Per Nutanix, il cloud diventa una sfida multidimensionale

A commento della seconda edizione della ricerca Enterprise Cloud Index, i vertici italiani Filisetti, Turcati e Uva spiegano i benefici di una strategia cloud a seconda delle esigenze delle imprese. In Italia c’è consapevolezza sull’hybrid cloud

La creazione e l’esecuzione di una strategia cloud è diventata una sfida multidimensionale. Un tempo, un’importante value proposition associata al cloud pubblico rappresentava un risparmio iniziale in termini CapEx. Oggi, le aziende hanno capito che ci sono altre considerazioni da fare nella scelta del cloud più adatto alle esigenze di business e una strategia cloud “one size” non si adatta a tutti i casi d’uso. Ad esempio, le applicazioni con un utilizzo non prevedibile sono più adatte ai cloud pubblici che offrono risorse IT flessibili, mentre i carichi di lavoro con caratteristiche più prevedibili spesso possono essere eseguiti on-premise a un costo inferiore rispetto al cloud pubblico. I risparmi dipendono anche dalla capacità delle aziende di abbinare ogni applicazione al servizio cloud e al livello di prezzo appropriato e di rivedere costantemente i piani e le tariffe dei servizi, che cambiano frequentemente.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

E’ questo uno dei concetti espressi da Matteo Uva, Sales Manager per il business Commercial di Nutanix, durante la presentazione della seconda edizione della ricerca globale Enterprise Cloud Index, uno studio realizzato da Nutanix che ha incaricato Vanson Bourne di valutare i progressi nell’adozione di cloud privati, ibridi e pubblici da parte delle aziende. “La semplicità cambia il successo, specie per aziende Smb che non hanno al loro interno una divisione It”, spiega Uva riferendosi alle scelte cloud delle aziende. “Quando parliamo di cloud, parliamo di un fenomeno che ha attratto l’attenzione delle aziende ma a distanza di tempo ha bisogno dell’It. Il cloud pubblico ha insegnato alle aziende a controllare i costi”. In altre parole, Nutanix, pioniera anche di una infrastruttura non proprietaria, offre al mercato una infrastruttura che aiuti il mercato a realizzare una nuova modalità di business (container, software defined,…). “Se l’infrastruttura è software defined – spiega Uva – sviluppare applicazioni è più semplice perché il tutto si svolge via software. Gli sviluppatori possono ritagliare via software ciò di cui necessitano e realizzare i progetti”.

Leggi anche:  OVHcloud amplia la propria strategia SecNumCloud con la certificazione SecNumCloud 3.2 in tre data center differenti
Alberto Filisetti, Country Manager di Nutanix

Le nuove tecnologie che arrivano sul mercato, come per esempio l’iperconvergenza o l’automazione, il public e l’hybrid cloud, in Italia si stanno facendo strada in aziende di ogni dimensione. Nutanix ha lavorato, in questo senso, sulla semplicità di gestione che si riflette sul concetto di ‘acquisire ciò che serve’, un nuovo modello subscription, ossia ‘paghi per il servizio che ti serve per il tempo necessario’, come ha sottolineato Jonathan Gosselin, Senior Director of Sales, Southern EMEA di Nutanix, in una recente intervista.

Christian Turcati, Sr. System Engineer Manager

Le aziende hanno iniziato ad ‘annusare’ e ‘curiosare’ il cloud tanto da capire come orchestralo, senza impazzire, perché risponde bene a questa era della digital transformation. Questo è il commento che rilascia Alberto Filisetti, Country Manager di Nutanix dal 2012. “L’It è diventata un freno per il fatto che più tecnologie unite portano a una complessità. Le aziende che offrono cloud pubblico hanno capito che serviva una trasformazione”, spiega Christian Turcati, Sr. System Engineer Manager. Seguendo il report, Turcati afferma che “la penetrazione dell’hybrid cloud in Italia è molto più forte rispetto ad altri stati. I professionisti dell’IT considerano il cloud ibrido il modello operativo IT più sicuro. Il 28% degli intervistati (il 41% in Italia) ha indicato l’ibrido come modello più sicuro superando il 21% (19% in Italia) di chi ha scelto un modello di cloud privato/on-premise e più del doppio rispetto a coloro, 13% a livello globale, 10% in Italia, che hanno scelto data center privati (non cloud) tradizionali”.