Gartner: la blockchain? Solo una delusione

Blockchain, una realtà che prende forma

Secondo l’Hype Cycle di Gartner, la blockchain sta lottando per restare sulla cresta dell’onda, all’altezza degli slogan pubblicitari

Bastano le stesse parole di Gartner per capire cosa ne pensa della blockchain. È la “depressione della disillusione. L’interesse per la tecnologia diminuisce quando gli esperimenti e le implementazioni non riescono a tenere il passo con la pubblicità. Le idee rivoluzionano o falliscono. Gli investimenti continuano solo se i sopravvissuti migliorano i loro prodotti con soddisfazione dei primi utilizzatori”.

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Per chi non lo sapesse, l’Hype Cycle è una rappresentazione grafica del ciclo di vita che una tecnologia attraversa dal concepimento alla maturità e all’adozione diffusa e mostra che la maggior parte delle blockchain sono ancora a distanza di cinque o dieci anni dall’impatto trasformazionale.

Cosa aspettarsi

“Le tecnologie blockchain non sono ancora all’altezza del clamore e la maggior parte dei progetti aziendali sono bloccati in modalità di sperimentazione – ha dichiarato Avivah Litan, analista e vice presidente della ricerca presso Gartner – la chain non sta ancora consentendo una rivoluzione del business digitale negli ecosistemi aziendali e potrebbe continuare così almeno fino al 2028, quando Gartner prevede che la blockchain diventerà completamente scalabile tecnicamente e operativamente”.

Ma non è tutto una brutta notizia, Gartner ritiene che le piattaforme supporteranno nuove funzionalità, come la portabilità dei contratti intelligenti e cross-chain già per il 2023. E il fatto che non sia una tecnica assunta globalmente non vuol dire che non rappresenti, o lo farà presto, un vantaggio operativo per migliaia di compagnie.

Gartner tiene d’occhio le blockchain da anni. In effetti, l’anno scorso la società aveva dichiarato che l’interesse per la tecnologia stava calando. In precedenza, nel maggio 2016, notava che il trend aveva raggiunto l’apice del suo ciclo di campagna pubblicitaria, affermando come fosse nella fase in cui gli utenti e il pubblico soffrono di “aspettative gonfiate” sui potenziali benefici.

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