Nonostante ciò, è stato battuto il tempo di turnaround precedente mentre si avvicina l’obiettivo di Starlink
Lunedì, SpaceX ha lanciato con successo il suo quinto lotto di satelliti internet Starlink tramite un razzo Falcon 9. Sfortunatamente, non è riuscito a far atterrare il booster del razzo come previsto. Questo avrebbe dovuto finire su una nave drone, chiamata “Of Course I Still Love You”, circa 8 minuti e 24 secondi dopo il lancio. Invece, il booster ha fatto un “atterraggio morbido” nell’oceano vicino alla nave. SpaceX è diventato abbastanza bravo nell’atterraggio e nel riutilizzo dei suoi potenziatori, ma questa non è la prima volta che uno dei suoi elementi viene perso in mare. Nel 2018, un booster core è precipitato a piombo nell’oceano mentre, lo scorso aprile, la compagnia è riuscita a far atterrare tre booster Falcon Heavy, ma il cosiddetto core, l’unità principale, è caduta dalla nave drone mentre tornava a terra.
Le difficoltà di SpaceX
Poco dopo, nel giugno del 2019, due booster laterali sono atterrati con successo a Cape Canaveral, ma il centrale non ha centrato la nave di qualche metro. Detto ciò, il booster utilizzato lo scorso lunedì ha battuto uno dei record di SpaceX per la più veloce “tournaround”, ossia il tempo di ritorno all’opera di un mezzo già utilizzato. Prima della missione odierna, il booster era stato lanciato 63 giorni fa, il 16 dicembre. Il precedente record della società per il riutilizzo era un turnaround di 72 giorni di un booster Block 4 usato per lanciare le missioni TESS e CRS-15 per la NASA nel 2018. Stando a SpaceX, la società cercherà di ridurre ulteriormente il suo turnaround, mentre si avvicina al completamento di Starlink, il progetto che prevede la messa in orbita di 12 mila satelliti per la copertura di internet a banda larga su scala planetaria, il cui completamento è previsto per il 2027.