R1 Group, la nuova regia dell’IT

R1 Group, l’evoluzione dell’integrazione: un ecosistema strategico di competenze e una rete di 6 società con 4 sedi a Roma, Milano, Napoli e Perugia, 250 dipendenti, 100 milioni di fatturato consolidato nel 2018 e più di 400 clienti in Italia e all’estero

Le aziende italiane trovano nella tecnologia computazionale un alleato molto potente, ma il governo delle infrastrutture informatiche e delle applicazioni che si reggono su tali installazioni richiede competenze e specializzazioni che solo in pochi casi possono essere coltivate internamente. I provider dei servizi di sviluppo e integrazione, che supportano queste realtà industriali nei settori più disparati, devono potersi muovere in una modalità sempre più strategica, secondo una logica di ecosistema. L’agilità richiesta per un approccio sempre più evoluto alle soluzioni è a misura di R1, il digital partner che risponde con riconosciuta flessibilità alle esigenze delle aziende.

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ECOSISTEMA DI COMPETENZE

Per raggiungere questo obiettivo, R1 Group ha scelto il modello della complementarietà, costruendo intorno al nucleo originario di R1 Spa – il system integrator romano che celebra quest’anno i 25 anni di attività in Italia – una rete di aziende autonome, capaci di giocare nei loro ruoli specifici e soprattutto di “fare squadra” quando la complessità dei progetti lo richiede. R1 Group mette infatti a disposizione di un portafoglio clienti estremamente diversificato (sono più di quattrocento, molti dei quali presenti in Italia e all’estero) diverse specializzazioni. Lo fa con sei realtà indipendenti: R1 Spa come capofila per l’integrazione; Eurome per tutte le necessità che riguardano il workplace e le modalità di lavoro; gway per la consulenza e i servizi in campo applicativo; Cyber-Bee per la sicurezza informatica; e infine la più recente, Trice, orientata alla comunicazione e al marketing digitale, più in generale al digital e mobile business. Con quattro sedi in Italia, a Roma, Milano, Napoli e Perugia, queste realtà sono un “cast” di 250 talenti che – come racconta a Data Manager il fondatore e presidente Giancarlo Stoppaccioli – può essere ulteriormente modulato e arricchito in funzione delle diverse necessità, sfruttando le strette relazioni che R1 può vantare con i propri partner tecnologici. Alle realtà – focalizzate sulla consulenza informatica, lo sviluppo, la gestione infrastrutturale, la sicurezza e il marketing digitale – si unisce R1 Property, una vera e propria finanziaria, indipendente dalle istituzioni bancarie, pensata una decina d’anni fa per venire incontro alle problematiche di investimento determinate da una crisi purtroppo ancora molto attuale per i consumatori professionali di informatica.

Giancarlo Stoppaccioli presidente di R1 Group – Giulio Morandini amministratore delegato di R1 Group e R1 Spa

«Un fattore di successo del Gruppo – racconta Giancarlo Stoppaccioli – è la solidità delle nostre aziende, che continuano a reinvestire gli utili per finanziare il loro capitale». Una misura di solidità economica è anche la capacità di ridurre il rischio di impresa attraverso una base di clienti molto ampia e diversificata. Il Gruppo ha superato la soglia dei 100 milioni di fatturato consolidato nel 2018, con un ulteriore aumento delle marginalità lorde. «Anche per questo possiamo permetterci di rimanere in Italia e di continuare ad assumere» – afferma Stoppaccioli. «Invece di delocalizzare i nostri servizi all’estero, preferiamo seguire l’espansione internazionale di alcuni dei nostri clienti e accompagnarli nel loro sviluppo sui nuovi mercati».

LAVORO DI SQUADRA

Il vero punto di forza del team – creato nel tempo da Stoppaccioli e da Giulio Morandini, amministratore delegato sia di R1 Group che di R1 Spa – resta il connubio tra preparazione tecnologica e fattore umano: due ingredienti che sono alla base del successo di R1 ma che non bastano a spiegarlo. «L’asset più importante rimane la capacità di operare sui clienti come un pool di aziende, ciascuna in grado di procurare nuove opportunità alle altre company. Ma com’è il futuro, visto da una base di partenza così solida? Stoppaccioli risponde che non intende certo rinunciare all’identità che R1 ha costruito in un quarto di secolo. «Vogliamo però continuare a far evolvere la nostra offerta sempre con nuove verticalizzazioni per anticipare la domanda del mercato». Il target preferenziale del Gruppo è l’impresa italiana medio-grande. R1 Group lavora per settori molto diversi: finance, assicurativo, trasporti, fashion, GDO. È molto presente anche nelle telco. Collabora con i principali brand mondiali della tecnologia per portare anche in Italia soluzioni e prodotti innovativi. «Molti CIO dei principali brand della tecnologia – sottolinea Stoppaccioli con comprensibile soddisfazione – tutte le volte che vengono in Italia non mancano mai di incontrarci. Ogni anno, seguiamo un fitto calendario di incontri specializzati anche all’estero».

