e tutti coloro che si stanno prodigando nelle diverse attività essenziali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Data la gravità del problema e la necessità di mettere a disposizione strumenti utili in tempi brevissimi, la sfida non è quella di sviluppare i consueti progetti di ricerca avanzata di medio o lungo periodo, bensì adattare nel più breve tempo possibile quanto di disponibile vi è nei laboratori o nelle industrie a svolgere funzioni in grado di alleviare la fatica degli operatori in prima linea e le sofferenze dei pazienti. A tal proposito, l’associazione I-RIM ha attivato una condivisione di idee tra i propri membri e ha lanciato una raccolta informazioni sulle richieste e le esigenze di tutti coloro che devono affrontare l’epidemia. Sempre allo stesso proposito, il progetto europeo DIH-HERO (Digital Innovation Hub Healthcare Robotics) ha emesso un bando per esplorare quali siano le esigenze mediche più urgenti che la robotica può soddisfare con soluzioni esistenti e che possono essere implementate tempestivamente.
Un primo grande filone riguarda l’intervento nelle situazioni di isolamento o distanziamento sociale al fine di ridurre il rischio di contagio degli operatori sanitari. A tale scopo si stanno impiegando diversi robot per telepresenza e telemedicina, sostanzialmente dei robot mobili dotati di telecamera, schermo e strumenti diagnostici. La funzione principale è il telemonitoraggio dei pazienti, acquisendo e trasmettendo parametri vitali come pressione sanguigna, ossimetria, frequenza cardiaca e temperatura allo staff medico. Inoltre, questi robot possono mantenere il collegamento tra i sanitari e i pazienti in isolamento, e anche tra questi e parenti e amici, fornendo così anche un importante sostegno psicologico. All’interno delle strutture ospedaliere i robot mobili sono impiegati per distribuire nei reparti isolati cibo e farmaci e svolgere azioni di pulizia e disinfezione degli ambienti mediante raggi UV. Inoltre in varie città della Cina, i robot sono stati impiegati per le consegne porta a porta, nei quartieri che erano stati completamente isolati in quanto zone rosse.
Uno dei vantaggi dei robot è che sono molto più facilmente sterilizzabili degli esseri umani, consentendo un notevole risparmio di tempo e di dispositivi di protezione individuale e limitando il rischio di contagio del personale. In Cina, nei focolai dell’epidemia, alcune classi di robot mobili originariamente impiegati per attività di sorveglianza e pattugliamento sono stati modificati per assistere le operazioni di controllo della popolazione. Questi robot sono stati dotati di strumenti a infrarossi per rilevare la temperatura delle persone fino a una certa distanza e di video camere ad alta risoluzione per il controllo sull’uso delle mascherine e sull’osservanza della quarantena. Tuttavia, occorre osservare che l’impiego generalizzato di tecnologie di controllo che permettono il tracciamento degli spostamenti, delle abitudini e dello stato di salute dei cittadini pongono rilevanti problemi di tipo etico, legale e sociale che riguardano non soltanto la privacy ma più in generale le possibili violazioni dei diritti umani.
Nonostante l’emergenza abbia inizialmente fatto passare in secondo piano la questione, nel futuro prossimo sarà indispensabile aprire una riflessione sui limiti da porre all’impiego delle tecnologie in grado di violare il diritto alla libertà personale dell’individuo.
Gianmarco Veruggio scienziato robotico – www.veruggio.it