Il presidente cerca di portare internamente il controllo delle reti di nuova generazione ma, più di una volta, Apple si è tirata fuori
I tweet del presidente Trump non fanno più storia, è vero, ma ogni tanto vale la pena prenderli in considerazione per capire che strada prenderà parte dell’industria tecnologica negli Stati Uniti. Peraltro, mesi e mesi fa, quando nessuno poteva immaginare sul serio ciò che sarebbe accaduto a Huawei, proprio via Twitter il tycoon si era lasciato andare al suo patriottismo industriale. Ebbene, questa volta tocca al 5G. Mercoledì scorso, il presidente si è preso il merito dell’apertura di un nuovo stabilimento Apple (non era né nuovo né un impianto Apple) negli States e ha colto al volo l’occasione per parlare di come ha cercato di perfezionare la produttività made in Usa.
Cosa ha detto Trump
In particolare, Trump ha fatto pressioni su Cook affinché la sua azienda “sia coinvolta nella costruzione del 5G negli Stati Uniti”. Eppure, l’unica cosa in cui Apple non ha alcuna esperienza è proprio il 5G. Negli Stati Uniti, l’infrastruttura è gestita in gran parte da quattro società: Sprint, Verizon, AT&T e T-Mobile. In effetti, lo stesso Cook ha spiegato la mancanza di interesse di Apple a entrare nel mercato delle reti tre anni fa:
“La nostra esperienza non si estende ai network – aveva dichiarato – lavoriamo con AT&T negli Stati Uniti, O2 nel Regno Unito, così come T-Mobile e Orange, e ci siamo espansi man mano che imparavamo di più. Ma in generale, le cose che piace fare ad Apple sono quelle per cui cerchiamo una rilevanza a livello globale. Non abbiamo abilità e conoscenza a sufficiente nelle reti. Faremo alcune cose nel campo delle eSim ma in generale per il resto ci affidiamo ai gestori”.