Un ex dirigente ha dichiarato di disattivare gli altoparlanti intelligenti quando ha bisogno di privacy: «Non voglio cimici in casa mia»
Robert Fredrick, un ex manager di Amazon Web Services, ha rivelato durante uno speciale della BBC Panorama di spegnere gli altoparlanti Echo quando discute di questioni private. «Non voglio che certe conversazioni vengano ascoltate dagli umani» ha detto al programma. «Le chiacchiere che intrattengo non sono cose che dovrebbero essere condivise, quindi spengo quei particolari dispositivi di ascolto». Amazon ha confermato mesi fa che i dipendenti, o almeno un team dedicato, ha accesso a meno dell’1% delle registrazioni effettuate da Alexa, sia su altoparlanti Echo dedicati che tramite l’app per smartphone. «Prendiamo sul serio la sicurezza e la privacy delle informazioni personali dei nostri clienti» aveva spiegato la compagnia lo scorso anno.
Amazon tiene alla privacy
«Annotiamo solo un numero estremamente limitato di interazioni da un insieme casuale di clienti al fine di migliorare l’esperienza del cliente. Questi dati ci aiutano a formare i nostri sistemi di riconoscimento vocale e comprensione del linguaggio naturale, in modo che Alexa possa capire meglio le richieste e garantire che il servizio funzioni bene per tutti». Nonostante ciò, lo speciale della BBC ha esplorato la misura in cui Amazon è in grado di raccogliere e manipolare i dati dei suoi clienti per avere sempre più successo. E mentre la maggior parte di noi concorderebbe sul fatto che avere uno smart speaker dentro casa è qualcosa di effettivamente utile, c’è ancora chi ne osteggia la presenza, per ragioni non così campate in aria.
«Odio semplicemente l’idea di mettere volontariamente una cimice nel mio salotto e sapere che qualcuno a Seattle possa ascoltarlo con un auricolare» sono altre parole pesanti, quelle di James Marcus, che ha lavorato in Amazon tra il 1996 e il 2001. Vale la pena sottolineare che Amazon non è sola quando si tratta di analizzare le registrazioni da altoparlanti intelligenti. Google e Apple hanno entrambi dipendenti umani che esaminano i frammenti audio dai rispettivi assistenti vocali. Ma entrambe le società hanno insistito sul fatto che queste operazioni non sono associate a informazioni sensibili, di carattere personale.