UN PASSO AVANTI

Questa articolata rete di relazioni comporta una diversità di tematiche tecnologiche e di soluzioni che il personale tecnico di R1 Group deve conoscere e padroneggiare. Il lavoro di questi ultimi anni – spiega Stoppaccioli – è concentrato molto sul cloud ibrido e in particolare sulle infrastrutture iperconvergenti. «Siamo chiamati a fare molto anche in ambito cybersecurity e unified communication, che generano interessanti opportunità per Cyber-Bee nel primo caso e nel secondo per Eurome, le cui specializzazioni vertono anche sulla gestione e sulla diffusione di contenuti audiovisivi dinamici. Pensiamo ai sistemi di videoconferenza o alle control room realizzate dalla società. Oppure pensiamo a business intelligence e Big Data per l’impiego di gway». Lo sviluppo verticale di nuove specializzazioni – ribadisce anche Giulio Morandini, amministratore delegato di R1 Spa – è al centro della strategia del Gruppo, per rispondere puntualmente alle richieste del mercato. Per questo R1 è il digital partner che sta sempre un passo avanti rispetto alla normale offerta di integrazione tecnologica. «Su un punto, R1 cerca di non essere troppo verticale: nella scelta delle sue alleanze con i partner tecnologici. «Attraverso la collaborazione con tutti i principali brand, vogliamo che il mercato ci percepisca come specialista super partes. Il nostro obiettivo è offrire la soluzione più adatta alle esigenze del cliente».

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Giovanni Dell’Amura amministratore unico di gway

Il ruolo di registi dell’innovazione è sempre più critico nell’ambito della trasformazione digitale dell’impresa. «Oggi il segreto – osserva Morandini – è lavorare di anticipo. Data center, infrastruttura e attività afferenti come back-up o governance del dato sono il nostro focus e costituiscono il fondamento di ogni progettualità e delle soluzioni applicative realizzate dalle company del Gruppo». Il data center – continua inoltre Morandini – è una definizione che non riguarda più, come un tempo, l’infrastruttura di proprietà del cliente, la cosiddetta informatica “on premises”. Non a caso, il gruppo informatico che nella seconda metà degli anni 90 gettava le fondamenta del suo futuro successo sui server fisici e sulle reti locali, oggi sviluppa una significativa quota del suo volume d’affari sui sistemi iperconvergenti. «È un segmento in forte crescita e fino a pochi anni fa non esisteva neppure» – spiega Morandini. «Abbiamo iniziato a lavorarci quando questa tematica era ancora agli albori. Come tutte le soluzioni IT, è interessata da cambiamenti del mercato sempre più crescenti e veloci, che richiedono al Gruppo un frequente e rapido riadeguamento dell’offerta agli scenari che cambiano».

IL MEGLIO DELL’IPERCONVERGENZA

Quando si parla di iperconvergenza e cloud questi scenari di mercato mutano davvero nel giro di poco tempo. Secondo Morandini ci vuole una formidabile capacità di adattamento per offrire al cliente la soluzione più adeguata. «La nostra strategia, superando l’idea tradizionale di data center interno di proprietà, ha puntato tutto sulla virtualizzazione e sull’acquisizione di competenze rivolte in particolare alle architetture ibride. Un approccio che si è rivelato vincente. Anche dal punto di vista del cliente, che sa di poter essere validamente supportato qualunque sia la propria scelta infrastrutturale».

Una visione il più possibile agnostica – conclude Morandini – riguarda anche le scelte applicative della software factory del gruppo, gway – «che si occupa di valorizzazione del dato, IoT, mobility lavorando in tutti i principali ambienti di sviluppo enterprise, da Oracle a Microsoft fino al mondo open source». Indipendentemente dalla complessità, dalle dimensioni di un progetto, dalle aziende verticali chiamate a partecipare alla realizzazione, il cliente vede il gruppo tecnologico romano come un punto di riferimento coeso e affidabile. L’attenzione alla qualità dell’offerta traspare immediatamente dal racconto di Giovanni Dell’Amura, amministratore unico di gway, l’azienda del Gruppo specializzata in sviluppo applicativo e Governance dei sistemi in esercizio. Al suo interno, è strutturata a sua volta come una piccola azienda-rete. «Siamo organizzati per business unit» – spiega Dell’Amura. «Una si occupa dei servizi erogati, un’altra della system governance e un’altra ancora di consulenza direzionale e di processo. Ad arricchire la società c’è il Competence Center di Perugia» – la struttura che, sotto il controllo di gway ma a vantaggio di tutte le company del Gruppo, segue in modo specifico tutte le necessità di sviluppo applicativo.

