Valorizzare la sostenibilità digitale per vivere e lavorare meglio

Valorizzare la sostenibilità digitale per vivere e lavorare meglio

La tecnologia può aiutare a vincere le sfide della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Questo concetto è alla base del nuovo libro di Stefano Epifani, docente dell’Università La Sapienza di Roma e consulente di Aperiam

Mancano solo dieci anni alla data fissata dall’ONU per perseguire i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030. Nel decennio che ci separa da quella data, la tecnologia digitale potrà giocare un ruolo importante per vincere le sfide della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Perché questo avvenga i governi, le istituzioni, le aziende e le persone dovranno comprendere il ruolo del digitale e come valorizzarlo. Da queste riflessioni, nasce il libro dal titolo “Sostenibilità digitale. Perché la sostenibilità non può prescindere dalla trasformazione digitale”, edito dal Digital Transformation Institute. Il volume è scritto da Stefano Epifani, docente dell’Università La Sapienza di Roma, presidente del Digital Transformation Institute e consulente di Aperiam, la divisione del gruppo Comedata incentrata sulla formazione collegata all’ICT e alle soft skills complementari.

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CAPIRE LE TECNOLOGIE

«Quando guardiamo alle tecnologie, spesso nel dibattito pubblico ci si concentra nel rispondere alla domanda se esse facciano bene o male. Se l’intelligenza artificiale sia positiva o negativa. Se la robotica crei o distrugga posti di lavoro» – spiega Epifani. «Il problema è che queste sono per lo più domande mal poste, perchè il punto non è chiedersi se le tecnologie facciano bene o male, quanto piuttosto interrogarsi su come promuoverne uno sviluppo finalizzato a che facciano bene. Il che vuol dire chiedersi come fare perché diventino strumento di sostenibilità». Secondo Epifani, quando si guarda al binomio tra tecnologie e sostenibilità, nella migliore delle ipotesi si pensa alla tecnologia sostenibile, ossia al fatto che essa non debba danneggiare l’ecosistema o consumare risorse. Ma alla tecnologia possiamo chiedere molto di più: «possiamo chiederle non solo di non essere dannosa, ma che diventi un vero e proprio strumento di sostenibilità, così che possa essere funzionale alla sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale». Nel suo ultimo libro, Sostenibilità Digitale, Epifani spiega proprio come utilizzare le tecnologie perché siano strumenti utili allo sviluppo del business in una chiave di sostenibilità. Sostenibilità Digitale illustra come stiano cambiando i comportamenti dei consumatori, e come aziende e istituzioni possano e debbano ripensarsi per costruire un futuro sostenibile.

VALORIZZARE LE COMPETENZE

«La tecnologia è uno strumento abilitante, trasversale a sostenibilità economica, ambientale e sociale, utile a perseguire obiettivi altrimenti non raggiungibili» – afferma Epifani. «La sfida è capire come sfruttare le risorse che ci offre il digitale evitando che siano le tecnologie a sfruttare noi. E qui le competenze sono centrali. Dobbiamo riflettere sul modello sociale che vogliamo, definire il modello economico compatibile con esso e individuare il ruolo delle tecnologie in tutto questo». Ogni capitolo è introdotto da uno stralcio narrativo con la storia di cinque persone che svolgono professioni diverse e devono fare i conti con un mondo in rapida evoluzione, che li obbliga a guardare con occhi nuovi i vecchi modi di fare, lavorare, vivere. La sostenibilità digitale, dunque, riguarda tutti e può aiutarci a essere protagonisti e non vittime del cambiamento tecnologico, per costruire un futuro migliore. Le competenze di Stefano Epifani, volte ad aiutare le imprese a capire come la sostenibilità influisce sul loro modello di business e cosa si può fare perché l’impatto sia positivo, sono disponibili alle aziende grazie ad Aperiam e si concretizzano in speech, seminari, convegni e consulenze strategiche. «Aperiam – spiega il docente universitario – cura queste attività valorizzando sia le mie competenze sia quelle tecniche di sviluppatori, progettisti e altre figure professionali».

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