Dai cognitive managed services alla robotic process automation, BlueIT reinventa la gestione dei servizi IT. L’AD Marazzi: «Abbiamo trasformato la nostra impresa mettendo a sistema AI, IoT, cybersecurity e cloud. Adesso siamo pronti ad aiutare le imprese italiane a fare lo stesso»

È azzurro il cielo sopra Monza, terso come solo questo angolo di Brianza sa regalare, quando incontriamo Girolamo Marazzi, president e CEO di BlueIT, service provider con alle spalle una storia diversa rispetto alla classica azienda IT nostrana. «Siamo nati un mese dopo il fallimento di Lehman Brothers, in un clima di grandissima incertezza, di caduta dei valori, perché dietro a quella catastrofe c’erano come scoprimmo dopo pratiche scorrette, omertà, corruzione» – ricorda Marazzi. «Per dei 40enni – ingegneri con tanta voglia di fare – è stato naturale maturare un sentimento di forte reazione a quel contesto. Da un lato il bisogno di tornare a lavorare su valori etici e trasferirli in azienda. Dall’altro un forte desiderio di discontinuità». Il crack peggiore nella storia degli Stati Uniti diventa dunque una sorta di imprinting capace di marchiare a fuoco le ambizioni imprenditoriali di una società a migliaia di chilometri di distanza.

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«Per crescere devi essere in grado di esprimere valore verso l’esterno» – afferma Marazzi. «Essere impresa per noi significa “fare impresa” veramente, con una cultura rigorosa del servizio, un’identità chiara e un know-how solido». Un approccio che si trasforma ben presto in vantaggio competitivo.

«La trasparenza e i valori vissuti ci hanno resi “affidabili” nel vero senso della parola e in un periodo di credit crunch non abbiamo mai avuto problemi a trovare risorse per finanziare la crescita»

ci dice Marazzi. «L’altro aspetto che ci accompagna da sempre è la sensazione che ci manchi qualche cosa». Un senso di inadeguatezza trasformato in strategia d’innovazione, che mette a frutto capacità manageriali e competenze tecniche. «Una sinergia adottata come metodo da tutta l’organizzazione, e con un pezzo d’azienda – b.digital che funziona da “innovation lab” – libero di sperimentare tecnologie nuove. Un modo di essere, riflesso anche nel nostro nome» – afferma Marazzi. «Il colore blu esprime la vocazione verso i valori della cultura d’impresa e al tempo stesso è quello dell’oceano inesplorato. Riferimento a Blue Ocean Strategy. Noi siamo figli di quel libro (long seller pubblicato negli USA nel 2005 – ndr). E di questo mondo nel quale dobbiamo reinventare tutto ed essere sempre un po’ più avanti. Dopodiché siamo ingegneri. La componente che consolida, proceduralizza, che fa “diventare macchina”, trasformando dati e disegnando processi. Perché alla fine il successo si misura anche coi risultati di bilancio».

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L’AI che non ti aspetti

«Siamo partiti facendo principalmente attività di managed services. Per poi puntare tra i primi sul cloud» – afferma Marazzi. Un passaggio che schiude a BlueIT un mondo di opportunità. «All’inizio aiutavamo i produttori di software a gestire il passaggio verso il SaaS, maturando competenze su più piattaforme e permettendoci in seguito di avviare la nostra strategia di sviluppo applicativo. Ovviamente – oggi – non ci mettiamo a sviluppare ERP. Chi fa sviluppo in questi anni si butta su IoT, blockchain e intelligenza artificiale» – osserva Marazzi. Ed è proprio dall’intelligenza artificiale – grazie a un contest internazionale organizzato da IBM per premiare la migliore soluzione costruita impiegando tecnologia AI Watson – che prende il via il percorso di eccellenza della società monzese. «Tutto è nato dall’esigenza pratica di un cliente – racconta Marazzi – che ci ha portato a presentare un progetto in grado di riconoscere e combattere l’azione distruttiva della Dorifera, un coleottero capace di provocare danni ingenti alla produzione della patata bianca DOP di Oreno, coltivata in poche decine di ettari a poca distanza dal centro abitato di Vimercate. Primo prodotto alimentare con il marchio “Made in Brianza”, la patata di Oreno si rifà ai dettami dell’agricoltura integrata: i trattamenti sono molto limitati e i coltivatori cercano di utilizzarne il minor numero possibile ricorrendo solo in via eccezionale a prodotti a basso impatto. Pertanto, lo “stato di salute” della patata è monitorato direttamente sul campo dai contadini». Da qui, l’idea di fornire una soluzione che, grazie all’impiego di un drone e di un algoritmo di image recognition, fosse in grado di produrre una mappa geolocalizzata dell’area coltivata, e di lanciare segnali di allerta per intervenire tempestivamente in caso di attacchi di insetti e malattie con trattamenti molto localizzati».