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Giorgio Marinelli amministratore unico di Eurome

A PROVA DI FUTURO

«Nei progetti di gestione dei servizi IT per conto dei nostri clienti, in settori come il fashion, la GDO, il manifatturiero, l’energy e molti altri – continua Dell’Amura – la nostra azione va oltre la governance e la verifica dei flussi lavorativi, la corretta operatività e il rendimento h24 dei sistemi informativi, perché vogliamo porci come integratori anche dal punto di vista evolutivo. Siamo “future proof” per guidare il cliente nelle scelte tecnologiche più innovative e appetibili sul mercato». Il Competence Center di Perugia impegna una squadra di cinquanta esperti sotto la guida di Andrea Mignini che – insieme con Stefano Villari per la parte consulenziale e Giuseppe Barberio per la service governance – costituiscono il team di management capitanato da Dell’Amura.

All’interno del Centro, è forte la cultura dello sviluppo basato su piattaforma Oracle, di cui R1 è uno dei maggiori ISV italiani. Il centro di competenza è stato premiato Oracle Excellence Awards nel 2017 e nel 2019. «Ma non è – avverte Dell’Amura – la cultura dominante. Da anni, siamo per esempio un partner di rilievo della galassia Red Hat e siamo molto presenti nelle sue iniziative. A fine giungo, siamo rientrati da Praga, dove abbiamo partecipato all’EMEA Partner Conference». L’amministratore di gway conferma la particolare vocazione del suo team nel settore strategico della gestione del dato, dalle applicazioni di database più tradizionali fino ai fronti più avanzati della business intelligence, dell’analisi predittiva e della visualizzazione dell’informazione.

A dare ancora maggiore impulso all’azione della società, ci sono diversi tool che ha sviluppato internamente per mettere a servizio dei diversi progetti. Tra questi c’è la soluzione proprietaria Smart Service Management (SSM), la piattaforma di facility management che permette di gestire l’intera gamma dei servizi non-core (manutenzione, pulizie, ristorazione e così via) che automatizza tutti i singoli step, dalla gara alla fornitura. «La cura dei percorsi formativi delle persone all’interno di gway e del Competence Center è quasi maniacale» – afferma Dell’Amura. «Un’azienda come questa non può prescindere dall’obbligo della formazione permanente. Ci vincola il mercato per cui il termine “obsolescenza” ha una accelerazione tutta sua».

Luca Gabrielli amministratore unico di Cyber-Bee

CAPACITÀ DI ADATTAMENTO

La storia della stessa Eurome, che quindici anni fa è stata la seconda società a nascere dopo R1 Spa, rivela una grande capacità di adattamento ai cambiamenti subiti dalla tecnologia. «La mission storica – racconta Giorgio Marinelli, amministratore unico – consiste nell’offerta di informatica distribuita, o meglio di tutte le tecnologie che ruotano intorno alla postazione di lavoro». Partendo da questo nucleo iniziale – spiega Marinelli – l’offering si è evoluto in due direzioni. «Se la classica fornitura rappresenta ancora parte del core business, non potevamo rimanere insensibili verso le strategie di workplace optimization. Oggi, la postazione di lavoro va ben oltre il classico desktop. Gli end-point coinvolti sono sempre di più, soprattutto in ambito mobile (smartphone e tablet). Di conseguenza, aumentano i servizi che l’IT deve erogare, garantendo sempre un alto livello di produttività». Proprio per questo motivo, grazie al suo team, Eurome è in grado di fornire servizi a 360 gradi per snellire il lavoro, integrando anche soluzioni di dematerializzazione e firma elettronica avanzate. Oltre alle tecnologie mobile, è in continua crescita la possibilità di poter condividere ed elaborare contenuti da diversi punti di accesso. Per soddisfare questa esigenza, la società ha creato una struttura dedicata alle tecnologie di unified communication, nello specifico nei sistemi Audio/Video Pro, per attrezzare sale multimediali, sale conferenze, sistemi di Videoconferenza e per fornire arredi tecnici. La ricerca continua di soluzioni tecnologiche è ciò che contraddistingue Eurome, costantemente impegnata a soddisfare le necessità di un mercato in costante evoluzione.

