Dal modello appliance a uno a sottoscrizione per arrivare al licensing a consumo. Un passo alla volta verso le richieste dei clienti che si trovano a risparmiare in capex, rimodulando i pagamenti in base al consumo. Jonathan Gosselin, senior director of sales, Southern EMEA di Nutanix, ha spiegato queste novità
Al centro il concetto di semplicità: rendere invisibili al cliente gli aspetti complessi della tecnologia, semplificando l’approccio al business attraverso una formula che, pian piano, si sta spostando da modello basato su appliance a un modello subscription e, a tendere, verso una sorta di licensing a consumo. Cloud pubblico, privato, ibrido, on premise, ma soprattutto iperconvergenza nella semplicità sono le parole chiave che hanno costellato l’offerta della società.
Jonathan Gosselin, senior director of sales, Southern EMEA di Nutanix, in questa carica da pochi mesi ma in Nutanix dallo scorso anno in qualità di director of global accounts per la regione EMEA, ha spiegato l’evoluzione dell’offerta nonché dato una visione su dove stanno andando alcune nazioni, tra cui l’Italia, e quali segmenti di mercato possono essere approcciati. Le nuove tecnologie che arrivano sul mercato, come per esempio l’iperconvergenza o l’automazione, il public e l’hybrid cloud, in Italia si stanno facendo strada in aziende di ogni dimensione. Nutanix ha lavorato, in questo senso, sulla semplicità di gestione. «Una semplicità che non è altro che la gestione di “acquisire ciò che serve”, un nuovo modello di licensing che fa risparmiare», spiega Gosselin. Un passo avanti, confermato anche durante il recente evento .NEXT Conference a Copenhagen, per l’azienda che, come ha sottolineato Gosselin, sta compiendo una traslazione che va dalla vendita delle licenze connesse alle appliance al modello subscription, ossia “paghi per il servizio che ti serve per il tempo necessario”.
Questa nuova strategia è dettata, secondo Gosselin, dalle esigenze espresse dai clienti. Questi, infatti, hanno confermato la tendenza a preferire un modello di acquisto più flessibile rispetto a quello di licensing legato all’hardware. «In Italia – spiega Christian Turcati, senior system engineer manager, Nutanix Italy – si sta capendo tutto questo grazie al fatto che ci si avvicina sempre di più a un utilizzo a consumo dei servizi cloud; inoltre la possibilità di spostare le funzionalità software da una versione hardware a un’altra permette di offrire quella flessibilità che sta piacendo anche alle aziende italiane». Questo, in effetti, corrisponde a quanto i vertici aziendali hanno espresso durante l’evento di Copenhagen e lo stesso Gosselin ha confermato durante questa intervista. Da sempre si parla di capex verso opex, ma di nuovo vi è la possibilità di trasferire software su nuovi server quante volte si vuole. Un esempio concreto di questi aspetti, come ha citato Gosselin, è la disponibilità di HPE GreenLake for Nutanix, la soluzione integrata di cloud ibrido as a service di HPE e l’appliance HPE ProLiant DX, frutto della partnership tra HPE e Nutanix siglata lo scorso mese di aprile.
In particolare, con GreenLake, le aziende possono fruire di un cloud privato gestito da HPE che garantisca, tra gli altri, il pagamento del servizio in base al reale consumo. Oggi Nutanix offre un’esperienza multicloud semplice grazie al proprio software con la libertà di scegliere hardware, hypervisor e cloud. Nutanix va fiera del fatto di aver dimostrato che fare iperconvergenza sull’infrastruttura è possibile così come lo è sul cloud. Gosselin parla di una ridente Francia, raccontando le nazioni che si trova a gestire, ma anche l’Italia non scherza. «Si è lavorato sodo» ma le aziende hanno ormai compreso i messaggi chiave di Nutanix: semplicità, licenze, sottoscrizioni… «Dobbiamo educare i clienti – spiega – su come muoversi per evolvere».