Attraverso un appassionato percorso di trasformazione, l’azienda marchigiana reinventa il ruolo di system integrator gettando un ponte informatico che unisce uffici, fabbriche e cantieri. Dodici aziende sotto una regia unica per costruire una nuova strategia di canale e crescere anche oltre i confini nazionali
Arriva dalle Marche una grande lezione sul ruolo e le competenze della system integration in una fase di convergenza tecnologica che investe gli uffici – i luoghi dove si produce conoscenza – come i siti della produzione materiale, le fabbriche, i cantieri. La potenza analitica e predittiva del dato digitale porta vantaggi a tutti: una sola informatica ci aiuta a mappare e trasformare i processi creativi, produttivi, commerciali, nelle aziende di servizio come nel settore manifatturiero, nell’edilizia, nelle infrastrutture. Due ambiti, l’ufficio e la fabbrica, che hanno beneficiato di percorsi di automazione finora separati: il PC dell’uno incapace di dialogare con i sistemi a controllo numerico dell’altra.
Quando finalmente è partito il fenomeno della convergenza tra questi mondi, anche le società di consulenza e sviluppo hanno dovuto affrontare una trasformazione che può fare davvero la differenza sui mercati delle tecnologie 4.0. Per Micol Filippetti, president & CEO dell’omonimo Gruppo marchigiano, una realtà nazionale di media grandezza al terzo posto della classifica “Challengers” dell’ultima TOP100 di Data Manager – «il cammino di fusione tra system integration in senso classico e il mestiere del global technology provider inizia una decina d’anni fa, grazie alla collaborazione con un grande fornitore di servizi terzi». A quell’epoca il Gruppo, nato nel 1974, vantava già quasi quarant’anni di esperienza e con Micol Filippetti, che aveva rilanciato il business del padre, concessionario Olivetti a Falconara e apprezzato sviluppatore di gestionali per la PMI, era già alla seconda generazione.
«Di cloud computing si parlava già molto, ma decidemmo di porci una sfida più grande: portare nel mondo delle tute blu l’informatica che aveva trasformato il lavoro dei colletti bianchi».
UN GLOBAL TECHNOLOGY PROVIDER CHE TRASFORMA LE ESIGENZE IN OPPORTUNITÀ
Per Gruppo Filippetti, che oggi occupa 400 collaboratori attraverso dodici sussidiarie in Italia, portare le proprie soluzioni IoT più innovative in mercati strategici è diventato business as usual. Ma le prime esperienze di integrazione tra informatica tradizionale e il mondo dell’industria – racconta il CEO – furono traumatiche. «Nei primi incontri, non riuscivamo a capire il linguaggio degli ingegneri e non potevamo tradurlo in qualcosa che sapessimo fare». Per il Gruppo inizia l’interiorizzazione delle competenze di ingegneria dei sistemi, che lo immerge in un ambiente fatto di discipline legate all’elettronica, alla meccanica, alla sensoristica e ai processi. Compreso che le tecnologie tradizionali del mondo dell’Information Technologies non erano mature per affrontare le nuove sfide, il Gruppo investe su due ambiti strategici. Innanzitutto sulle tecnologie di connessione, le infrastrutture di supporto, device, sensori e attuatori – quelle che oggi conosciamo come IoT – necessarie per essere impiegate in ambiti industriali di ogni genere e che richiedono affidabilità, autonomia e durata.
«Se devi portare innovazione digitale in un cantiere, in un tunnel, in mezzo alla campagna, tutto deve funzionare a batteria». Ma questi dispositivi contribuivano solo in parte alla digitalizzazione immaginata dal gruppo di Falconara. Alle tecnologie hardware era necessario affiancare piattaforme software intelligenti, capaci di raccogliere i dati dei sensori e analizzarli, restituendo informazioni cruciali per ciascun caso d’uso immaginato. Nasce così la Global IoT Platform, un potente ecosistema di piattaforme all’avanguardia che fornisce soluzioni tecnologiche per una gamma estremamente vasta di mercati, dall’oil&gas, al manufacturing, dalla construction al building management – solo per citarne alcuni – e per una altrettanto vasta gamma di processi industriali. Tutto questo – sottolinea il CEO del Gruppo – dando piena continuità al mestiere del system integrator innovativo, anzi costruendo un meccanismo di ibridizzazione, in virtù del quale la “storica” specializzazione informatica si evolve ulteriormente dando vita a Evolvea, una start up che copre oggi il ruolo di general contractor a livello di gruppo e quello di società di ingegneria in grado di progettare e realizzare intere fabbriche intelligenti, monitorare l’ambiente, mettere in sicurezza persone, impianti e dati ed erigere edifici cognitivi.