LA TRASVERSALITÀ DELLA SICUREZZA

Se Eurome vanta una sorta di diritto di primogenitura tra le verticalizzazioni societarie del gruppo, Cyber-Bee, amministrata da Luca Gabrielli è l’iniziativa più recente. Anche se, molte delle risorse che la compongono lavorano da oltre dieci anni per R1. La trasversalità del tema cybersecurity e l’opportunità rappresentata dall’introduzione di normative come la GDPR hanno reso urgente la creazione di un’offerta specifica. «La sinergia di gruppo è comunque il nostro principale obiettivo» – afferma Gabrielli. «Lavoriamo su una offerta correlata per rivolgerci al mercato con una proposta quanto più possibile ricca di soluzioni, sempre sfruttando anche le nostre competenze interne». L’approccio di Cyber-Bee è studiare una serie di soluzioni ingegnerizzate, che possano andare incontro alle esigenze di aziende sempre più preoccupate dal moltiplicarsi di nuove modalità di attacco ai loro asset informativi.

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Andrea Insardi amministratore unico di Trice

Per adattarsi più facilmente agli attuali stili di implementazione delle strategie aziendali di sicurezza, Cyber-Bee si è strutturata in tre aree distinte. Sono stati così identificati il segmento dei servizi professionali e di consulenza, molto orientati alla valutazione delle vulnerabilità del cliente. Quello della formazione e dell’awareness, che mette al centro i rischi legati al fattore umano anche con veri e propri corsi di training specializzato per il personale dei clienti. «Una terza area – conclude Gabrielli – è quella dello scouting tecnologico, in continuità con il lavoro che R1 ha sempre svolto nel campo della sicurezza informatica. Accanto ai diversi brand blasonati, identifichiamo apposta anche soluzioni di nicchia, meno note ma più funzionali su alcuni aspetti specifici». Secondo l’amministratore, questo approccio consulenziale e progettuale sta cominciando a fare breccia sui clienti che si rivolgono a Cyber-Bee e a R1 non più – come poteva avvenire in passato – solo nella loro veste di fornitori di tecnologie. «La nostra missione è diventare un vero e proprio security advisor – ribadisce Gabrielli – e proprio per questo cerchiamo di accelerare un percorso di avvicinamento ai managed services per la sicurezza “gestita”, attraverso la costituzione di un Security Operation Center». Il futuro si presenta del resto roseo se nel primo anno di attività Cyber-Bee è già riuscita a far propria una sessantina di clienti diretti, con diversi progetti di governance e messa in sicurezza dei dati, vulnerability assessment e formazione. Sono lavori avviati in aziende di logistica, nonché nella pubblica amministrazione e nella sanità, un segmento, quest’ultimo, molto promettente per il business della security secondo Gabrielli. E soprattutto, se la società ha già fatturato più di tre milioni di euro, con la previsione per il 2019 di raddoppiare il risultato.

FAI CONOSCERE IL TUO E-BUSINESS

Trice è la società di R1 Group specializzata nella creazione di strategie digitali integrate, guidata da Andrea Insardi e impegnata sul fronte della comunicazione digitale e dell’e-business. «La mia nomina è recente» – riferisce l’amministratore unico di Trice. «La società è nata nel 2015 ed è entrata a far parte del Gruppo solo a dicembre 2018. Si occupa di brand awareness e digital marketing, comunicando attraverso tecnologie innovative e media digitali i valori e la mission dei brand. L’obiettivo è ottimizzare il posizionamento dei clienti nei mercati di riferimento per supportare le attività del business».

«Gestiamo i loro canali social e le relative campagne marketing, sviluppiamo siti istituzionali, app per le attività di e-commerce e naturalmente curiamo la visibilità sui motori di ricerca» – precisa Insardi. Sul piano organizzativo, l’azienda è strutturata in diverse Business Unit. Cinzia Mingiardi è responsabile dell’area strategica con forte verticalità sui social network. Insardi, oltre a svolgere una funzione di coordinamento generale, è il referente per lo sviluppo e il design di siti e applicazioni, l’ottimizzazione SEO e il mondo dell’intelligenza artificiale, declinato negli innovativi assistenti digitali (chatbot) basati sugli algoritmi di machine learning e sull’uso del linguaggio naturale.

I clienti di Trice appartengono a diversi settori che spaziano dalla PA alla GDO, passando anche per il mercato retail. Vogliamo andare sempre più a fondo delle esigenze di comunicazione dei clienti, anticipando i prossimi trend tecnologici su cui concentrarci» – spiega Insardi. «Oggi, per esempio, un terzo delle keyword su Google viene pronunciato a voce. L’uso delle tecnologie sta cambiando e noi intendiamo costruire nuove proposte per consentire ai clienti di cogliere tutte le opportunità». Che poi è l’obiettivo comune a tutte le aziende di un system integrator che, sulla sapiente regia delle sue diversificate competenze, ha costruito un successo fatto di solidità economica, forza della collaborazione e agilità dei processi.

Foto di Gabriele Sandrini