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Robotizzare i processi

A fine 2017, BlueIT grazie a questo progetto si laurea campione mondiale, sbaragliando la concorrenza di più di 2500 partner IBM. Un successo che conferisce alla società una immediata visibilità. «In realtà, persino una sovraesposizione rispetto alle possibilità di un’azienda italiana» – riconosce Marazzi. «Ma che ci ha consentito di dimostrare al mercato che possedevamo le competenze per applicare queste tecnologie ai casi più diversi. Oggi – continua Marazzi – l’AI ci abilita ad aiutare le aziende a evolvere i loro processi e risolvere alcune loro problematiche. La convergenza tra IT e OT ci porta direttamente nelle fabbriche. Correlare grazie all’AI i dati di una serie di sensori, ci consente di fare manutenzione preventiva e retrofitting». Entrare nel cuore del processo di business è più agevole rispetto al passato. La tecnologia – grazie all’impiego di sistemi cognitivi in grado di trovare fondate correlazioni causa effetto – aiuta a costruire processi più efficienti. L’esempio classico è il surriscaldamento di una ventola che in pochi minuti potrebbe portare al blocco di un disco, fermando un certo processo di business. «Tutto ciò che è procedurizzabile ci permette di impiegare strumenti con una fortissima componente di automazione. Innescando un ciclo virtuoso. Abbiamo scoperto di poter fare un mestiere nuovo» – afferma Marazzi.

«Robotizzare i processi, portando in azienda nuove tecnologie applicabili al business. Questo ci consente di generare una cultura del cambiamento e allo stesso tempo di presentarci in maniera credibile a clienti e prospect».

La sicurezza come asset

Da qui, sono partiti tutta una serie di progetti che hanno spinto BlueIT a immaginare un nuovo modo di esporre la propria offering. Processo sfociato nel cambiamento di pittogramma e logo. Oltre che alla riformulazione del payoff in “Your cognitive partner”. In questo contesto, si inserisce l’investimento in cybersecurity deciso da BlueIT. «Noi ci occupiamo di sicurezza da sempre. Oggi – però – è diventata la base di tutto quello che facciamo e per questo meritevole di essere sostenuta con un investimento importante» – spiega Marazzi. A partire dai locali che ospitano la struttura, con layout progettati pensando al benessere delle persone pur in un contesto di sicurezza molto spinto. «Approcciare la sicurezza, vale a dire enormi quantità di dati da analizzare in tempo reale, per noi significa far leva su AI e cloud. Tuttavia, per mettere in piedi un SOC esistono diverse tecnologie. Noi abbiamo optato per IBM Q-Radar, standard di mercato che racchiude al suo interno la componente Watson, per aiutare in tutta la parte di advisoring, la comprensione in tempo reale delle minacce e la correlazione di eventi, grazie all’enorme base dati messa a disposizione da IBM». Un approccio integralmente end-to-end, nel quale la sicurezza è trattata a 360 gradi: «Dall’assessment del livello di protezione del cliente al disegno e all’implementazione dei sistemi di sicurezza» – continua Marazzi. «E con la presa in carico di tutta la cybersecurity attraverso un SOC H24/365 day-by-day nella gestione operativa». Portare i servizi del SOC a un ampio ventaglio di aziende, piccole realtà comprese, rappresenta oggi la sfida – il nuovo “oceano blu” di BlueIT. «La domanda è letteralmente esplosa negli ultimi due anni. Anche da parte dei clienti meno esposti ci arrivano continue richieste di potenziamento della sicurezza» – conferma Marazzi.

«BlueIT vuole essere l’interlocutore ideale per gestire sistemi e applicazioni in un passaggio delicato come quello rappresentato dalla trasformazione digitale».