Vivere Red Hat fa sentire speciali, parola di Falcone

Vivere Red Hat fa sentire speciali, parola di Falcone

Incontrando la stampa specializzata, il manager mostra un grande entusiasmo nella natura differente della società che va a dirigere: l’energia dei dipendenti e della community di sviluppatori l’ha già contagiato, positivamente

Vivere Red Hat fa sentire speciali. La forza di Red Hat siamo noi stessi… inizia così il primo incontro ufficiale con la stampa tecnica di Rodolfo Falcone, nuovo country manager della società di software il cui acquisto da parte di IBM si è concluso nello scorso luglio. Nonostante i 34 miliardi di dollari sborsati da IBM per l’operazione, il manager è sereno nel giudicare i rapporti con il colosso americano: “Red Hat – dice Falcone – rimane una business unit distinta che potrà fare leva sulle straordinarie qualità di IBM in fatto di struttura commerciale e di competenze”.

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“Nello stesso modo IBM potrà invece fare leva sulla nostra energia e sulla nostra grande flessibilità”. Insomma, un win-win che porterà vantaggi a entrambe le società, tanto che nel piano economico a tre anni presentato dal manager a IBM si prospetta il raddoppio del fatturato in Italia. I benefici sul business si sono forse già fatti sentire, visto che l’ultima trimestrale di Red Hat ha visto una crescita del 24%.

Rodolfo Falcone non trattiene il suo entusiasmo per il nuovo incarico, fugando da subito il sospetto che possa rappresentare IBM all’interno di Red Hat; il contagio di un’azienda “diversa da tutte le altre” si è fatto immediatamente sentire, anche se, dice, “devo studiare molto, visto l’elevato livello tecnologico che ci compete. Vivere Red Hat fa sentire speciali e la forza di questa azienda siamo noi stessi, sono i suoi dipendenti; siamo diversi per cultura, per modalità di vendita – servizi e non prodotti – e la nostra energia trae linfa da un’ampia community di sviluppatori e di appassionati”.

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Cosa può portare, allora, Falcone a un’azienda così speciale? “In Red Hat – che considero l’azienda più sexy del momento – posso portare un’accelerazione commerciale! Vedo infatti grandissimi spazi nel large enterprise e nel mid market (che per noi sono le aziende da 1.000 a 5.000 dipendenti). C’è tanto ancora da fare perché in entrambi i mercati siamo ancora lontani da una fase matura; il potenziale che possiamo esprimere è ancora notevole. Per questo mi piacerebbe, anzi sento la necessità, che IBM e Red Hat si presentino insieme organizzando eventi itineranti, per presentare in tutta Italia la nostra offerta, le nostre soluzioni e tutte le opportunità che possiamo, insieme, offrire ai clienti!”.

Non è un problema di budget, ma di farsi ascoltare, dice il manager: la maggior parte delle aziende, oggi, ha le orecchie aperte per capire quello che il mercato offre loro per agevolare l’innovazione tecnologica. I clienti sono molto attenti ad ascoltare per scegliere la soluzione migliore per la loro transizione digitale. “Ecco perché ritengo fondamentale fare qualcosa di itinerante per portare in tutta Italia il nostro why”.

Nella serata del virtuale passaggio di testimone c’era anche Gianni Anguilletti, regional director di Red Hat per l’area mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Israele, Grecia e Cipro), che è in Red Hat da oltre 14 anni e la conosce molto bene. “Sviluppare il canale ereditato da IBM è una grandissima opportunità per far crescere il nostro business. E oggi, a sei mesi dall’acquisizione ufficiale e definitiva, ci troviamo in una situazione in cui avrei solo sperato di trovarmi a luglio”.

Ma c’è qualcosa che la preoccupa in questa acquisizione, gli chiediamo? “In primis che i clienti non capiscano il valore dell’acquisizione stessa. In secondo luogo, che l’operazione non venga capita internamente. Per ultimo che le persone di cui abbiamo bisogno per crescere non si trovino; legato a questo punto, vista l’ampiezza delle nostre soluzioni, è fondamentale che le risorse di Red Hat non debbano correre come pazze per stare dietro a tutte le richieste”.

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