Meno di un anno dopo il primo ban da parte degli Stati Uniti, Huawei è tornata con il proprio marketplace di app, chiamato App Gallery
Huawei ha diffuso alcune statistiche incoraggianti per la sua sostituzione del Play Store, dopo che l’amministrazione Trump ha fermato il gigante di Mountain View dal fare affari con il colosso delle telecomunicazioni cinesi. L’anno scorso, l’attività mondiale dei cellulari di Huawei ha subito un duro colpo essendo stata inserita nell’elenco delle aziende individuate dagli Stati Uniti come pericolose dal punto di vista della privacy e della sicurezza nazionale. Avendo interrotto formalmente la fornitura dei Google Mobile Services (GMS) a Huawei, il gruppo non può spedire telefoni con lo store di Android preinstallato. Meno di un anno dopo, la compagnia di Shenzen è tornata alla carica, con un proprio marketplace, conosciuto come Huawei App Gallery.
La valida alternativa di Huawei App Gallery
Huawei ha affermato che App Gallery è ora uno dei primi tre store di app al mondo. Non è chiaro come abbia raggiunto la posizione, visto che da pochissimo la piattaforma è online e che il business del settore mobile della società è quasi fermo in Occidente. Sebbene sia vero che Huawei abbia precedentemente (e coerentemente) raggruppato l’App Gallery insieme al Google Play Store, aumentando potenzialmente le sue cifre di distribuzione, non è chiaro chi lo sta davvero usando, quando c’è un mercato molto più ampio.
Ciò nonostante, App Gallery è ora disponibile in oltre 170 paesi e territori, con oltre 400 milioni di utenti attivi mensili. Anche se non ha ulteriormente suddiviso queste cifre, la quota del leone è probabilmente nella Cina continentale, dove Google Play è effettivamente vietato. Huawei è ansiosa di rendere App Gallery una valida alternativa a Google Play mentre continua la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Il colosso ha inoltre annunciato l’introduzione delle app rapide senza installazione, basate sul web e che riprendono quanto già accade con le instant app del Play Store di Big G.