LA SFIDA DELL’INTEGRAZIONE MULTIDISCIPLINARE
«Oggi, grazie a soluzioni come la Smart Safety siamo visti come uno dei principali player a livello mondiale in diversi settori industriali, come l’oil&gas»
– afferma Filippetti, riferendosi proprio alla soluzione “health and safety” già adottata da alcune aziende globali del settore. «Altre referenze provengono dal manifatturiero, dove le nostre soluzioni fanno da interfaccia tra IT aziendale e macchine utensili, per ottimizzare tutti i processi interni alla fabbrica e realizzare cruscotti di controllo che integrano le informazioni dei MES (manufacturing execution system) e delle piattaforme ERP». In diversi casi, le competenze sono legate a specifiche acquisizioni di società che hanno mantenuto la propria autonomia in seno al Gruppo, assicurando tuttavia la capacità di agire, insieme ad altre componenti interne, come un fornitore unico. Eximia, per esempio, si occupa di innovativi sistemi di tracking e posizionamento “contactless” basati su tecnologia RFID. Geoweb Italia offre un potente framework e moduli verticali grazie ai quali è possibile creare applicazioni tecnico gestionali per un numero pressoché infinito di processi del mondo construction, real estate, smart city e molti altri.
Secondo Filippetti, tutto questo contribuisce a creare un insieme di piattaforme integrate per il mondo del lavoro in generale, sviluppate con la mentalità e l’esperienza di chi veniva dal tradizionale ambito informatico e ha saputo adattare questo approccio alla nuova era di informatizzazione diffusa.
«Nelle costruzioni la nostra società di ingegneria, realizza cose che nessuno aveva mai fatto prima. Siamo in grado di costruire intere fabbriche, dalla progettazione iniziale fino al tablet che controlla tutta la produzione, consumi energetici ottimizzati e flussi produttivi inclusi».
Gli esperti in ingegneria strutturale del Gruppo hanno per esempio messo a punto un sistema di monitoraggio a raggi X capace di misurare lo stato di salute del ferro che arma i piloni di sostegno dei ponti, senza invasivi (e spesso inutili) carotaggi: un metodo molto più predittivo rispetto agli strumenti di rilevamento convenzionale.
Il Gruppo è uno dei principali produttori di tecnologie IoT in Italia, primato che è il frutto dell’attività di ricerca e innovazione (oltre 29 milioni di euro investiti negli ultimi 4 anni) della partecipazione a competence center nazionali e della collaborazione con le università italiane. Infine, nel 2016 il Fondo di investimento River Rock Italian Hybrid Capital Fund, capitolo italiano di un grande Fondo internazionale (1,5 Bn/€) composto da Investor istituzionali, ha fatto il suo ingresso in Gruppo Filippetti per accrescerne il potenziale e accelerare il processo di internazionalizzazione e consolidamento delle nuove aree di business.
INNOVAZIONE, ANCHE NELLA GOVERNANCE
Come si governa l’azione di un provider così articolato? Filippetti ama sperimentare anche sul piano dell’organizzazione e del management. Le linee strategiche vengono elaborate da un comitato di gestione composto dallo stesso CEO di Gruppo, da Walter Simonelli, vice president, ed Emanuele Bolzonaro, vice president. Il modello organizzativo vede le dodici aziende agire come un’unica entità. Per semplificarne la visione dall’esterno, sono stati identificati mercati strategici come il manifatturiero, l’Industry 4.0, la construction, il building, l’ICT e così via. Internamente, la prima grande suddivisione riguarda la modalità di ingaggio con i clienti. Da un lato le aziende di dimensioni molto grandi, che hanno esigenze progettuali importanti, impegni di lavoro che si misurano in mesi se non in anni, e che devono contare su una relazione diretta con Filippetti. Dall’altro il variegato mondo enterprise, fatto di clienti con necessità più mirate, assai più compatibili con una modalità di relazione “per filiera”. Su questa seconda categoria di clienti, il Gruppo intende costruire una strategia di canale sempre più strutturata.
