Al CES di Las Vegas, Toyota propone il suo modello di città intelligente, un ecosistema interconnesso basato sull’interazione naturale uomo-macchina e l’intelligenza artificiale in rete
Scrivendo della robotica di servizio, abbiamo spesso sottolineato che sviluppi importanti nelle future applicazioni potranno aversi se robot collaborativi opereranno in un ecosistema che include l’intelligenza artificiale in rete. Quindi, non robot isolati in ambienti poco o nulla strutturati ma robot che fanno parte integrante di una rete di connessioni, su infrastrutture fisiche progettate ad hoc. Al Consumer Electronics Show (CES) che si è tenuto a Las Vegas dal 6 al 9 gennaio scorso, Toyota ha presentato i progetti per la costruzione di un prototipo di città del futuro, Toyota Woven City, un ecosistema completamente connesso. Infatti, l’aggettivo “woven” indica che questo ecosistema sarà un “tessuto”, una struttura a rete, anche perché Toyota progetta di “tessere” gli spazi esterni di tutta la città con vegetazione autoctona e idroponica. La città sarà costruita in Giappone, su un’area di 70 ettari alla base del monte Fuji, e sarà abitata da ricercatori che progetteranno robot, veicoli autonomi, e ogni altra tecnologia basata su intelligenza artificiale applicata alla loro stessa vita quotidiana.
Akio Toyoda, presidente di Toyota Motor Corporation, ha descritto il progetto: «Costruire una città completa dalle fondamenta, anche su piccola scala come questa, è un’opportunità unica per sviluppare le tecnologie del futuro, tra cui un sistema operativo digitale per le infrastrutture della città. Con persone, edifici e veicoli tutti collegati e in comunicazione tra loro attraverso dati e sensori, saremo in grado di testare l’intelligenza artificiale connessa sia nel mondo virtuale che in quello fisico massimizzandone il potenziale».
Saranno progettate soluzioni di mobilità connessa e senza emissioni che permetteranno di testare nuove modalità di vita urbana, di aggregazione sociale, lavoro e svago. Per realizzare le abitazioni saranno adottati criteri di massima sostenibilità: il materiale principale degli edifici sarà il legno e saranno impiegate tradizionali tecniche di falegnameria giapponese, combinate con metodi di produzione robotizzati. I tetti saranno provvisti di pannelli fotovoltaici per generare energia solare oltre a quella generata dalle celle a combustibile a idrogeno. Le residenze saranno dotate delle più recenti tecnologie di domotica per assistere la vita quotidiana. Le case utilizzeranno l’intelligenza artificiale basata su sensori per controllare la salute degli occupanti, prendersi cura delle esigenze di base e migliorare la vita quotidiana. Toyota ha in programma di accogliere a Woven City i dipendenti della Toyota Motor Corporation e le loro famiglie, le coppie in pensione, i rivenditori, gli scienziati in visita e i partner del settore. Inizialmente, è prevista una popolazione di 2000 persone, che andrà ad aumentare man mano che il progetto si evolve.
L’inaugurazione del sito è prevista per l’inizio del 2021. Il progetto è sicuramente molto interessante, però non v’è dubbio che si presta a molte riflessioni critiche sul modello di sviluppo di società umana che implica. Innanzitutto, immagina un prototipo di società elitaria dove un ridotto numero di eletti hanno accesso al top delle risorse scientifiche e tecnologiche, senza affrontare il problema dell’enorme divario di qualità della vita con la stragrande maggioranza dell’umanità. Poi, all’interno di questa specie di enclave, l’essere umano è sì assistito e accudito, come in una gigantesca nursery, da un complesso ecosistema robotico, ma al tempo stesso si trova a essere un “agente intelligente” immerso in una “prigione” dorata che ne annulla di fatto la privacy e, forse, gli spazi di libertà. È questo il futuro che vogliamo?
Gianmarco Veruggio scienziato robotico – www.veruggio.it