Walter Simonelli, uno dei due più stretti collaboratori di Micol Filippetti, ha un ruolo molto importante nella parte sales a livello di Gruppo. Con 25 anni di esperienza in multinazionali dell’ICT, anche con incarichi direttivi, non nasconde l’entusiasmo di collaborare oggi con una azienda di innovazione che – «ha saputo mettere a terra cose che altrove sono solo slideware». La sua missione come manager è contribuire a dare equilibrio a un Gruppo coordinato dalle due società capofila – Filippetti spa, l’anima informatica – ed Evolvea srl, quella ingegneristica – e le dieci società sussidiarie che offrono prodotti e soluzioni verticali. Secondo Simonelli questo «crea convergenza tra piattaforme e unisce imprenditori che si sono alleati in nome della multidisciplinarietà».
Offrire competenze così ampie e innovative è un mestiere difficile – riconosce il consulente. «Per relazionarsi con i clienti top, che devono trasformare interi processi industriali, il Gruppo deve pensare e agire come un contractor capace di allestire solidi “proof of concept” in grado di sintetizzare tutte le competenze necessarie e dare vita a soluzioni, use case e best practice che diventano spesso benchmark di mercato. Nel nuovo piano triennale che inizia nel 2020 – continua Simonelli – Gruppo Filippetti sfrutterà il suo know-how e le sue solide relazioni con i maggiori vendor di tecnologie per trasformare le proprie soluzioni in prodotti sempre più industrializzati ed estendere in questo modo l’offerta anche ai mercati esteri. Questa espansione sta in parte già avvenendo al seguito di alcuni grandi clienti italiani e che Filippetti intende rafforzare attraverso la ricerca di partner locali con cui realizzare branch office vicini ai singoli mercati fuori confine. Il mercato interno – conclude Simonelli – continua a offrire enormi spzi di crescita in aree come i trasporti, le infrastrutture di comunicazione e nei comparti dell’industria e dell’automazione degli edifici».
INDUSTRY 4.0: UN APPROCCIO NON CONVENZIONALE
Quello delineato da Simonelli è un orizzonte ottimale per una realtà come Evolvea, che proprio nel dominio industriale e ingegneristico sa esprimere al meglio il suo potenziale innovativo. Secondo Emanuele Bolzonaro, che ricopre anche la carica di general manager di Evolvea, il cammino evolutivo che Gruppo Filippetti ha voluto affrontare diventa anche l’unica strategia commerciale capace di trasferire innovazione nei mercati, introducendo competenze e tecnologie che, nel caso della società di ingegneria del Gruppo, la vedono agire come General Contractor 4.0. Tutto questo – per Emanuele Bolzonaro – «permette a Evolvea di essere un interlocutore unico capace di abilitare la trasformazione digitale in tutti i settori industriali, attraverso approcci non convenzionali che permettono di creare valore lungo l’intero ciclo di vita dei progetti». Un esempio significativo della strategia EPC e delle competenze nell’industry 4.0, è quello di SOLIDpower, l’azienda trentina leader mondiale nella produzione di celle a combustibile. In poco più di dodici mesi, Evolvea ha realizzato il più grande impianto europeo per la produzione di celle a combustibile, un progetto chiavi in mano sostenuto da Trentino Sviluppo con un investimento da oltre 11 milioni di euro. Nelle strutture produttive di un colosso mondiale dell’oil&gas, dopo i risultati ottenuti negli impianti pilota, la soluzione Smart Safety che traccia e monitora le condizioni operative di ogni lavoratore in campo, rilevandone eventuali cadute, sta diventando un progetto di portata mondiale che la società petrolifera vuole estendere, non solo in tutti i propri impianti ma anche agli interventi di personale esterno.
Il general manager racconta altri casi di successo. «Per un cliente del settore agrifood abbiamo recentemente realizzato un progetto che ha visto applicati i più innovativi processi di automazione industriale. Un metodo di nuova generazione che si è tradotto in un immediato vantaggio competitivo per un’azienda italiana leader nel mercato dei legumi e cereali. Mentre per uno dei principali gruppi bancari italiani è stata messa a punto una piattaforma di Property Asset Management che consente all’organizzazione la totale digitalizzazione del patrimonio immobiliare consistente in diverse migliaia di stabili “dai muri alle sedie”». Uno strumento – spiega Bolzonaro – «che coinvolge tutte le funzioni aziendali: il CFO, la logistica dei rifornimenti, l’inventario degli asset, l’operatività quotidiana». Infine, Evolvea ha unito le proprie competenze in ambito construction e building, e le ha applicate anche al mondo dell’edilizia residenziale.
«In una zona centrale di Milano, City Life, abbiamo acquisito alcuni edifici e li stiamo ristrutturando per poi proporre al mercato abitazioni intelligenti. Abbiamo visto che il modello funziona e le imprese più “tradizionali” ci stanno già seguendo».
DNA DIGITALE. DA SEMPRE.
Una delle memorie storiche del Gruppo, in cui ha trascorso più di vent’anni, è Marco Baldinelli, general manager of Digital che, in seno a Filippetti spa, ha la responsabilità dell’area ICT e presidia gli ambiti della digital transformation. «L’evoluzione è stata davvero importante, quest’area costituisce da sempre un asset strategico per affrontare progetti di system integration veramente sfidanti. Il nuovo pay off “Digital DNA for a full digital transformation”, adottato recentemente, sintetizza la nostra identità e le nostre origini». Nell’universalità dell’offerta – sottolinea Baldinelli – spiccano diverse macroaree su cui il Gruppo insiste, come gli ambienti multicloud, il workspace management, i big data, gli analytics e le applicazioni dedicate al business. Alla divisione ICT appartiene anche il centro di competenza sul manufacturing (seguito, come vedremo, da Stefano Castignani). Baldinelli si sofferma anche sulla specializzazione, sempre più trasversale, in ambito cyber security e sulle soluzioni proprietarie per la Pubblica Amministrazione centrale e locale, nate dall’acquisizione di una azienda portatrice di un know-how esclusivo.
«Tutti i servizi ruotano attorno al nostro network operation center attivo 24/7/365 a supporto sia delle soluzioni erogate in modalità IaaS/PaaS, sia delle attività svolte sui data center dei clienti. Per garantire la massima prossimità, oltre alla sede storica di Falconara, abbiamo aperto altre sedi a Milano, Bologna e Roma. Falconara rinforza il proprio presidio nel centro Italia con gli uffici di Pescara e Perugia, mentre Padova e Bergamo completano la copertura di distretti industriali tra i più vivaci del paese».
La divisione di Baldinelli è forte di circa 140 esperti che, oltre a sviluppare business attraverso l’innovazione nei tradizionali ambiti dell’ICT, collaborano con i colleghi di Evolvea e delle sussidiarie in progetti di integrazione nei mercati in cui Gruppo Filippetti è presente. «Non c’è progetto innovativo di Gruppo che non abbia una o più componenti seguite direttamente da Filippetti spa» osserva Baldinelli.
Oltre ai cospicui investimenti in cyber security estesa all’ICT classica e alla protezione dei sistemi industriali, nonché su tutta l’area del DevOps e application maintenance in logica multicloud, il Gruppo sviluppa vertical per il food, la GDO e il retail, il property&asset management, e lavora all’integrazione e allo sviluppo di tecnologie innovative come la blockchain. Altro fattore essenziale è la collaborazione con i maggiori vendor globali con i quali Filippetti ha una relazione che va oltre il singolo progetto. Nel 2019, per esempio, Filippetti e Cisco hanno investito per dare vita al Digital LAB di Bologna, un “laboratorio” aperto alle aziende e focalizzato sullo smart manufacturing.
DIGITALIZZARE IL CUORE DELLA MANIFATTURA ITALIANA
Il Gruppo di Falconara ha trovato naturale inquadrare nel contesto della digital transformation anche servizi e soluzioni dedicate al mondo manifatturiero.
«La nostra missione è portare innovazione nei processi di produzione, affiancando i clienti nel percorso di riqualificazione digitale che punta a migliorare la capacità di governance e le performance»
– spiega Stefano Castignani, head of Manufacturing&Processes. «La possibilità di acquisire i dati di fabbrica e trasformarli in informazioni utili è un’opportunità da cogliere – prosegue Castignani –. Innestando la logica dei sistemi informativi a livello produttivo, attraverso l’integrazione di tecnologie IIoT con quelle della fabbrica, si aprono opportunità inimmaginabili». L’imperativo del bravo “trasformatore” è però quello di partire sempre dai processi aziendali, dai vincoli e dagli obiettivi di business, non dalle tecnologie, che non devono mai essere calate dall’alto. Un approccio così sinergico e strutturato porta alla realizzazione di progetti complessi come nel caso di un leader europeo nella produzione di salumi. «Abbiamo affiancato il cliente lungo tutto lo sviluppo degli interventi in logica industry 4.0, dall’assessment iniziale alla rendicontazione finale. Le nostre soluzioni per il manufacturing, la logistica e la safety hanno coinvolto 2 prosciuttifici, 1 salumificio e uno stabilimento di macellazione per razionalizzare le attività di 750 addetti su una superficie complessiva di circa 130.000 mq», conclude Castignani.
CONSTRUCTION E BUILDING: DUE MONDI SEMPRE PIÙ CONNESSI
Il rischio da evitare, conclude Roberto Bagagli, che nel Gruppo riveste il ruolo di head of Construction Solutions, è sempre quello della autoreferenzialità. «Senza tutte le nostre competenze disciplinari – dice Bagagli – saremmo solo uno dei tanti player che promuovono la tecnologia in quanto tale, senza ipotizzarne alcun impiego pratico». La trasformazione, invece, è l’opportunità di cambiare, con la tecnologia digitale, le cose che si facevano prima per farle meglio, in modo più intelligente, con più qualità e meno risorse. Come il collega Castignani, anche Bagagli guida una linea d’offerta ingegneristica. «La differenza è che io agisco in un settore, l’edilizia, molto meno efficiente rispetto a quello manifatturiero». Bagagli distingue due grandi fasi di intervento per gli esperti della sua divisione. «La prima, nel momento in cui l’edificio viene progettato e costruito. La seconda, quando l’edificio è in esercizio e scattano tutte le esigenze di gestione e manutenzione».
Non sono due fasi perfettamente definite, ogni singolo progetto è costantemente in divenire. Ma permettono di distinguere due mercati, quello delle società di ingegneria e costruzione, e quello dei grandi proprietari di real estate, sempre più alle prese con le complesse problematiche del facility e del property management. Un mercato complessivo che Filippetti indirizza con due classi di tecnologia. «Da un lato le piattaforme che servono per digitalizzare i processi, la componente più importante quando si tratta di colmare il gap con il manifatturiero. Al centro, ci sono modelli come il BIM, building information model, che permette di interpretare in senso digitale tutto ciò che riguarda un progetto, i suoi materiali. Dall’altro le soluzioni, come la sensoristica RFID, che servono per automatizzare, tracciare e integrare dal punto di vista informativo, immobili che possono non avere ancora alcun livello di digitalizzazione».
Quali sono le aspettative di crescita? Secondo Bagagli, segmenti come il real estate in possesso dei grossi gruppi bancari (tre dei quali sono già clienti Filippetti), continuano a investire in sistemi che si traducono in gestione efficiente, risparmi energetici, maggiore efficacia delle strategie di smart working, conversione da CaPex a OpEx. In proporzione, le imprese di costruzione attente ad approcci di trasformazione e industrializzazione sono meno numerose, mentre nel settore pubblico si fatica ancora a valutare correttamente il concetto di facility management. I movimenti più interessanti non si percepiscono sul fronte dei grandi constructor, blasonati ma appesantiti dall’età e dalla crisi, quanto invece tra le imprese edili di media grandezza, molto più tattiche e flessibili. Con questi clienti, Filippetti segue una duplice strategia commerciale, operando – da system integrator – con le aziende disposte a spendere in una trasformazione strutturale – e da erogatore di servizi operativi – con chi invece preferisce una strategia ad hoc o non dispone di patrimoni immobiliari estesi. In un caso come nell’altro, Gruppo Filippetti costruisce “ponti” per costruttori di ponti (e non solo) facendovi passare, ogni giorno, uno straordinario carico di innovazione.
Foto di Gabriele Sandrini